Corruzione in calo per le famiglie italiane, ma più accettata se serve a trovare lavoro a un figlio

I dati Istat. Diminuzione dal 2,7% al 1,3% delle richieste ricevute dalle famiglie. Nel corso della loro vita si stima che il 5,4% delle famiglie abbia ricevuto richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi. Il voto di scambio, una pratica ancora diffusa ma in diminuzione. Tra imprenditori e lavoratori autonomi cresce la percezione di richieste illecite

Corruzione in calo per le famiglie italiane, ma più accettata se serve a trovare lavoro a un figlio

Nell’ultima indagine “La corruzione in Italia” (2022-2023) di Istat si riscontra una diminuzione dal 2,7% al 1,3% delle richieste ricevute dalle famiglie nel triennio precedente l’intervista rispetto all’edizione del 2015-2016; i cali più consistenti riguardano i settori lavoro, uffici pubblici, sanità e giustizia.

Nel corso della loro vita si stima che il 5,4% delle famiglie abbia ricevuto richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi; le richieste più frequenti al Centro (6,8%), meno nelle Isole (3,6%). Diminuisce anche la quota di chi conosce persone che hanno avuto esperienze di corruzione: dal 13,1% (2015-2016) all’8,3% (2022-2023).
Le situazioni sono esplorate da Istat in otto settori chiave: sanità, assistenza, istruzione, lavoro, uffici pubblici, giustizia, forze dell’ordine, public utilities, tenendo conto dell’effettivo contatto dei rispondenti con i servizi e/o le figure rilevanti per ciascun settore specifico.

Un milione e 200 mila famiglie coinvolte

Si stima che sia il 5,4% la quota di famiglie in cui almeno un componente abbia ricevuto nel corso della vita richieste di denaro, favori, regali o altro per ottenere agevolazioni o servizi; la quota è dell’1,3% se si considerano gli ultimi tre anni precedenti l’intervista come arco di tempo in cui è avvenuta la richiesta e lo 0,5% se si prendono a riferimento gli ultimi 12 mesi.
“Pressoché tutte le famiglie hanno avuto necessità di ricorrere ad alcuni uffici per soddisfare uno specifico bisogno – afferma l’Istat -: è questo il caso del settore dell’istruzione (promozioni scolastiche, esami di maturità o universitari, dottorati di ricerca, scuole di specializzazione), dell’ambito sanitario (visite mediche, accertamenti diagnostici, ricoveri o interventi chirurgici), delle public utilities (allacci, volture o riparazioni per l’energia elettrica, il gas, l’acqua o la rete telefonica), dei vari uffici pubblici (uffici del comune, della regione, vigili del fuoco, ASL, agenzia delle entrate, motorizzazione, ecc.) o anche per la ricerca del lavoro, promozioni o trasferimenti in ambito lavorativo”.
Più raramente ci si rivolge alle forze dell’ordine (20% delle famiglie), si è parte in causa in un processo civile, in un processo penale o in una causa di tipo amministrativo (16,5%) o si richiedono servizi assistenziali, come sussidi economici, alloggi sociali o popolari, pensioni di invalidità, assegni di accompagnamento o altri benefici assistenziali (10,5%).

Corruzione in diminuzione negli ultimi tre anni

Tra le famiglie che si sono rivolte alla sanità nel corso della loro vita (21 milioni 950 mila), l’1,3% (circa 295 mila) ha avuto richieste di denaro, regali o altro per ottenere o velocizzare il servizio o per ricevere assistenza. In ambito lavorativo ciò è capitato allo 0,8% delle famiglie (circa 179 mila); per essere agevolati nel settore dell’istruzione allo 0,7% delle famiglie (circa 164 mila), mentre una percentuale più bassa riguarda l’ambito delle public utilities: è pari allo 0,4% (circa 87 mila) la quota di famiglie che al momento della domanda di allacci, volture o riparazioni per l’energia elettrica, il gas, l’acqua o il telefono ha avuto richieste di pagamenti in qualsiasi forma per ottenere o velocizzare i servizi. Invece il 2% (circa 427 mila famiglie) ha avuto richieste di denaro o regali rivolgendosi ad uffici pubblici.

Nel settore della giustizia il 4,8% delle famiglie (circa 175mila su 3milioni 643mila) ha avuto una richiesta di denaro, regali o favori da parte di un giudice, un pubblico ministero, un cancelliere, un avvocato, un testimone o altri. In particolare, il 2,9% ha avuto simili richieste in occasioni di cause di tipo amministrativo e l’1,8% per cause civili.

Per i benefici assistenziali, in caso di domanda di contributi, sussidi, alloggi sociali o popolari, pensioni di invalidità, la richiesta di denaro, favori o regali ha coinvolto il 2,7% delle famiglie (62 mila su circa 2 milioni 335 mila). Mentre è lo 0,4% delle famiglie che, rivolgendosi alle forze dell’ordine nel corso della vita, ha avuto richieste più o meno esplicite di denaro, regali o altro per avere facilitazioni, ottenere ciò di cui avevano bisogno o per avere un occhio di riguardo (circa 16 mila su 4 milioni 426 mila).

La graduatoria dei settori per i quali le famiglie hanno dichiarato richieste “improprie” nel corso della vita si modifica nei tre anni precedenti l’Indagine solo per il settore dell’assistenza che si colloca al primo posto (1,4%).

Il confronto tra il dato dei tre anni precedenti l’intervista, anni 2020-2023 (considerando che la rilevazione è stata effettuata tra il 2022 e il 2023) con gli anni 2013-2016, relativi all’indagine precedente (rilevazione effettuata tra il 2015 e il 2016) evidenzia una diminuzione netta del fenomeno: si va dal 2,7% delle famiglie che hanno subito almeno una richiesta di denaro, regali o altro, all’1,3% per gli ultimi tre anni. Il dato è sicuramente condizionato dalla pandemia da Covid-19 che tra il 2020 e il 2021 può avere alterato anche il ricorso stesso ad alcuni servizi.

L’unico settore in cui la corruzione non appare in calo è quello assistenziale, rimasto stabile al valore di 1,4% (circa 33mila famiglie). Al contrario, la diminuzione, statisticamente significativa, è più ampia in ambito lavorativo e per le richieste negli uffici pubblici. Si sono dimezzate le richieste in ambito sanitario e sono un quarto di meno nel settore giustizia.

La maggior parte delle famiglie che ha ricevuto richieste di denaro o altro per ottenere facilitazioni, ha ricevuto una sola richiesta nel corso della vita (circa il 59%, 709mila), il 20,3% due e l’8,6% tre o più, mentre il 12% ha preferito non rispondere o ha dichiarato di non ricordare. Nel settore dell’istruzione, lavoro, uffici pubblici e public utilities è maggiore la frequenza di subire più volte le richieste di denaro o altro.

Richieste in più ambiti per il 15% delle famiglie

Afferma l’Istat: “Sebbene le esperienze di corruzione non siano particolarmente diffuse, nel momento in cui si è vittime non solo si ha una probabilità maggiore di subire episodi multipli nell’ambito dello stesso settore (la cosiddetta multi-vittimizzazione), ma ciò può accadere anche nell’ambito di diversi settori”.
Questo fenomeno, che si definisce pluri-vittimizzazione, colpisce circa il 15% delle famiglie (183.332) che hanno esperito episodi corruttivi: al 13% delle famiglie è capitato in due settori, allo 1,8% in tre settori e allo 0,4% in quattro o più. Questa realtà è più diffusa al Sud e nelle Isole, circa il 20% per entrambe le ripartizioni.
Le richieste di denaro o altro in cambio di favori ricevute nel corso della vita, sono state maggiormente segnalate dalle famiglie residenti al Centro (6,8%) e meno nelle Isole (3,6%). Ma, a seconda dei settori considerati, varia la propensione a subirla: per il settore giustizia ad esempio risalta il Sud (6,7%).

A livello regionale emerge il Lazio (10,4%), segue la Basilicata (7,1%); sono di poco sopra la media la Campania (6,6%) e l’Emilia Romagna (6,7%). Un’altra dimensione da tenere presente è legata alle caratteristiche del comune di residenza. Le famiglie che vivono nei centri delle aree metropolitane hanno subito maggiori richieste di denaro o altro in cambio di favori, beni o servizi (8,3%), seguite da chi vive nelle periferie delle aree metropolitane (7,2%); percentuali minori riguardano le famiglie che abitano nei piccoli comuni e nei centri con più di 50 mila abitanti.
“Se si considera il livello di istruzione come una buona proxy dello status socio-economico, il 6,5% delle famiglie che, nel corso della vita, ha ricevuto almeno una richiesta di denaro, favori o regali ha almeno un componente con titolo di studio elevato, contro il 4,8% delle famiglie senza componenti con titolo di studio elevato, con l’eccezione per il settore dell’assistenza, con cui entrano in contatto famiglie meno abbienti – rileva l’Istat -. Il dato ha una tendenza analoga se si considera la posizione nella professione: sono il 6,9% le famiglie che hanno almeno un componente con condizione professionale elevata (dirigenti, quadri, imprenditori e liberi professionisti) e che hanno ricevuto proposte di dare denaro, regali o altro, contro il 5,1% delle altre professioni. Unico settore in controtendenza è quello afferente alla giustizia, dove la situazione si inverte: hanno ricevuto più richieste le famiglie con posizioni professionali meno elevate (5,2%) rispetto a quelle a quelle con imprenditori, liberi professionisti, dirigenti e quadri”.

Richiesta diretta dell’interessato a circa 94 mila famiglie

Alle famiglie che hanno subito episodi di corruzione nei tre anni precedenti l’intervista (circa 29 7mila) sono state poste domande di approfondimento sulla dinamica dell’ultimo evento, vissuto in prima persona dall’intervistato o da altri componenti della famiglia.

Nella maggior parte dei casi di corruzione c’è stata una richiesta esplicita da parte del diretto interessato (la stima è pari al 31,5%, circa 94 mila famiglie) o questi lo ha fatto capire (33%); segue la richiesta da parte di un intermediario (22,6%). In altri casi le famiglie riportano che non vi è stata una vera e propria richiesta dal momento che “si sa che funziona così” (8,1%), mentre in un residuale 2,1% è il cittadino ad avere offerto di propria iniziativa denaro o regali. Tuttavia, a questa domanda il 4,4% degli intervistati si è rifiutato di rispondere e il 4,3% ha detto di non ricordare o di non sapere come si fosse svolto il fatto. La richiesta da parte di intermediari è più frequente in sanità (29,6%), mentre nel settore degli uffici pubblici si è esposto il diretto interessato che lo ha fatto capire (41,3%).

Il denaro è il tipo di richiesta più frequente alle famiglie (66,4%), segue lo scambio di un favore (9,4%) e un regalo nell’8,9% dei casi (al Sud 15,2%). Residuali un trattamento privilegiato (1,8%) e una prestazione sessuale (1,6%). Al 4,8% delle famiglie, infine, sono stati chiesti altri beni.
Alcune domande sulla dinamica corruttiva, accaduta nei tre anni, sono state poste solo agli intervistati che hanno riportato i casi di corruzione vissuti da loro in prima persona (221 mila). Si tratta ad esempio dei quesiti inerenti il pagamento richiesto, il suo ammontare, l’utilità dello scambio corruttivo, un nuovo eventuale pagamento in cambio di servizi e le motivazioni della non denuncia.
Il 37,1% delle famiglie ha risposto alla richiesta con denaro o regali (oltre la metà dei casi al di sotto dei 500 euro). In ambito sanitario, la quota di chi acconsente alla richiesta sale al 46%.
Ma, tra le famiglie che hanno corrisposto alla richiesta (circa 82 mila) quanto è stata utile la “transazione” per ottenere il servizio? A questa domanda le famiglie hanno risposto affermativamente nel 77,4% dei casi (circa 63.500). Circa tre quarti delle persone che dichiarano l’utilità di avere pagato o fatto regali in cambio di beni o servizi o agevolazioni hanno dichiarato che lo rifarebbero.

Denunciare la corruzione è un fenomeno raro, lo ha fatto, nel corso degli ultimi tre anni, il 2% delle famiglie cui è stato chiesto denaro, regali o altro ed è elevata la quota di chi non risponde o non sa se sia stato denunciato l’episodio (10%). I motivi della non denuncia sono stati chiesti solo ai rispondenti che hanno riportato in prima persona l’evento subito e che non hanno denunciato (circa 216 mila).
Prevale la consuetudine della pratica per raggiungere i propri obiettivi (29,3%) e l’utilità del vantaggio avuto a seguito della transazione corruttiva (19,4%), motivi questi due riportati soprattutto da chi ha esperito la corruzione in ambito sanitario. A seguire il 17,7% ritiene inutile denunciare, il 13,7% ha risolto in altro modo e ha preferito lasciar perdere, altri invece asseriscono che non essendo una richiesta esplicita e in assenza di prove le forze dell’ordine non potevano fare nulla (9,3%) e un 3,7% ha asserito di non sapere a chi avrebbe potuto denunciare.

L’8,3% dei cittadini conoscono persone coinvolte in richieste di denaro o favori

È pari all’8,3% (3milioni 643 mila su circa 44 milioni di persone di 18-80 anni) la percentuale di persone che conoscono qualcuno - parenti, amici, colleghi o vicini - a cui è stato richiesto denaro, favori o regali per ottenere agevolazioni nei diversi ambiti qui considerati, dato anche questo in diminuzione (-36,6%) rispetto all’Indagine precedente (2015-2016), quando si attestava al 13,1%.
La situazione varia a seconda del settore coinvolto: dal 4,6% per il settore del lavoro al valore minimo per le forze dell’ordine e le public utilities (rispettivamente 1,0%). Tra le due indagini sono statisticamente significative le diminuzioni soprattutto per il settore sanità (-64,4%), assistenza (-52,2%), lavoro (-35,2%) e public utilities.

Sono gli abitanti dei comuni tra 10 mila e 50 mila abitanti (11,3%) e i cittadini del Sud (12,1%) che in misura maggiore segnalano di conoscere persone a cui sono state fatte richieste di denaro o altro in cambio di favori, un dato comunque in diminuzione quest’ultimo rispetto al 19,7% del 2015-2016.
La variabilità tra le regioni è elevata, con picchi in Campania (13,6%), Puglia (13,0%), Piemonte (12,5%) e Sardegna (12,4%) e valori sotto la media per il Friuli Venezia Giulia (3,1%) e le Provincie Autonome di Trento (3,7%) e Bolzano/Bozen (0,2%).

“La conoscenza di persone a cui è capitato di ricevere richieste di denaro o altro per ottenere agevolazioni o servizi è associata alla propria esperienza diretta: i cittadini che hanno vissuto in prima persona le richieste di ‘corruzione’ conoscono altri a cui è accaduto nel 37,5% dei casi, mentre nel caso in cui non si sia stati coinvolti direttamente la conoscenza di altre persone a cui è accaduto si riduce al 6,8%”.

Il voto di scambio, una pratica ancora diffusa ma in diminuzione

Afferma l’Istat: “Nel nostro Codice penale il voto di scambio è classificato fra i reati contro l’ordine pubblico con la denominazione di ‘scambio elettorale politico-mafioso’ (art. 416ter del Codice Penale). Pur con una diversa classificazione giuridica rispetto alla corruzione - che è un reato contro la P.A. - il voto di scambio ne condivide, per alcuni aspetti, la fenomenologia. In questo caso il pactum sceleris avviene fra un elettore e un politico, o un suo intermediario, che trasformano in oggetto di scambio quel voto che secondo la nostra Costituzione (art. 48) dovrebbe essere ‘eguale, libero e segreto’”.

Si stima che ad oltre 1 milione 166 mila cittadini (il 2,7% della popolazione fra i 18 e gli 80 anni) siano stati offerti denaro, favori o regali per avere il loro voto alle elezioni amministrative, politiche o europee; tale quota di cittadini era pari al 3,7% nel 2015-2016. Il voto di scambio è più frequente in caso di elezioni amministrative (1,9% dei cittadini nel 2022-2023) e meno per le elezioni politiche ed europee (0,9%). I picchi più alti sono al Sud (4,2%) e nel Centro (3,6%), sebbene sia proprio il Sud a segnalare una forte diminuzione (da 6,7% a 4,2%).

In cambio del voto sono stati offerti o promessi soprattutto favori o trattamenti privilegiati (29,3%), beni di valore minore, come pranzi, cene o buoni alimentari o di benzina (20%), nomine o posti di lavoro (19,6%), denaro (11,5%) e regali (9,8%).
La richiesta del voto in cambio di agevolazioni o altro, è più frequente tra chi ha avuto anche richieste di “corruzione”: la percentuale raggiunge il 17,4% rispetto al valore medio del 2,7%.
L’indagine rileva anche l’esperienza indiretta del voto di scambio. Il 3,8% degli italiani tra i 18 e gli 80 anni di età dichiara di conoscere personalmente qualcuno - parenti, amici, colleghi, vicini - a cui è stato offerto qualcosa in cambio del voto in qualche tornata elettorale. Un dato questo che si è più che dimezzato (-54,2%) rispetto alla rilevazione precedente. Anche in questo caso il primato spetta a Sud (7%) e Isole (4,9%), entrambe le ripartizioni con una diminuzione rispettivamente di circa 9 e 10 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente.

Tra imprenditori e lavoratori autonomi cresce la percezione di richieste illecite

Secondo il 38,5% degli imprenditori, liberi professionisti e lavoratori in proprio (circa 2 milioni e 900 mila nel 2022-2023) capita di essere obbligati (sempre o spesso) a pagare per ottenere licenze e concessioni o contratti con la P.A., permessi per l’import e l’export, oppure per agevolare pratiche fiscali o velocizzare procedure giudiziarie. La percezione della diffusione della corruzione risulta, dunque, in crescita rispetto a quella, già rilevante, stimata nell’Indagine precedente (32,4%).

Gli imprenditori e i lavoratori autonomi intervistati che presentano una maggiore percezione della diffusione della corruzione sono quelli che lavorano nell’ambito dell’industria e delle attività

manifatturiere, il 71,5% dei quali (circa 986 mila) ritiene che si sia obbligati a pagare sempre o spesso per almeno uno dei servizi o facilitazioni citati. Seguono coloro che svolgono le proprie attività nei settori delle costruzioni (circa 516mila) e dell’agricoltura, caccia e pesca (circa 361 mila). È, invece, il settore delle intermediazioni monetarie e finanziarie quello in cui meno intervistati dichiarano che si è costretti a pagare sempre o spesso per i servizi o i favori citati (circa 29 mila).

Secondo i lavoratori autonomi risulta di particolare rilevanza la percezione relativa all’ambito dei contratti con la PA, per i quali per oltre un rispondente su quattro (il 25,2%, circa 1milione e 897 mila) dichiara che in genere si è obbligati a pagare sempre o spesso. Riguardo l’agevolazione di pratiche fiscali e l’ottenimento di licenze o concessioni, ci si attesta rispettivamente al 16,2% e al 15,4%. La corruzione percepita come meno diffusa è quella attinente le procedure giudiziarie e i permessi per l’import e l’export.

Corruzione più accettata se serve a trovare lavoro a un figlio

Nel 2022-2023 sono stati introdotti dei quesiti volti a rilevare la tolleranza verso il fenomeno della corruzione, rivolto ai rispondenti che non hanno ricevuto alcuna richiesta di denaro, regali o altre utilità per ottenere agevolazioni o servizi.
Alle persone non esposte direttamente a episodi corruttivi è stato chiesto se ritenessero accettabili (o almeno in alcune circostanze) comportamenti legati a dinamiche simili o assimilabili a quelle corruttive. In particolare, è ritenuto accettabile che un genitore offra o accetti di pagare per trovare lavoro a un figlio da circa 8 milioni e 695 mila cittadini (il 20,1% dei cittadini di 18-80 anni; per il 7,4% è sempre accettabile, per il 12,7% solo in alcune circostanze), mentre farsi raccomandare da familiari o amici per essere assunto è ritenuto accettabile per il 15,9%. Solo il 4,5% (1 milione 947 mila) dei cittadini ritiene, invece, accettabile ottenere regali, favori o denaro in cambio del proprio voto alle elezioni.

“La vicinanza a fenomeni di scambio illegale favorisce l’accettazione di comportamenti illeciti – afferma l’Istat -. La quota di persone che esprimono tolleranza è più alta tra coloro che hanno dichiarato di conoscere qualcuno a cui è stato richiesto di fornire denaro o altro in cambio di beni o servizi. Questa maggiore indulgenza riguarda particolarmente i comportamenti collegati all’ottenimento di un impiego per sé (il 24,2% lo ritiene accettabile, almeno in alcune circostanze) o per un proprio figlio (28,7%)”.

La tolleranza viene espressa, invece, in quota minore tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi che personalmente non hanno ricevuto alcuna richiesta, in particolare la raccomandazione da parte di familiari o amici per essere assunto è ritenuta accettabile solo dall’11,8%; che un genitore offra denaro per trovare lavoro a un figlio dal 17,3%; cercare di ottenere benefici assistenziali cui non si avrebbe diritto dal 4,3%; offrire denaro a figure professionali dal 3,7% e ottenere regali, favori o denaro in cambio del proprio voto dal 3,3%.
La tolleranza espressa varia in qualche misura a seconda del contesto, e risulta più frequente per chi vive in comuni centro di aree metropolitane (offrire denaro è accettabile per il 12% dei cittadini, farsi raccomandare per il 21,4%, ottenere benefici assistenziali senza diritto per l’11%, pagare per trovare lavoro a un figlio per il 24,1% e ottenere qualcosa in cambio del proprio voto per il 9,5%). Nelle regioni del Centro, che sono anche quelle che soffrono la maggiore prevalenza del fenomeno, si evidenzia una tolleranza superiore rispetto all’offrire denaro (11,1%), ottenere benefici assistenziali senza diritto (10,7%) e ottenere qualcosa in cambio del proprio voto (9,3%), mentre riguardo il farsi raccomandare, oltre che al Centro (17,6%), la tolleranza risulta più diffusa al Nord-ovest (17,6%), e riguardo il pagare per trovare lavoro a un figlio al Sud (23,4%).

Combattere la corruzione denunciando, favorevole oltre il 90% dei cittadini

Oltre il 90% dei cittadini si dichiara molto o abbastanza d’accordo con le affermazioni “tutti dovremmo combattere la corruzione denunciando i casi di cui si viene a conoscenza” (90,7%, 39 milioni e 300 mila) e “la corruzione è un danno per la società” (92,4%, circa 40 milioni). L’accordo tuttavia risulta meno diffuso tra le persone meno istruite e tra quelle che risiedono al Sud (rispettivamente 85,8% e 86,8%) e nelle Isole (rispettivamente 87,6% e 91,0%).

Concordano con l’affermazione che la corruzione fa aumentare i costi che i cittadini devono pagare per i servizi (77,1%) soprattutto i cittadini del Nord-ovest (83,0%), meno quelli del Nord-est (71,1%).
Sono d’accordo più i laureati (87%) e coloro che hanno dichiarato di conoscere persone cui sono state fatte richieste per ottenere beni o servizi (84,2%), meno concordi imprenditori e lavoratori autonomi (70,5%).

Le persone che si dicono molto o abbastanza d’accordo con l’affermazione “Denunciare fatti di corruzione è pericoloso” sono il 63,4%; sia tra le persone che conoscono qualcuno cui sono state fatte richieste sia tra gli imprenditori e i liberi professionisti questa percentuale è sensibilmente maggiore, rispettivamente il 74,5% e il 75,7%.
Meno diffuso è invece l’accordo rispetto all’affermazione per cui “la corruzione riguarda solo le grandi imprese e i politici” (31,8% molto o abbastanza d’accordo), percentuale che supera il 35% per il Nord-ovest e il Centro, diminuisce al 25% circa per il Nord-est e tra gli under 34enni (29,2%). Anche l’“inevitabilità” della corruzione è un’opinione meno diffusa: il 29,4% dei cittadini ritiene che la corruzione sia naturale e inevitabile, sebbene questa percentuale raggiunga il 38,6% al Centro e soprattutto sia più elevata (51,3%) tra quelli che conoscono personalmente chi ha vissuto episodi di corruzione.

L’accordo circa l’affermazione “denunciare i fatti di corruzione è inutile” è ancora minore (23,1% dei cittadini), con quote maggiori per chi ha un titolo di studio medio basso (26,1% tra chi ha la licenza media e 28,2% licenza elementare o nessun titolo di studio). Anche in questo caso esistono differenze territoriali: risulta più elevata nel Sud (29,5%) e nel Centro (26,7%).

Ma qual è l’opinione su chi denuncia episodi di corruzione? Le opinioni sono decisamente positive per il 95,7% dei cittadini, solo il 3,1% ha indicato definizioni connotate negativamente, con quote maggiori al Sud (5%) e al Centro (4,1%). Il 56,5% definirebbe chi denuncia episodi di corruzione una persona onesta, il 22,3% una persona coraggiosa, il 10,3% una persona responsabile e una persona integra il 6,6%. L’onestà è dunque la prima caratteristica indicata, ma il coraggio assume una rilevanza particolare in alcuni sottogruppi: tra gli imprenditori e i liberi professionisti la definizione di persona coraggiosa è scelta dal 32,9%, mentre tra chi conosce persone che hanno ricevuto richieste di corruzione è scelta dal 29,3%.

Le opinioni negative sono residuali: chi denuncia episodi di corruzione viene definito una “persona intransigente” dall’1,3%, una spia (0,6%), una persona vendicativa (0,5%), una persona stupida ed ingenua (0,5%), un traditore (0,2%).

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)