Coronavirus. Ornella Favero, Conferenza volontariato giustizia: "Subito provvedimenti per gestire i detenuti"
L’emergenza Coronavirus ha travolto il mondo del carcere. Al primo allarme di contagio sono state sospese le attività dei volontari che quotidianamente entrano nei luoghi di detenzione e le visite ai detenuti. Il punto di vista di Ornella Favero, direttrice di Ristretti orizzonti e presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia.
L’emergenza Coronavirus ha travolto il mondo del carcere. Al primo allarme di contagio sono state sospese le attività dei volontari che quotidianamente entrano nei luoghi di detenzione e le visite ai detenuti.
«Una scelta disastrosa - spiega Ornella Favero, presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia e direttore del giornale Ristretti orizzonti che ha la redazione all'interno della casa di reclusione di Padova - Noi non possiamo entrare e i detenuti mi mandano notizie via mail, ma si sa poco. A livello nazionale c’è un disastro: se come unica soluzione a una situazione così allarmante chiudi al volontariato e ai familiari, succede che chiudi a tutti quelli che sono in grado di fare un minimo di mediazione. Immagina di essere chiuso, di non poter più parlare coi tuoi figli, né vederli. Non hai relazioni con i volontari che possono farti mantenere i rapporti con la famiglia: questa scelta è la più facile, ma è la più pericolosa e inutile».
«C’è poco da richiamare alla ragionevolezza perché le persone sono solo spaventate, arrabbiate, hanno paura - spiega Ornella Favero - Hanno detto che si potranno fare più telefonate, ma c’è chi non ha un soldo e allora chiediamo che come minimo ci sia un fondo per chi non ha risorse. Noi chiediamo un'unità di crisi in ogni carcere che coinvolga anche il volontariato e non solo gli operatori. Siamo disponibili anche a un’azione di mediazione».
Riguardo alle necessità dei più poveri fra le persone detenute che non hanno denaro neppure per una telefonata di rassicurazione ai familiari, nei giorni scorsi a Padova la Diocesi ha donato una cinquantina di tessere telefoniche da distribuire tra chi non ha risorse alla casa circondariale.
Una risposta concreta per far fronte all'emergenza in atto nei penitenziari sembra quella dei domiciliari: «Ci sono 61 mila detenuti a fronte di meno di 50 mila posti disponibili. Dovrebbero immediatamente mandare in detenzione domiciliare quei 17 mila che hanno ancora da scontare pochi mesi. Con un po’ di spazio in più le persone si vedrebbero garantire almeno misure di igiene leggermente migliori».