Caso Saman: “fatwa” dell’Ucoii contro i matrimoni forzati nell’Islam. “Tutte le donne hanno diritto di avere l’ultima parola”
“Nessun tipo di imposizione può essere usata in fatto di matrimonio” e “i contratti di matrimonio forzati non hanno alcuna validità”. È il “cuore” della “fatwa” (parere religioso) formulata ed emessa dall’Unione delle Comunità islamiche in Italia in concerto con la Commissione per la fatwa dell’Associazione italiana degli Imam e delle Guide religiose.
La “Fatwa” era stata annunciata dall’Ucoii qualche giorno fa, a seguito del caso della ragazza diciottenne pakistana, scomparsa da oltre un mese e secondo gli inquirenti uccisa perché non voleva contrarre matrimonio con un ragazzo imposto dai genitori. L’Ucoii spiega che la fatwa “nasce dalla volontà di ribadire e sensibilizzare su una pratica tribale che non può trovare alcuna giustificazione religiosa, per rafforzare l’impegno delle comunità nel contrasto e nella prevenzione di atti tribali che oltre essere contrari all’ordinamento giuridico del nostro Paese, vanno in pieno contrasto anche con la dottrina islamica”. Il “parere religioso” emesso dai leader musulmani parte da un episodio che fa parte della tradizione profetica e narra di una giovane che si recò dal Profeta Muhammad per denunciare il padre che voleva darla in sposa al cugino. In quell’occasione il Profeta Muhammad lasciò a lei l’ultima decisione. “La sua azione di denuncia al Profeta Muhammad – si legge nella fatwa – non era altro, come riporta lei stessa nel hadith, che un modo per mostrare a tutte le donne il loro diritto nell’avere l’ultima parola decisiva e che non ci potesse essere nessuna imposizione”.
Nel loro parere, le guide religiose musulmane ribadiscono “la libertà della donna nella scelta del proprio marito” e riguardo al matrimonio, affermano: “È una relazione di vita fondamentale tra due parti, uomo e donna, che si legano con una prospettiva duratura e che ha come essenza l’esigenza (اإليجاب) e l’accettazione (القبول) dei coniugi, e che dovrebbe persistere e resistere nelle gioie e nelle difficoltà; pertanto, una relazione di questo tipo non può che basarsi su un consenso libero e volontario senza coercizione o costrizione”. La fatwa si conclude quindi con un invito: “Raccomandiamo a tutti i musulmani di attenersi agli insegnamenti religiosi e non confonderli con le usanze e tradizioni tribali e locali di certe popolazioni”.