Carenza di medici negli ospedali, "perché non far lavorare i professionisti stranieri già in Italia?"

L’appello al presidente Mattarella di Amsi: sono circa 77 mila, tra questi 38 mila sono infermieri e 22 mila medici. Il presidente Aodi: “Stufi di essere ignorati, vogliamo dare il nostro contributo ed essere riconosciuti”

Carenza di medici negli ospedali, "perché non far lavorare i professionisti stranieri già in Italia?"

Secondo gli esperti siamo all’inizio della quarta ondata di pandemia da Coronavirus. I contagi sono in risalita in tutta Italia e alcune regioni presentano già numeri da zona gialla. A preoccupare è la tenuta del servizio sanitario nazionale, particolarmente gravato (anche in forza dell’emergenza sanitaria) da una strutturale carenza di medici e infermieri a disposizone. Mancano i medici di base, mancano gli operatori del pronto soccorso, mancano i professionisti. In alcune regioni, come il Lazio, si sta pensando a incentivare l’arrivo di persone dall’estero. In particolare, l’assessore Alessandro D’Amato ha parlato di turnover sempre più difficile e della possibilità di andare a prendere personale in altri luoghi, come fatto da altri Paesi. 

Nel nostro paese però professionisti già formati ci sono: un esercito invisibile di medici e infermieri stranieri, in alcuni casi nati e cresciuti in Italia, ma senza cittadinanza. E, dunque, impossibilitati a partecipare ai bandi pubblici degli ospedali. Secondo le stime di Amsi (Associazione medici stranieri in Italia) sono circa 77 mila, tra questi 38 mila sono infermieri e 22 mila medici. 

“Nonostante la carenza di medici, la recrudescenza della pandemia e la fuga costante dei medici italiani verso l’estero, non vengono coinvolti i medici stranieri in Italia né viene attuano l'articolo 13 del Decreto Cura Italia, interpretato da molte regioni per inserire chi viene da fuori e non chi è già qui con permesso di soggiorno - sottolinea Foad Aodi, presidente di Amsi -. Sappiamo che nel nostro paese servono medici specialisti: anestesisti, medici in emergenza per lavorare al pronto soccorso, medici di base, pneumologi, chirurghi. La situazione è grave ed è peggiorata con l’emergenza sanitaria. Noi chiediamo da almeno dieci anni di guardare ai professionisti che in Italia sono già, ma la politica non ci ascolta. Deve essere data la possibilità a chi ha una laurea in Italia o ha fatto il riconoscimento del titolo a partecipare ai bandi pubblici”. 

In particolare, secondo Amsi, negli ultimi anni un numero alto di professionisti sono arrivati dall’Est Europa ma non avendo ancora la cittadinanza italiana sono costretti a lavorare nel settore privato. “Per noi chi ha lavorato regolarmente negli ultimi 5 anni in Italia dovrebbe avere la possibilità di fare i concorsi pubblici per le professioni sanitarie - aggiunge Aodi - Siamo stufi di accettare ambiguità, disuguaglianze, discriminazioni. Anche perché in questo discorso ci perdiamo tutti: ci perdono i medici e i pazienti, ci perde il nostro sistema sanitario”. 

Aodi ricorda che tra i 300 medici morti durante l’emergenza di Covid-19 18 erano stranieri. “Abbiamo fatto il nostro dovere, ci sentiamo italiani, ma siamo delusi da questa mancanza di riconoscimento. Il ministro Speranza non ci ascolta, la politica intera non ci ascolta - conclude Aodi -. Per questo faccio appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perché dobbiamo far venire medici da fuori quando ci sono professionisti bravissimi già qui?”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)