Caporalato. Chiusa l’indagine della Camera: “Bene repressione, ma non su prevenzione”
Le Commissioni riunite Lavoro e Agricoltura hanno approvato il documento conclusivo dell’iter avviato nel 2018. Evidenziate le lacune nell’applicazione della legge 199/2016. Dai trasporti, agli alloggi, dalla condizionalità sociale nella Pac all’impiego dei droni per i controlli, ecco i nodi da sciogliere e le proposte
La legge contro il caporalato è adeguata ed efficace sul piano repressivo, ma largamente inattuata dal punto di vista della prevenzione: occorre investire sulla Rete del lavoro agricolo di qualità, adottare soluzioni normative dirette a vietare le aste a doppio ribasso e a sostenere le filiere etiche, intervenire su incontro tra domanda e offerta di lavoro, trasporti e soluzioni abitative e infine potenziare i controlli sul campo, anche con l’utilizzo di droni. Sono queste alcune delle indicazioni contenute nelle conclusioni del documento approvato nella seduta del 12 maggio 2021 dalle Commissioni riunite XI (Lavoro pubblico e privato) e XIII (Agricoltura) della Camera dei deputati a termine dell’indagine conoscitiva sul fenomeno del caporalato in agricoltura.
Secondo quanto si legge nel testo, le operazioni di contrasto al caporalato “hanno dimostrato in modo inequivocabile che l’impianto normativo delineato dalla legge n. 199 del 2016, sul piano repressivo, è adeguato ed efficace”. Tuttavia, il testo risulta “largamente inattuato, relativamente alla parte preventiva, presentando alcuni aspetti problematici”.
Per questo, il documento chiede di avviare una “seria riflessione circa la necessità di modifiche legislative per dotarsi di norme più adeguate per gestire in modo ordinato e continuativo le modalità di ingresso di lavoratori stranieri per ragioni di lavoro nel nostro Paese (data anche l’inefficienza oramai dimostrata del « decreto flussi »)”.
Sebbene le audizioni condotte dalle Commissioni nel 2019 oggi risultino un po’ datate, la situazione non sembra essere molto diversa. E tra i punti critici evidenziati dai lavori, emerge ancora una volta la necessità di potenziare la “Rete del lavoro agricolo di qualità” istituita proprio dalla legge 199 del 2016. “L’effettiva articolazione territoriale della Rete è condizione indispensabile per assicurare servizi più efficienti ai lavoratori e alle imprese, quali, in particolare, idonei sistemi alloggiativi e di trasporto - si legge nel documento -. Per altro verso, dovrebbero essere messe in atto misure dirette ad incrementare l’adesione delle imprese agricole alla Rete, che, come si evince dai dati, risulta caratterizzata da una forte polarizzazione in senso geografico e fa registrare un numero di domande di iscrizione sensibilmente più basso rispetto a quelle potenzialmente ricevibili”. Per queste ragioni, le Commissioni ritengono necessaria “una revisione complessiva del procedimento di iscrizione attraverso requisiti meno stringenti, cui dovrebbe aggiungersi la previsione di misure di carattere premiale”, affiancando anche una “massiccia campagna informativa, diretta a sensibilizzare non solo gli imprenditori e i lavoratori agricoli, ma anche i consumatori finali”.
Sul fronte dei protocolli commerciali, la Commissione ritiene necessario adottare “soluzioni normative dirette a vietare le aste a doppio ribasso e a sostenere le filiere etiche e trasparenti nella direzione indicata dalla proposta di legge C. 1549, di iniziativa della deputata Cenni, già approvata dalla Camera e attualmente all’esame del Senato”. Inoltre, sarebbe opportuni promuovere i “contratti di filiera - si legge nel testo -, il cui ampliamento concorrerebbe a incrementare l’efficienza del mercato agricolo, incidendo positivamente sia sulla remunerazione dei produttori sia sui salari dei lavoratori”.
Altre criticità da affrontare riguarda l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, attraverso “interventi volti a rendere meno difficoltoso” questo passaggio. “Occorre individuare misure per sottrarre all’informalità, che agevola il ricorso a pratiche di sfruttamento, le assunzioni dei lavoratori agricoli creando un canale legale rapido ed efficace per far incontrare domanda e offerta di manodopera”. Per la Commissione, inoltre, occorre realizzare “sistemi di trasporto dedicati ai lavoratori, che si adattino con flessibilità alle esigenze delle attività agricole, assicurando un’adeguata regolamentazione dei servizi offerti dai privati” e promuovere “soluzioni alloggiative di lungo periodo per le lavoratrici e i lavoratori, al fine di contrastare il sorgere di insediamenti temporanei spontanei e privi delle necessarie condizioni igienico-sanitarie”. E su questo tema, il documento fissa come uno degli obiettivi principali “l’approvazione entro il primo trimestre del 2022, da parte del Tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura, del documento contenente la mappatura degli insediamenti abusivi su cui intervenire con interventi di risanamento”.
Le Commissioni, inoltre, chiede più protezione e assistenza alle vittime dello sfruttamento lavorativo. “È fondamentale - si legge nel documento - prevedere norme e procedure volte non solo a incentivare e premiare la denuncia degli sfruttatori da parte delle vittime del reato di caporalato, ma anche organizzare servizi sociali avanzati in grado di assistere i lavoratori interessati”. A tal proposito, spiega il documento, “appare opportuno costituire un sistema di presa in carico delle vittime, al fine di indirizzarle ai percorsi di protezione e assistenza corrispondenti alle rispettive necessità, che potranno comprendere servizi di prima accoglienza, assistenza sanitaria, tutela legale e supporto sociale”. Misure utili, aggiunge il testo, non solo per incentivare la denuncia, “ma anche per evitare che le denunce si trasformino in ulteriore emarginazione”. E su questo punto, le Commissioni chiedono di valutare “l’applicazione agli stranieri vittime dello sfruttamento lavorativo di misure analoghe a quelle previste dall’articolo 18 del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, per le vittime della tratta e del grave sfruttamento degli esseri umani”.
Il documento, infine, pone l’accento anche sulla clausola di condizionalità sociale nella disciplina della nuova politica agricola comune (Pac) per la concessione di aiuti alle aziende agricole. Una condizionalità che dovrebbe imporre alle aziende che chiedono finanziamenti il rispetto dei diritti dei lavoratori. Infine, il testo chiede un ulteriore potenziamento dei controlli sul campo, investendo anche in nuove tecnologie. Per la Commissione è “fondamentale un investimento qualificato e rilevante in favore di controlli realizzati mediante strumenti tecnologici più evoluti, ad esempio con l’impiego di droni, il cui utilizzo permetterebbe di individuare la manodopera impiegata irregolarmente nelle campagne evitando che questa possa fuggire dinnanzi a controlli tradizionali effettuati mediante l’impiego di personale autorizzato”.(ga)