Cala la disoccupazione, ma un giovane su tre non lavora
Segnali positivi in Italia ed Europa. Si tratta della situazione migliore dal 2009, ma i giovani ancora arrancano.
Prosegue la discesa della disoccupazione in Europa.
L’ultimo dato diffuso da Eurostat martedì scorso per l’Eurozona certifica che a fine novembre le persone in cerca di lavoro erano calate all’8,7 per cento, a fronte del 9,8 di un anno prima. È la percentuale di disoccupazione più bassa registrata dal 2009, quasi all’esordio della crisi economica. Eurostat stima che le persone in cerca di impiego nell’Unione europea siano oggi 18 milioni, 14 milioni delle quali nella zona euro. Restano notevoli, però, le differenze tra un paese e l’altro. Nella Repubblica Ceca il dato record: solo il 2,5 per cento di disoccupazione ufficiale. Seguono a poca distanza Malta e Germania (3,6). Sul fronte opposto i paesi in difficoltà sul piano del lavoro sono ancora una volta Grecia (20,5 per cento) e Spagna (16,7), pur anch’essi in fase di contrazione della disoccupazione. Infatti la Grecia ha segnato un miglioramento significativo nell’ultimo anno, guadagnando 3 punti percentuali; bene anche Portogallo e Croazia. Fra i grandi stati, l’Italia si assesta all’11 per cento, la Francia è al 9,2, la Polonia al 4,5, il Regno Unito al 4,2.
I dati incoraggianti di ripresa coinvolgono anche il nostro paese, che a novembre ha segnato una serie di significativi miglioramenti: la stima degli occupati è tornata a crescere (anche se di soli 0,3 punti percentuali, pari a 65 mila posti di lavoro in più rispetto a ottobre); il tasso di occupazione è salito al 58,4 per cento (più 0,2). Risultano in aumento i dipendenti, con una crescita che interessa donne e uomini e si concentra soprattutto tra gli ultracinquantenni (più 396 mila) e in misura più lieve anche tra i 15-24enni, a fronte di un calo tra i 25-49enni. L’aumento è determinato però esclusivamente dai dipendenti a termine, mentre calano i permanenti e rimangono stabili gli indipendenti. Il tasso di disoccupazione si è attestato all’11 per cento, mentre quello giovanile è calato al 32,7 per cento: un dato ancora altissimo, ma comunque il più basso registrato dall’inizio del 2012.