Apolidi e invisibili in Italia (dove manca una legge)
Sono oltre 3 mila le persone che non riescono ad ottenere lo status di apolidi, per la mancanza di una legge che regoli la materia. L'unica soluzione è rivolgersi ai tribunali. Un gruppo di associazioni ha dato vita al Tavolo Apolidia per fare pressione su Governo e Parlamento
MILANO - Sono senza Stato e spesso anche invisibili. Esistono di fatto come due categorie di apolidi in Italia: quelli riconosciuti dal nostro Paese, poco più di 700, e quelli che sono apolidi perché nessuna nazione li ritiene propri cittadini ma che non hanno lo status e vivono da invisibili. Questi ultimi non hanno alcun tipo di diritto e assistenza in Italia. Da alcuni anni un gruppo di enti e associazioni ha anche costituito un Tavolo Apolidia, che promuove campagne e iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica e fare pressione su Parlamento e Governo italiano perché il nostro Paese si doti di una legge che regoli il riconoscimento dello status e la tutela concreta dei diritti di queste persone: dall'assistenza sanitaria all'accesso all'istruzione, al lavoro, alla giustizia.
L'Italia ha recepito la Convenzione Onu del 1954 sui diritti degli apolidi, ma poi non ha fatto altro. La mancanza di una legge sull'apolidia rende molto difficile ottenere lo status, visto che non è prevista una procedura chiara e snella. Tant'è vero che spesso il riconoscimento arriva perché le persone interessate si rivolgono ai tribunali. Come nel caso di Pamela, raccontato da Redattore Sociale.
Difficile stimare quanti siano gli invisibili. Certamente più di 3mila, in base ai documenti presentati dalle realtà del Tavolo Apolidia. "Molti apolidi sono persone originarie dell'ex Jugoslavia, oppure delle ex repubbliche sovietiche -racconta Daniela Di Rado, che si occupa degli apolidi per il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir)-. Altri sono originari della Palestina e molti sono rom. L'apolidia, tra l'altro, la si eredita dai genitori se anche loro sono apolidi". Gli apolidi spesso quindi rappresentano gli "effetti collaterali" di guerre, rivoluzioni o dissoluzioni degli Stati. Nasci, per esempio, Jugoslavo ma poi la dissoluzione dei Balcani ti porta, per cause spesso molto complicate anche dal punto di vista burocratico, a non avere più una cittadinanza.
Il 25 novembre 2015 la Commissione Diritti Umani del Senato in collaborazione con il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha presentato il Disegno di legge sul riconoscimento dello status di apolide. L’adozione di una legge organica garantirebbe una procedura semplice e accessibile per il riconoscimento dello status di apolidia, facilitando quindi l’identificazione delle persone apolidi presenti in Italia e assicurando loro il godimento dei diritti fondamentali e una vita dignitosa. Il disegno di legge, con la fine della legislatura, è finito nel nulla. E non è stato più ripresentato.