Anaao-Assomed: “Il Pronto Soccorso del Sant’Antonio dice NO alla cessione all’Azienda Ospedale-Università”
"Medici, infermieri e operatori socio-sanitari del Pronto Soccorso hanno aderito compatti al rifiuto di passaggio all’Azienda Ospedale-Università nell’attuale assetto ospedaliero padovano"
I primi risultati emersi dalla petizione firmata da migliaia di cittadini e fino ad ora da circa 400 dipendenti dell’Ospedale Sant’Antonio di Padova contro la dismissione dalla AULSS 6 del Sant’Antonio e la sua cessione all’Azienda-Ospedale-Università in assenza dei nuovi poli ospedalieri ipotizzati dalle schede di dotazione ospedaliera in via di discussione in cui non figura il Sant'Antonio, hanno evidenziato un dato significativo: medici, infermieri e operatori socio-sanitari del Pronto Soccorso hanno aderito compatti al rifiuto di passaggio all’Azienda Ospedale-Università nell’attuale assetto ospedaliero padovano. L’equipe rappresentata da tutti i 10 medici di ruolo, 23 infermieri (1 assente) e 14 operatori socio-sanitari (1 assente, 1 astenuto) ha espresso un parere negativo, rigettando in blocco l'ipotesi di un'imminente cessione. Una presa di posizione che non si basa affatto su aspetti “localistici” né tanto meno emozionali; nessuno è stato peraltro mai interpellato preventivamente su tali ipotesi di passaggio lavorativo.
È necessario sfatare convinzioni errate su assorbimenti e passaggi di attività per tre semplici ragioni: medici in servizio, necessità di ricoveri, modello di gestione. Fermo restando che la struttura in toto non può essere dismessa. Chi assisterà 30000 accessi e i relativi ricoveri? Come potersi illudere che l’Azienda Ospedale-Università possa attualmente gestire ulteriori 30000 accessi con tutte le problematiche correlate? Una grave dimenticanza dei politici è inoltre che se in seguito alla contrattazione decentrata obbligatoria in caso di mobilità forzata e riordino delle strutture verso l’Azienda Ospedale-Università anche solo almeno la metà dei medici del Pronto Soccorso del Sant’Antonio restasse nella AULSS 6 (ma questo vale in generale per tutti i medici del Sant’Antonio), chi potrà mai seguire i 30000 accessi annui in capo all’ospedale? I politici? L’Azienda? Con quale personale? Ogni Pronto Soccorso, punto nevralgico dell’ospedale, lavora già al limite per ricettività, carenze di medici e di posti letto. Inoltre, come è noto anche dalle statistiche, dal 15 al 20% dei pazienti valutati in un Pronto Soccorso necessita di ricovero, ma dove dovremmo ricoverare quelli di un bacino di oltre 30000 accessi se venissero a ridursi la ricettività del Sant’Antonio e i suoi poti letto, specialmente gli anziani polipatologici, in una pianificazione che sta già riducendo ulteriormente quelli per acuti?
Fra decine di migliaia di prestazioni, l’Ospedale Sant’Antonio rappresenta un modello di efficienza anche sul profilo economico, un competitor invidiabile che in assenza dei nuovi poli ospedalieri padovani rappresenta un’attrattiva, con un Pronto Soccorso che continua a ricevere encomi anche sulla Stampa, e che gestisce oltre 30000 accessi all’anno, lavorando in simbiosi col reparto di Medicina d’Urgenza ad esso collegato, stratificando i pazienti secondo più livelli di urgenza (ambulatori, area critica, osservazione breve, osservazione breve intensiva, degenza breve, unità semiintensiva).
Risulta infatti incomprensibile quanto sostenuto di recente dal Presidente della V Commissione Sanità Fabrizio Boron secondo il quale attualmente “l’Azienda ospedaliera universitaria sia perfettamente in grado di assorbire l’attività svolta oggi dal Sant’Antonio”, che “il pronto soccorso del Sant’Antonio registra 30 mila accessi, quello dell’Azienda più di 100 mila. Questo per dire che la capacità ricettiva di via Giustiniani è abnorme rispetto alla struttura di via Facciolati” (Il Mattino di Padova, 3 marzo 2019) o che “si possa concordare che due pronto soccorso a distanza di mezzo chilometro l'uno dall'altro forse non sono il miglior modo per ottimizzare servizi e risorse” (Il Mattino di Padova, 14 Marzo 2019), mentre il Direttore Generale dell’Azienda Ospedale-Università Flor ha dichiarato pubblicamente che “Un piano su come sarà l’integrazione fra Azienda e Sant’Antonio non c’è” (Il Mattino di Padova, 31 marzo 2019), e l’Assessora Manuela Lanzarin ha già confermato le carenze di medici nei Pronto Soccorsi (Il Mattino di Padova, 27/03/2019). Giocare con passaggi gestionali sul Pronto Soccorso del Sant’Antonio con le attuali Schede ospedaliere 2019-2023 rivelerebbe una pianificazione frettolosa, totalmente illogica sotto il profilo tecnico, metodologico e strategico. Tutto l’Ospedale Sant'Antonio di Padova deve restare in carico alla AULSS 6 Euganea con ogni sua peculiarità ed eccellenza, mentre è opportuno che ogni decisione sulla sua gestione futura venga rimandata solo ed esclusivamente alla costruzione ultimata del nuovo polo ospedaliero di Padova Est.
Mirko Schipilliti
Segretario Aziendale ANAAO-ASSOMED Ulss 6 Euganea
Componente Consiglio Regionale ANAAO-ASSOMED Veneto
Componente Commissione Nazionale Emergenza-Urgenza ANAAO-ASSOMED
Fonte: Ufficio Stampa Anaao Assomed Regione Veneto