Amianto, nel mondo 100mila morti l’anno. La resilienza di Casale Monferrato esempio per la messa al bando
Nella capitale mondiale della lotta alla “fibra killer” la media continua ad essere di un decesso per mesotelioma alla settimana.“Non possiamo soltanto ricordare in un modo triste, ma dobbiamo essere sempre propositivi”, dice Giuliana Busto, presidente dell’Afeva. Anche per questo “La rivincita di Casale Monferrato” stimola l’impegno in altre aree d’Italia.
“La rivincita di Casale Monferrato” non è soltanto il titolo del documentario-inchiesta che proiettato il 28 aprile nella città piemontese in occasione della Giornata mondiale della vittime dell’amianto ma può diventare l’esempio per sconfiggere in tutto il mondo la “fibra killer”. “Anche portando in giro questo documentario realizzato da Giusy Battaglia – spiega Giuliana Busto, presidente dell’Afeva (Associazione famigliari e vittime amianto) di Casale – vediamo che c’è tanta volontà di copiarci. Questa è una grande forza per continuare il nostro impegno, facendo ancora di più di quanto fatto finora”. Perché c’è ancora motivo di lottare contro l’amianto, altrove più che a Casale.
“Secondo fonti scientifiche attendibili, l’esposizione alle fibre di amianto comporta rischi significativi per la salute”. Lo ha ribadito una decina di giorni fa l’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) rilevando che non solo questo minerale è ancora presente in Europa e in tutto il mondo, ma “continua ad essere ampiamente utilizzato e commercializzato”. La certezza, secondo le raccomandazioni dell’Oms, è che
“il modo più efficace per eliminare le malattie legate all’amianto è vietare l’uso, la produzione e il commercio di tutte le forme di questo materiale”.A Casale Monferrato, giustamente riconosciuta come capitale mondiale della lotta all’amianto, questa convinzione ce l’hanno da decenni. Fu proprio qui, nella città che ospitava lo stabilimento Eternit più grande d’Europa, che nel 1987 l’allora sindaco Riccardo Coppo firmò l’ordinanza coraggiosa e lungimirante con la quale vietò sul territorio comunale l’impiego di lastre di cemento-amianto e di altri manufatti contenenti amianto. Dovettero passare altri 5 anni affinché con la legge 257/1992 l’Italia vietasse “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto”.
A distanza di più di un quarto di secolo, gli effetti dell’utilizzo dell’amianto – in edilizia e nell’impiantistica industriale, nei cantieri navali, negli impianti frenanti dei treni, come coibentante – continua drammaticamente a farsi sentire. In Italia si parla di qualche migliaio di decessi all’anno. In “Sicilia il libro delle morti bianche. Cause, eventi e testimonianze” presentato a Palermo lo scorso 19 aprile,“l’Osservatorio nazionale amianto calcola in più di 600 i decessi per patologie asbesto correlate alla sola Sicilia nel 2016”.
A Casale Monferrato, “la media è sempre di un morto per mesotelioma alla settimana”, conferma Busto. Questo anche perché “mentre prima, dalla diagnosi, in pochi mesi, al massimo in un anno, si arrivava al decesso, abbiamo constatato che adesso la vita di chi è ammalato si è allungata. Ed è migliorata”.
Sarà stato anche per l’alto numero di morti, ma a Casale Monferrato la consapevolezza sui rischi causati dall’esposizione all’amianto è alta. Non così in altre parti d’Italia e del mondo.
Secondo i dati raccolti da Legambiente nel dossier “Liberi dall’amianto?” – sulla base delle risposte date dalle Regioni (15 su 21) al questionario inviato – diffuso in vista della Giornata, sul territorio nazionale sono 370mila le strutture, dove è presente amianto, censite al 2018 dalle Regioni per un totale di quasi 58milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto. Ma le bonifiche, non solo in Italia, tardano a decollare.
È sempre l’ufficio europeo dell’Oms a sostenere che “alcuni Paesi hanno faticato a sviluppare politiche forti sull’amianto, come i divieti, a causa del presunto impatto economico negativo di tali misure. È quindi importante valutare l’effettiva dimensione economica dell’onere delle malattie per promuovere meglio l’adozione di politiche più efficienti ed efficaci per l’ambiente e la salute”. “Per quanto riguarda le malattie legate all’amianto – prosegue l’ufficio europeo dell’Oms – gli alti costi dell’impatto di questo materiale sulla salute sono stati attestati in diversi Paesi”.
Dal rapporto “Asbestos. Economic assessment of bans and declining production and consumption” realizzato da Nera Economic Consulting su commissione dell’ufficio europeo dell’Oms e pubblicato nel 2017, emerge che
i costi sanitari per le malattie legate all’amianto sono stimati tra i 2,4 e i 3,9 miliardi di dollari l’anno,esclusi i costi aggiuntivi legati a dolore, sofferenza e perdita di benessere. Queste stime tengono conto solo dei tumori causati dall’inalazione di fibre di amianto, primi fra tutti il mesotelioma, ma non di malattie come l’asbestosi. Quindi il costo complessivo è decisamente notevole visto che l’Oms ha stimato che più di 100.000 persone muoiono annualmente a causa di malattie legate all’amianto.
Mentre invece, stando al rapporto, “non si osserva alcun impatto economico negativo” nei Paesi che decidono di metterlo al bando.
Anche questo dimostra come sia realmente vero il messaggio che da anni a Casale Monferrato contraddistingue la lotta che ha portato a significative bonifiche nelle proprietà pubbliche e private: “L’importante è conoscere per poter avere la forza di combattere”, ribadisce Busto. “Siamo diventati nostro malgrado un esempio per tanti che lottano non solo per le vicende legate all’amianto”.
Per la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto, a Casale sono stati organizzati tre giorni di eventi (27-29 aprile). Iniziative con le scuole, concerti, testimonianze e pure la partita “Un goal per il futuro” con la partecipazione della Nazionale cantanti che tornerà allo stadio Natal Palli tre anni dopo un analogo evento.“Non possiamo soltanto ricordare in un modo triste, ma dobbiamo essere sempre propositivi. Anche così riusiamo ad essere resilienti”,conclude la presidente, trasformando una tragedia in rivincita.
Alberto Baviera