Vo' torna a messa dopo tre mesi, il vescovo Claudio legge le lettere dei ragazzi della comunità
Proprio oggi, avrebbero dovuto ricevere i sacramenti dell'iniziazione cristiana, i ragazzi che qualche settimana fa hanno scritto a don Claudio. Nelle loro parole la fatica, ma anche la forza che la gente di Vo' ha dimostrato in questo periodo
«Le letture di oggi ci raccontano la storia della grande fede che hanno avuto le prime comunità cristiane, ma io oggi ho un’altra storia da raccontarvi, una storia che viene proprio qui, da Vo’». Così ha esordito il vescovo Claudio Cipolla che nella mattinata di domenica 24 maggio ha presieduto la prima Messa a tre mesi di distanza dallo scoppio della pandemia da Covid 19 che ha investito la comunità dei Collie Euganei in maniera diretta, provocando proprio qui anche la prima vittima italiana del contagio, il pensionato 77enne Adriano Trevisan.
Ebbene, la storia che il vescovo ha condiviso con i presenti - accolti dai volontari in pettorina e osservati dai numerosi giornalisti delle tv e della carta stampata – è quella scritta dai ragazzi che quest’anno, proprio in questa domenica avrebbero dovuto ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Il vescovo ha letto alcuni brani toccanti che i ragazzi gli hanno inviato nelle scorse settimane in una serie di lettere, che diventeranno una testimonianza preziosa del tempo senza precedenti che Vo’ e in generale tutta la popolazione italiana e mondiale sta attraversando. Tra i ragazzi c’è chi ha confessato la mancanza forte degli amici, chi ha rievocato tragici fatti come l’alluvione e l’incedio e si è chiesto se “il Signore non voglia punirci”. Un altro ragazzo ha confidato al vescovo la preoccupazione per i molti morti nonostante il grande lavoro dei medici e ha chiesto una preghiera per la propria mamma, cassiera in un supermercato, che ogni giorno al lavoro entra in contatto con migliaia di persone. Il pensiero di questi piccoli cittadini di Vo’ è andato a chi non ha potuto godere di un giardino durante le lunghe giornate senza scuole, senza nonni, senza amici. Più di qualcuno ha ricordato la scomparsa proprio di qualche nonno nel contagio.
Ebbene, ha aggiunto don Claudio, «la lettura degli Atti ci dice oggi che non spetta a noi conoscere i modi e e i tempi del ritorno di Gesù, ma ci assicura che la forza dello Spirito è su di noi perché siamo testimoni fino ai confini della terra. Mi piace leggere questi confini come geografici ma anche come confini vitali, nello spazio e nella storia delle persone. La Giudea e la Samaria a cui Gesù ha inviato i dodici oggi sono qui nelle nostre terre e noi abbiamo la forza di Gesù per testimoniarlo».
Rileggendo il Vangelo, il vescovo invece ha colto l’invito di Gesù ad andare e battezzare tutti i popoli. Grazie al battesimo siamo inseriti in un’esperienza spirituale di vita, di amore, nel Padre, nel Figlio e nello Spirito. «Non è vero che il Signore ci castiga, anzi, ci sostiene nell’Eucaristia perché possiamo a nostra volta sostenere le persone stanche, deluse e preoccupate che incontriamo a casa o nei luoghi della nostra vita. Sono convinto che in questo tempo di preoccupazioni, prima sanitarie e ora economiche e sociali grazie alla forza dello Spirito Santo possiamo testimoniare questo amore, per questo c’è bisogno di noi che possiamo attraversare tutte le difficoltà della vita portando ovunque il nostro messaggio di fede, di accoglienza, di abbandono nelle braccia del Padre. Possiamo portare uno sguardo di prospettiva e di speranza in questo tempo».