Sostegno sociale parrocchiale a Cazzago e Chiesanuova. Il bene è contagioso. Fatto di piccoli gesti... colorati
Sostegno sociale parrocchiale. Due comunità parrocchiali, Cazzago e Chiesanuova, raccontano come continuano a promuovere il progetto
“Assieme rivedremo i colori”: è il messaggio che la parrocchia di Cazzago sta diffondendo, attraverso un video, per continuare promuovere il progetto del Sostegno sociale parrocchiale. Un invito accompagnato da una frase emblematica di Cesare Pavese: «Ogni nuovo mattino uscirò per le strade cercando i colori». «L’idea nasce proprio dalla constatazione che in questo periodo rivedere i colori dà fiducia, illumina ed è fondamentale per uscire dal grigiore della pandemia – racconta Michele Zanetti, membro della commissione dedicata al progetto – E questo è possibile se uniamo le forze per generare bene. Nel video di lancio del Sostegno sociale parrocchiale abbiamo proprio voluto sottolineare il passaggio dal momento grigio, senza tonalità, ai colori di un tipico paesaggio toscano, che infonde fiducia nel futuro».
Con le parole invece viene sottolineato il fatto che il progetto non è una colletta, non è una raccolta di soldi alle porte della chiesa e non è nemmeno rinunciare a un bene proprio, ma è condividere. Piccoli gesti di condivisione che vengono raccontati anche sul sito della parrocchia. Brevi testimonianze quotidiane che segnano chi le legge: c’è una ragazza che ha aiutato la mamma nel suo lavoro di babysitter e una parte della paghetta l’ha voluta donare a un non identificato «caro amico/a, perché la usi bene e ti renda felice»; oppure la signora anziana che acquista i pannolini per un bambino che le abita vicino (lasciandoli davanti alla porta di casa...) e fa venire voglia a un’altra persona di aiutare chi è nel bisogno; oppure chi, ritenendosi fortunato per aver trovato lavoro in pieno lockdown, dona il premio che l’azienda ha distribuito ai dipendenti...
Gesti semplici, nulla di eclatante, così come lo sono le storie raccolte dalla parrocchia di Chiesanuova sotto l’hashtag #congentilezzaefiducia. Anche in questa comunità l’intento è far esplodere una vera e propria pandemia di gentilezza. «Siamo partiti chiedendoci come coinvolgere le persone e come segnalare i casi di difficoltà – spiega il parroco don Pierpaolo Peron – Con delicatezza e tatto abbiamo cercato di rompere il muro di solitudine che c’è dentro le case proponendo piccole testimonianze nel bollettino parrocchiale, affinché chi legge sia contagiato da questo bene, con l’intento anche di creare un vicinato più attento. La cultura dominante è quella del “farsi gli affari propri”, ma questo è un semino che gettiamo».
Uno sguardo e una parola rivolti a una persona anziana rimasta sola, aiutare una vicina di casa ingessata a stendere la biancheria; donare un cappuccino e una brioche a un ragazzo di colore che, davanti un bar del centro, passandogli accanto chiede del cibo; aiutare una signora anziana alla cassa del supermercato con la spesa: ecco le testimonianze che generano gentilezza e fiducia. «Il problema – continua don Peron – è che chi ha avuto difficoltà fa fatica a chiedere. Però si inizia ad aprire un po’ di più gli occhi e a uscire dall’individualismo per farsi più carico della comunità e mettere in rete le notizie. Questa è la cosa importante: fare rete con le diverse strutture, la parrocchia interviene nell’emergenza, ma poi nel lungo tempo ci sono i servizi sociali. E abbiamo cercato di coinvolgere anche le scuole elementari e medie, le società sportive per diffondere le informazioni e far conoscere il progetto».
«La difficoltà – sottolinea anche Mauro Franceschin, diacono di Cazzago e membro della commissione – è proprio trovare a chi dare: non ci sono tantissime richieste di aiuto, per timore e imbarazzo. L’impegno è quindi sensibilizzare ancora di più affinché la comunità diventi messaggera di carità e far capire che chi chiede non viene giudicato. Il Sostegno sociale parrocchiale è un progetto a termine, ma che potrebbe continuare per mantenere alta l’attenzione, per contagiare ancora più persone al bene».
La carità mette in moto tutta la comunità
«Il colore ha contagiato un po’ tutte le attività della parrocchia – racconta il parroco di Cazzago, don Giuseppe Cavallini – è un filone che unisce tutto, dalle omelie al disegno del cero pasquale. La carità non è qualcosa in più, o un’attività di un gruppo, ma è la nostra via. È qualcosa che mette in moto tutta la comunità. L’iniziativa del Sostegno sociale parrocchiale aiuta a generare una mentalità che il bene è nei piccoli gesti, nel quotidiano. Una carità domestica: genero bene dal mio bene».