"Sii lievito nel ministero". L'esperienza dell’Ufficio di pastorale familiare per la missione di mons. Giampaolo Dianin
L’esperienza nell’Ufficio di pastorale familiare è stata un’occasione di crescita per don Giampaolo e per le numerose coppie coinvolte
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Siamo contenti di esprimere il nostro grazie a don Giampaolo Dianin, perché ci sollecita a “fare memoria” di un decennio di cooperazione e condivisione: un po’ lontano nel tempo, ma ricco di fermento per la pastorale familiare e di grande crescita per la nostra coppia. Gli siamo molto grati per la sua lunga e generosa presenza nella Commissione famiglia diocesana. Una condivisione che ha visto nascere belle amicizie fra le tante coppie che vi partecipavano e portavano il proprio contributo di esperienze: un popolo di Dio molto attento alla bellezza dell’amore coniugale, alle sue fragilità e ai mutamenti che già la società annunciava. Un cammino che ha promosso e agevolato collaborazioni non solo con il consiglio pastorale diocesano e i vari uffici, ma pure con tutte le realtà che coinvolgevano le famiglie: l’Ac, i vari movimenti e associazioni. Sono stati anni intensi di collaborazione, ricchi di riflessioni, stimoli e proposte sulla realtà del sacramento del matrimonio, sulla valenza dell’amore coniugale, sulla presenza delle coppie nella vita delle comunità di appartenenza. E ancora: la diffusione dei gruppi sposi, l’affiancamento dei parroci nell’accompagnamento dei fidanzati in percorsi di preparazione al matrimonio e inoltre la proposta biennale di un incontro di approfondimento, con la presenza del vescovo, aperto a tutte le famiglie della Diocesi.
Ricordiamo, oggi con un sorriso, ma allora con tanta trepidazione, la proposta che alcune coppie della presidenza della Commissione partecipassero alle congreghe di alcuni vicariati: per sensibilizzare alla pastorale familiare e promuovere l’opportunità che rappresentava la Scuola biennale diocesana di formazione per “coppie guida”, avviata da quasi un decennio. Il sostegno e la disponibilità di don Giampaolo, sempre sorridente e gioiosa, sapeva trovare spazio per coltivare l’amicizia con le coppie, condividendo momenti di vita familiare: la presidenza della commissione si riuniva sempre in una famiglia e il momento iniziale di preghiera era talvolta proposto dai bambini. Restano un prezioso ricordo anche le tante serate dedicate alla programmazione del cammino annuale, delle scadenze degli incontri: dopo una cena frugale in cucina assieme ai nostri figli, don Giampaolo sapeva scherzare con loro e bonariamente alleggerire il lavoro che poi bisognava mettere a fuoco. Ci ha commosso il suo passaggio nella lettera alla diocesi di Chioggia: «Il Signore mi ha fatto la grazia di servire l’amore coniugale e la vita familiare...». Cosa augurarti, don Giampaolo, se non di poter mantenere sempre viva «la passione per la vita e per il Vangelo» ed essere “lievito” nel tuo nuovo ministero di pastore, perché ogni famiglia sia sempre più consapevole del dono dell’amore che ha ricevuto ed è chiamata a vivere ogni giorno alla luce della Parola: per poter essere essa stessa “Buona notizia”.
Adriana De Vito e Armido Piovan
delegati dell’ufficio famiglia in consiglio pastorale diocesano dal 1993 al 2001
Il motto: «Come anche Cristo ha amato la Chiesa»
Gli anelli nuziali ricordano il servizio alla pastorale familiare e l’insegnamento della morale del matrimonio e della famiglia. Le spighe richiamano la messe, gli operai e la formazione dei futuri presbiteri, ma anche il pane eucaristico, memoriale della Pasqua. Il mare rappresenta il territorio della Diocesi di Chioggia e le onde i tre fiumi che l’attraversano (Adige, Brenta e Po). La barca è simbolo della Chiesa chiamata a prendere il largo; il vento dello Spirito la spinge ma anche il cuore di un pastore com’è stato san Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova e fondatore dell’attuale Seminario che amava definire il «cor cordis» (cuore del cuore) del vescovo. La stella rappresenta Maria, guida e aiuto dei naviganti, «stella del mattino». Il motto è un versetto della Lettera agli Efesini (5,25): «Sicut et Christus dilexit ecclesiam», «Come anche Cristo ha amato la Chiesa». Lo stemma è stato curato da Giorgio Aldrighetti ed Enzo Parrino.