Seminario. 70 anni di Cor Cordis. Dal 1951 non ha mai smesso di raccontarsi attraverso il suo periodico
Nei suoi quattro numeri annuali parla del Maggiore, del Minore, di Casa Sant’Andrea, ma anche di pastorale vocazionale. Soprattutto racconta di giovani in cammino con la Diocesi
È un racconto iniziato settant’anni fa, nel novembre del 1951, e che continua ancora oggi. È il racconto che il Seminario di Padova fa di se stesso, attraverso la sua voce. È Cor Cordis, il periodico di quel Seminario che san Gregorio Barbarigo arrivava a definire «cuore del suo cuore».
È cambiato il mondo, è cambiato il Seminario, non è cambiata né la missione del Seminario né quella della sua rivista. Nell’editoriale del numero di Pasqua (ultimo a destra, nella foto), Davide Ciucevich, seminarista del quinto anno scrive: «Raccontiamo ancora le gioie e le fatiche, i passi e i pensieri dei seminaristi che cercano, giorno dopo giorno, di verificare la loro vocazione e di crescere, con la grazia di Dio, nella fede e nella carità pastorale».
Cor Cordis, nei suoi quattro numeri annuali, racconta la vita del Seminario maggiore, del Seminario minore e di Casa Sant’Andrea. Non solo, grande attenzione viene rivolta alla pastorale vocazionale, con la presentazione di iniziative o alcuni approfondimenti tematici, specialmente nella rubrica fissa dal titolo “Eccomi”, prima conosciuta come “Appro.Vo”. Ma c’è spazio anche per i diaconi permanenti, che raccontano l’origine della loro vocazione e le specificità del loro servizio. Recente anche la rubrica “I nostri preti”, nella quale don Antonio Oriente, padre spirituale del Seminario minore, traccia il profilo di un sacerdote significativo per la storia del Seminario.
Assieme a Cor Cordis viene diffuso l’inserto “Con Gesù nella notte”, il “monastero invisibile” che dal 1980 accompagna, con un taglio vocazionale, la preghiera personale e l’adorazione e che si avvale anche della collaborazione di comunità monastiche e religiose nel territorio della Diocesi. “InCordata”, un tempo giornalino dei chierichetti, ha trovato poi nuova vita come sussidio di animazione per i gruppi dei ministranti nelle parrocchie.
«È giusto che il Seminario si racconti – precisa Davide Ciucevich – prima di tutto proprio per farsi conoscere. Come veniva scritto nel primo numero di Cor Cordis, «molti sono gli amici del Seminario, ma molti non lo sono semplicemente perché non lo conoscono». È importante per noi raccontare il nostro seminario alle nostre comunità».
Una realtà ben diversa dalla “fabbrica di preti” di certe descrizioni frettolose: «Nel Cor Cordis viene fuori il volto vero del Seminario, un volto attivo di giovani che stanno ricevendo tanto ma che sentono ancora forte il legame con le comunità della Diocesi: le comunità da cui arrivano, le comunità dove sono inviati nei fine settimana e in estate. Per noi è cruciale sapere che con noi c’è una comunità, più grande, che prega e che ci accompagna perché riusciamo davvero a capire se questa è la nostra strada e ad avere il coraggio di sceglierla per poter crescere ed essere davvero, se il Signore vorrà, dei preti secondo il cuore di Dio».
Per ricevere Cor Cordis chiamare il numero 049-2950811 o inviare una mail a corcordis@seminariopadova.it
Viaggio tra le pagine. Primo numero: il messaggio del vescovo Bortignon
Porta la data del novembre 1951 il primo numero del Cor Cordis. In prima pagina il messaggio del vescovo Girolamo Bortignon: «Il Seminario ha diritto all’amore, alla comprensione, all’appoggio. Sono certo che avrà tutto questo perché la sua causa è santa». Gran parte di questo primo numero è dedicato al racconto della beatificazione di san Pio X, già studente del Seminario, avvenuta a Roma il 2 giugno di quell’anno. Nel nostro veloce viaggio lungo di tanti numeri pubblicari arriviamo agli anni del Concilio Vaticano II: nel settembre 1962 troviamo la preghiera per il vescovo – sempre Bortignon – impegnato a Roma.
Nell’estate del 1963 molte pagine dedicate a san Giovanni XXIII, appena scomparso, con il ricordo della benedizione data il 23 giugno 1960 – dopo due anni dall’elezione a papa – ai seminaristi padovani. Nel gennaio 1966 inizia la raccolta dei frutti del Concilio, in particolare con il Decreto sulla formazione sacerdotale: «Il Documento del Concilio – scriveva l’allora rettore del Seminario – non è certo destinato a rimanere sepolto nella polvere degli archivi […]. Ci basti soltanto rilevare il grande principio a cui deve essere ispirata la formazione sacerdotale: l’imitazione di Gesù Cristo».
Sempre nel 1965 Cor Cordis dà ampio risalto alla celebrazione del settimo centenario della nascita di Dante e a una mostra visitata – come si legge nel periodico – anche dal ministro della Pubblica Istruzione, il padovano Luigi Gui. «All’uomo d’oggi – scriveva don Cristiano Bortoli per l’occasione – Dante insegna il coraggio del pensare, del riflettere, del gusto della verità» e l’unità, «via obbligata della civiltà moderna e della pace mondiale».