Seminario Maggiore. Il restauro della facciata. Ma non solo “di facciata”
Da tempo si attendeva che si mettesse mano alla facciata del Seminario maggiore di Padova, l’imponente edificio che si innalza – ricco di storia – lungo l’omonima via della città e vicino alla chiesa del Torresino. Ebbene, il cantiere è partito a settembre, mese che la Diocesi di Padova dedica proprio al Seminario, e da qualche settimana le impalcature avvolgono la muratura.
I lavori riguardano la parte del complesso valorizzata a partire dal 1907 dal vescovo Luigi Pellizzo che, su invito del papa santo Pio X, operò infatti importanti lavori di completamento e restauro, tra cui l’apertura del nuovo ingresso, con la demolizione del muro sul lato di via del Seminario e l’edificazione di uno più basso, sormontato dalla ringhiera ancora oggi esistente. Con l’occasione si mise mano a tutta la facciata principale, oltre che alle pareti della biblioteca che davano sul cortile d’onore.
A distanza di tanti anni, i paramenti murari dell’intero complesso versavano in una naturale situazione di degrado generalizzato, riconducibile all’azione del clima e all’inquinamento atmosferico e in parte anche alla mancanza di sistematiche opere di manutenzione programmata e a interventi finalizzati solo a meri aspetti funzionali.
«Era un intervento ormai non più procrastinabile – spiega il rettore del Seminario, don Giampaolo Dianin – anche perché ci sono stati dei distacchi di lacerti lapidei con relativi problemi di sicurezza».
«La necessità di dover intervenire – precisa don Davide Zaffin, economo del Seminario – è stata favorita dall’attuale “bonus facciate”, pur con grande sacrificio viste le risorse economiche del Seminario, che ci ha convinti a procedere con urgenza al restauro».
Le operazioni sono guidate da rigidi presupposti conservativi e interessano i paramenti murari esterni e alcune piccole opere di consolidamento delle facciate. Si limita al fronte principale volto a ovest, prospiciente via del Seminario, fino all’adiacente chiesa di Santa Maria in Vanzo, e a parte del fronte sud su via Andrea Memmo, sino alla loggia in mattoni a vista situata a circa metà del complesso. È stato preceduto da una campagna d’indagini sui materiali, lapidei e intonaci, e da una mappatura sul degrado; queste operazioni sono state di supporto al successivo progetto, condiviso con la Soprintendenza, per le metodologie d’intervento e le scelte cromatiche di finitura, volte al ripristino dell’efficienza delle strutture e dell’originaria dignità estetica. I principali interventi si indirizzano quindi agli elementi lapidei (di rivestimento e decorativi), decorativi (intonachini, pellicole pittoriche) e a quelli in metallo pesante o leggero (ringhiere, inferriate, elementi in lamiera, perni e staffe). «Il mese del Seminario che cade in settembre – ricorda don Zaffin – ci invita a pregare per le vocazioni, a ringraziare i benefattori e le parrocchie che hanno a cuore il loro Seminario diocesano, a chiedere la fantasia e la saggezza necessarie per ridisegnare in modo nuovo gli spazi storici che abitiamo perché non sia un restauro solo di facciata».
Il progetto di restauro è stato elaborato dallo studio R&S engineering di Padova. I lavori dureranno circa tre mesi e sono eseguiti dall’impresa Edilrestauri di Brendola (Vi), specializzata in cantieri su beni sottoposti a tutela.
Ridisegnare con saggezza gli spazi
L’avvio dei lavori alla facciata principale del Seminario, che usufruisce anche del “bonus facciate” statale, cade nel mese a esso dedicato: «Chiediamo la fantasia e la saggezza per ridisegnare in modo nuovo gli spazi che abitiamo perché non sia un restauro solo di facciata», auspica don Zaffin, economo del Seminario.
2020, i primi 450 anni di vita del Seminario
Il vescovo Gregorio Barbarigo acquistò nel 1669 l’antico monastero in Santa Maria in Vanzo dei canonici di San Giorgio in Alga: gli edifici furono adattati alla nuova funzione di Seminario vescovile e il 4 novembre del 1670 il nuovo seminario accoglieva già 106 alunni.
Con l’arrivo a Padova, come vescovo, del card. Carlo Rezzonico (1743-58) i lavori ebbero nuovo impulso: il progetto originale dell’architetto Gian Battista Savio fu rimodulato da Giovanni Poleni, professore all’Università di Padova, e dall’architetto veneziano Giorgio Massari. Il vescovo Nicolò Antonio Giustiniani fece poi completare l’ala di fronte all’ingresso: nel 1794 il progetto originario del Rezzonico era stato portato a termine per due terzi.
Le parti restanti furono completate alla fine del 19° secolo e l’intero complesso divenne un insieme urbano ricco di episodi architettonici: chiesa, teatro, biblioteca monumentale, refettorio e gabinetto di fisica in un “unicum” ricco di storia giunto integro sino ai nostri giorni.
L’edificio conobbe poi la trasformazione architettonica decisiva durante il pontificato di Pio X, che qui fu allievo: il vescovo Luigi Pellizzo (1907), che aveva già ampliato il Seminario di Udine di cui era stato rettore, affidò all’autore dei lavori friulani, Giambattista Della Marina, ingegnere e architetto, la ripresa dell’incompiuto progetto Savio, la costruzione del corpo di fabbrica a nord per le aule scolastiche e l’abbattimento della muraglia verso il Torresino, trasformando la facciata della biblioteca in quella principale.