Segusino. Le suore di san Francesco di Sales da oltre un secolo a servizio dei piccoli
Segusino. Le suore di san Francesco di Sales sono a servizio, da 116 anni, del paese. «Hanno condiviso tutto, anche i momenti più difficili e dolorosi»
Anche quest’anno, a Segusino, si fa festa per il “compleanno” della scuola dell’infanzia.
E le candeline sono ben 116! L’appuntamento è per domenica 12 dicembre: bambini e genitori della scuola dell’infanzia
San Giuseppe e del nido integrato L’Albero azzurro si ritrovano in chiesa alle 10 per celebrare la messa con la comunità e «addobbare un albero di Natale con i loro messaggi di auguri – spiega Julia Pozzi, la coordinatrice – che poi vengono donati ai presenti». Nella primavera-estate del 1905 l’allora parroco don Domenico Coppe chiese a madre Serafina Camilli, delle suore di san Francesco di Sales, una suora maestra per dare ai ragazzi del paese un’istruzione e un’educazione adeguata perché non c’era la scuola elementare. «La madre – racconta suor Caterina Toldo – non solo diede la suora maestra, ma anche altre due suore per i bambini in età di asilo. Sentendo questo, don Giuseppe Curto, arciprete di Zuvignano ma originario di Segusino, assieme alla sorella Elisa mise a disposizione la sua casa e l’area dell’oratorio».
Così il 12 dicembre 1905 suor Caterina Agostini, suor Luigia Ferrari e suor Concetta Moscon arrivano a Segusino.
A quel tempo c’era una grande povertà e le suore, come scrisse mons. Igino Morello nel libro Le Salesie (1959), «vivevano di quel poco che i segusinesi, già poveri, portavano loro». Subito le suore parteciparono alla vita dei segusinesi, condividendo con loro le gioie e le pene, i disagi e le aspettative. «E quando scoppiò la Prima
guerra mondiale, che in questa zona del Piave fu particolarmente cruenta, sono rimaste qui. La madre generale aveva detto loro che se volevano potevano tornare a Padova in casa madre e così mettersi in salvo. Ma loro hanno scelto di rimanere in paese vivendo assieme ai segusinesi la triste esperienza non solo della guerra, ma anche quella del profugato verso Follina e Fregona». Ritornate a Segusino finita la guerra, in mezzo alla devastazione e alle rovine, le religiose ripresero la loro attività in servizio dei più piccoli.
«A questo proposito, negli anni Novanta, trovandomi a Segusino, ho avuto l’occasione di incontrare un anziano, nativo del paese, ma emigrato in Australia, il quale ritornando al suo paese venne a far visita al “suo asilo”. Entrato in cortile, con grande emozione si fermò davanti al primo edificio della scuola e nella sua memoria affiorarono i ricordi della sua fanciullezza... e mentre gli scendevano le lacrime mi disse: “Qui ho imparato a leggere e a scrivere. Qui suor Concetta mi ha insegnato tante cose belle e importanti per la vita, io non la potrò mai dimenticare, anche se sono passati tanti anni. Non avendo lavagna, scriveva sui balconi... Quanti bei ricordi porto in cuore”». Molte famiglie di Segusino trascorrevano buona parte dell’anno nella borgata di Milies, dove avevano dei “casoni” con un po’ di prato e di bosco: falciavano l’erba per le mucche e tagliavano la legna. «Così nel maggio 1926 il parroco benedisse un nuovo asilo a Milies che subito cominciò a funzionare con due suore di Segusino. Questo permetteva ai genitori di lavorare tranquilli e i bambini erano numerosi. Più di qualche donna mi ha raccontato di quanti sacrifici avevano fatto in quel periodo a Milies. In particolare una signora mi diceva che aveva sempre tanto freddo e suor Filomena le ha dato le sue calze. E chissà quanti altri atti di carità, di compassione e comprensione avranno donato le suore! Hanno condiviso tutto con i fratelli e le sorelle con i quali vivevano, una quotidianità fatta di stenti e di privazioni. Il loro cuore conteneva un amore così grande per Cristo da tradurlo in amore e in servizio ai fratelli».