Sacro Cuore in Padova. Apre un nuovo centro d’ascolto per accogliere e mettere in rete i servizi
L’obiettivo della comunità parrocchiale è di prestare attenzione a tutto il territorio, nell’ottica del “buon vicinato”, per poi indirizzare le persone più fragili verso il servizi migliore
Un centro d’ascolto… che ascolti. Prenderà il via nei prossimi mesi, nella parrocchia padovana del Sacro Cuore, un nuovo centro di ascolto Caritas. Non si tratta di un nuovo avamposto che si farà carico di tutte le esigenze caritatevoli, né tantomeno un “duplicato” di servizi già esistenti. Farà esattamente quello che dice il nome stesso: ascoltare. E ascoltare non solo le persone e le famiglie in difficoltà, ma tutto il territorio, punti di forza compresi.
«La Caritas in questa comunità c’è sempre stata – ricorda don Daniele Marangon – fin da quando sono arrivato al Sacro Cuore ho avuto modo di confermare come la carità qui sia considerata prioritaria, dall’attenzione missionaria che anche quest’anno ha raccolto più di 15 mila euro per il Kenya, fino alla scelta del consiglio pastorale, nell’anno del Giubileo della Misericordia, di destinare un appuntamento per le persone senza dimora tramite l’associazione Elisabetta di Ungheria». Nella comunità, poi, opera da sempre la San Vincenzo: «Grazie alla signora Luciana – spiega il parroco – vengono seguite famiglie in difficoltà con borse della spesa e pagamento di bollette». E, non da ultimi, lo sforzo dei volontari che ogni ultima domenica del mese preparano il pranzo per chi durante la settimana si rivolge alle Cucine economiche popolari, l’impegno del gruppo “Un’ora con chi è solo”, che si occupa delle solitudini degli anziani confinati nelle loro case, la tenacia di chi insegna l’italiano ai migranti.
Era già partito un centro d’ascolto Caritas, ma questo servizio si era interrotto. Ben prima della pandemia, però, se ne intuiva la necessità: «Il consiglio pastorale – riporta ancora don Daniele Marangon – sentiva l’esigenza di un coordinamento di tutta la carità, che fosse anche un luogo di ascolto, comunione e condivisione. Abbiamo scelto di partire con il piede giusto sentendo la Caritas diocesana per alcuni incontri di preparazione, anche aprendoci alla dimensione vicariale».
Secondo la visione del Consiglio pastorale, il Centro di ascolto diventerà un luogo di conoscenza delle nuove povertà dove indirizzare le persone ai diversi servizi parrocchiali. Sarà un ascolto attivo, che non aspetterà “seduto”: «Il Centro di ascolto ascolterà i poveri, ma ascolterà anche il territorio per informarsi sulle situazioni critiche e poter così intervenire». Il potere, insomma, di un buon vicinato, anche e soprattutto nel tempo della fragilità: «Tra i nostri compiti più decisivi c’è quello di aiutare le famiglie a fare da tramite tra le povertà e la parrocchia, in modo che il centro di ascolto prima, e i servizi poi, possano arrivare e intervenire. Con il centro di ascolto si vuole aiutare la comunità a incontrare ogni suo membro che soffre».
È un cammino non scontato, che esige i suoi tempi e che si rivelerà nella sua pienezza cammin facendo, ma che è pronto a scommettere tutto sulla forza della rete, dove ogni nodo, ogni famiglia e ogni servizio parrocchiale diventa più forte intrecciandosi con l’altro.
Per la pandemia nuove povertà bussano alla porta
Il Centro d’ascolto parrocchiale a Sacro Cuore partirà ufficialmente a settembre, ma già in queste settimane estive cominciano ad arrivare contatti, segnalazioni e richieste su cui i volontari si stanno già mettendo al lavoro. A mettere insieme le disponibilità del primo nucleo di operatori ci ha pensato Cecilia Brambilla, che su mandato del parroco don Daniele Marangon ha coinvolto alcuni componenti del coro e altre persone interessate. «Nei mesi scorsi – spiega la volontaria – abbiamo partecipato alla formazione con Caritas diocesana. Questo ha favorito molto la nostra crescita e la nostra ricerca, anche all’interno di un percorso di fede».
La pandemia ha spinto la parrocchia ad aumentare il suo impegno: «Sentiamo già i bisogni provocati dalla pandemia, dobbiamo essere pronti a incontrare queste nuove necessità e a dare il nostro aiuto, in collaborazione stretta con le realtà già presenti. Mancava però questa dimensione dell’ascolto: nel centro di ascolto non saranno Cecilia, Romina o Cinzia a incontrare le persone, ma tutta la comunità, che insieme cerca risposte, percorsi di accompagnamento per sostenere le persone a superare i loro problemi». Non un aspetto banale: «Cercheremo di coinvolgere attivamente tutta la comunità, anche con momenti di presentazione».
Alla formazione, nell’autunno scorso, sono seguiti altri incontri con Caritas diocesana su aspetti tecnici come la privacy e il metodo di ascolto. Di recente si sono svolti degli scambi con gli assistenti sociali del Comune che si occupano del quartiere, per sondare insieme i nuovi bisogni. «Apriremo a settembre il mercoledì, in orari diversi per venire incontro a tutte le persone». L’approccio scelto, tra sinergie e collaborazioni, sarà quello di accompagnare le persone verso una ritrovata autonomia: «Dobbiamo essere comunità che aiuta e responsabilizza, senza cadere vittime della tentazione dell’assistenzialismo».