Ricerca tra i volontari della Caritas di Padova. Volontari motivati, ma... mancano i giovani
Una ricerca, condotta dalla Caritas diocesana, ha coinvolto 397 volontari delle Caritas parrocchiali, dei centri di ascolto vicariali e dei servizi diocesani. In queste pagine la fotografia che emerge
Donna (il 62 per cento), pensionata, con una buona se non ottima scolarizzazione, spinta a intraprendere il servizio dal parroco o da altri volontari, ma confermata nei suoi intenti dal desiderio genuino di fare qualcosa per gli altri. È questo l’identikit del volontario “medio” della Caritas di Padova, frutto di una ricerca che ha coinvolto 397 volontari di tutte le Caritas parrocchiali, i centri d’ascolto vicariali e i servizi diocesani. Un ottimo campione, che rappresenta oltre il 30 per cento dei volontari stimati in tutta la Diocesi (circa 1.200).
La ricerca – la cui pubblicazione giunge al termine dell’anno che ha visto Padova capitale europea del volontariato – ha confermato alcuni assunti ma ha rivelato qualche sorpresa utile a delineare i cammini futuri.
Innanzitutto l’età: solo il 7,6 per cento dei volontari raggiunti ha meno di 45 anni. Il 30 per cento ha tra 46 e 60 anni. La stragrande maggioranza ha 61 anni o più. «Da questi dati – scrive la Caritas – possiamo da una parte evidenziare come sia necessario investire in comunicazione e formazione per attirare volontari sotto i 45 anni di età e in particolare i giovani, che sono scarsamente presenti nelle Caritas del territorio; dall’altra sottolineare come persone in età lavorativa e gravati da impegni familiari mettano comunque tempo a disposizione del prossimo». Vista l’età, non stupisce che ben il 47 per cento dei volontari sia pensionata. Della quota restante, il 32 per cento è lavoratore dipendente, l’11 è composto da casalinghe, il 3 per cento da liberi professionisti e il 2 da studenti. Sommando le percentuali con chi si dichiara di altre categorie di lavoratori, si scopre come i volontari che attualmente lavorano toccano il 40 per cento.
Se si considera l’età media dei volontari, emerge subito come la loro scolarizzazione sia ben più alta rispetto alla popolazione. Il 48 per cento ha un diploma, il 24 una laurea, magistrale o specialistica, il 6 addirittura master o specializzazioni.
Quasi la metà delle persone raggiunte dal questionario svolge il suo servizio da meno di cinque anni. «Questo – nota la Caritas – può essere segno di una certa dinamicità del volontariato, che vede affluire con continuità nuove risorse». Un altro 36 per cento del campione svolge attività in Caritas da più di cinque ma meno di dieci anni. «Anche questo è un segnale positivo – aggiunge la Caritas – in quanto questi volontari probabilmente hanno trovato risposte positive a ciò che cercavano con la loro azione di volontariato e continuano a svolgerlo». I più stakanovisti si trovano all’interno dei servizi diocesani: ciò però non stupisce, dato che molte attività a livello parrocchiale o vicariale, come i centri d’ascolto, hanno trovato la loro attuale conformazione in tempi più recenti.
«In ambito diocesano – precisa Caritas Padova commentando la sua ricerca – nascono poi anche esperienze di servizio legate a singoli progetti, talvolta ripetuti, come il Capodanno Caritas, oppure conclusi e non più ripetuti. Non è semplice dunque cogliere la continuità di queste presenze. Anche se isolate, però, queste esperienze hanno sempre avuto il pregio di mettere all’opera volontari storici e consolidati al fianco di persone che prestano il loro servizio magari per la prima volta. Queste occasioni rimotivano l’entusiasmo e danno nuova linfa ai primi, mentre per i secondi c’è l’opportunità di conoscere nuove realtà e sensibilizzarsi a questo mondo. C’è chi, dopo queste esperienze, ha avuto modo di entrare in servizi più strutturati per prestare volontariato in modo non più sporadico».
Immergendosi poi nelle risposte dei 397 volontari che hanno aderito alla ricerca, si scopre quanto sia importante per cominciare il servizio la spinta e l’incoraggiamento che arriva dai parroci e dai volontari già più attivi: un ruolo determinante lo svolgono esperienze e testimonianze già vissute. Le motivazioni poi che guidano i singoli individui a iniziare a fare il volontario in Caritas, se paragonate a quelle che li spingono invece a continuare, si nota come si abbassi la percentuale di chi dichiara di voler fare qualcosa per gli altri e che aumenti invece, raddoppiando addirittura, la spinta di testimoniare il Vangelo attraverso la carità.
Tra i motivi di delusione si annoverano le difficoltà a collaborare all’interno delle parrocchie per indifferenza, scarsa attenzione e individualismo (21 per cento), ma anche scarso numero di volontari e assenza di coordinamento. È presente anche un senso di impotenza di fronte ai tanti bisogni dei beneficiari per la scarsità di mezzi. Tra gli elementi di arricchimento, il 23 per cento dei volontari vede nell’impegno in Caritas un motivo di crescita personale, il 16 la motivazione percepita dalla gratitudine delle persone aiutate e la generale gratificazione del sapersi coinvolti in azioni benefiche.
«Il dono che il volontario incarna e testimonia – spiega la Caritas – vede crescere la complessità dei suoi ruoli (progetto, programma, comunicazione, promozione, sensibilizzazione, raccolta fondi, relazioni, monitoraggio). È un dono che richiede più impegno e più continuità, e va sostenuto da una forte motivazione valoriale e religiosa».
I dati della ricerca che più colpiscono sono le motivazioni dei volontari: «La maggior parte arriva perché è stata chiamata dal parroco o da altri volontari - sottolinea don Luca Facco, direttore di Caritas Padova fino al 9 dicembre - Fare volontariato in Caritas non è solo mettere a disposizione tempo, qualità, energie, ma anche rispondere all’appello che il Signore, tramite la comunità cristiana, fa a ciascuno di noi perché metta a disposizione i propri talenti. È una chiamata che arriva anche tramite le persone fragili, povere e deboli. È anche attraverso di loro che il Signore ci chiama».
Aggiunge don Luca Facco: «Il volontariato Caritas non ha solo lo scopo di aiutare i beneficiari, ma di coinvolgere quante più persone per farlo. Penso a questo Avvento: i bambini sono stati coinvolti dalle Caritas per le scatole di Natale, per piccoli pensieri da aggiungere ai pacchi di beni alimentari. Penso anche ai gemellaggi tra anziani soli e famiglie: questo è lo stile Caritas».
Terzo punto, la formazione permanente: «È decisivo evitare che prassi, abitudini e pensieri si sclerotizzino. La formazione continua e permanente permette di alimentare il versante spirituale e interiore, ma anche di conoscere nuove metodologie e attenzioni in un mondo che cambia in continuazione. E qui il lavoro in rete fa la differenza».
Con il 2020 si chiude l’anno di Padova capitale europea del volontariato: «È fondamentale ringraziare e riconoscere questo enorme capitale sociale, ma allo stesso tempo coinvolgere di più e meglio i giovani: in loro c’è un potenziale enorme».
Circa 1.200 i volontari in Diocesi
Sono circa 1.200 i volontari presenti in Diocesi di Padova. I 397 coinvolti nella ricerca di Caritas Padova – impegnati nelle Caritas parrocchiali, nei centri di ascolto e negli uffici diocesani – rappresentano il 30 per cento.