Rapporto annuale 2020. Il bilancio di una Chiesa che si sta trasformando
Rapporto annuale 2020. Le cifre danno l’idea dell’impatto della pandemia da Covid 19 sulle attività e sui beni dell’ente Diocesi e delle parrocchie sul territorio. È tempo di scegliere la Chiesa che saremo e di conseguenza come impiegare le risorse a disposizione
È il momento di organizzare la speranza. La citazione del vescovo pugliese Tonino Bello, ripresa anche da papa Francesco alla Settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto, torna alla mente di fronte al Rapporto annuale 2020 della Chiesa di Padova. Come Abramo ha riposto la sua speranza in Dio ed è uscito dalla sua terra, così la nostra Diocesi è chiamata a lasciare abitudini e modalità operative che appartengono già al passato, per esplorare nuove vie improntate alla sostenibilità. La Chiesa sarà ancora ricca di volti e di fede se saprà rinnovarsi, le parole del vescovo Claudio nell’introduzione non lasciano dubbi: «Per continuare la nostra missione di annuncio del Vangelo e di costruzione di comunità credibili e accoglienti, come ci hanno chiesto anche i giovani al termine del loro Sinodo (2017-2018), occorre un radicale cambiamento». Le fredde cifre contenute nelle tabelle del bilancio diocesano sono uno dei segnali (assieme a molti altri che si leggono dopo quasi due anni di pandemia) che spingono verso una revisione profonda della vita della Chiesa di Padova. Il ruolo del Sinodo diocesano che si aprirà il 5 giugno 2022 appare cruciale: «La stessa radice della parola sinodo è presente anche nella parola esodo – continua il vescovo – che richiama il movimento di uscire da consuetudini acquisite, di partire per nuove strade e inevitabilmente anche di lasciare spazi». Come Abramo dunque, anche «la nostra Chiesa è chiamata a salire il suo monte Moria (dove avrebbe dovuto essere sacrificato Isacco, ndr) per sacrificare alcune delle cose che ha tanto amato – scrive nella relazione di missione don Gabriele Pipinato, vicario per i beni temporali – La difficoltà è immensa perché possiamo solo affidarci alla chiamata di Dio e ai nostri passi incerti».
Le cifre
Se le preoccupazioni per la sostenibilità della vita della Chiesa di Padova sono concrete, nell’anno in cui il Covid si è abbattuto sulle comunità cristiane, il bilancio rinnova anche la testimonianza di una Diocesi che destina l’80 per cento dei movimenti economici a sostegno della povertà nel suo territorio (38 milioni di euro) e nel mondo (48 milioni) grazie anche all’azione di enti come l’Opsa e Medici con l’Africa Cuamm. Su questo filone si inserisce anche l’intervento straordinario dell’8 per mille codue fondi, per un totale di 2 milioni e 72 mila euro, di cui uno dedicato all’emergenza attraverso il Sostegno sociale parrocchiale e uno destinato alle parrocchie in difficoltà causa Covid. Il rendiconto di gestione parla invece di perdite per 440 mila euro. «La contrazione delle attività causa pandemia ha generato meno introiti ma anche meno spese – commenta l’economa diocesana Vanna Ceretta – Le misure messe in campo dal governo nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria hanno abbassato i costi per il personale». Il patrimonio netto della Diocesi oggi vale 30,5 milioni di euro, di cui 21,6 milioni costituiti da immobili istituzionali non disponibili, 6 milioni corrispondenti a immobili disponibili e 2,7 milioni di euro di patrimonio libero, il fondo che ogni anno compensa le perdite. L’ente ha oggi una situazione debitoria per 5 milioni di euro nei confronti soprattutto di parrocchie (3 milioni) e 5,7 milioni di euro di investimenti finanziari: «Si tratta di risorse depositate presso l’Istituto per le opere di religione (Ior) – continua Vanna Ceretta – realtà che soprattutto dopo la riforma voluta da papa Francesco, è in grado di garantirci l’eticità dell’investimento e l’attenzione ai fini sociali nella gestione dei fondi».
Le parrocchie
Gli effetti pandemici sono impressionanti nella parte del rendiconto dedicato alle comunità cristiane. Se nel 2019 le entrate ammontavano a 53 milioni di euro, nel 2020 sono state appena 30 milioni. Quelle legate all’attività istituzionale sono passate dal 16 a 10 milioni, le collette durante le messe si sono ridotte da 9,2 a 6,2 milioni di euro, mentre le entrate da sagre e feste sono passate da 15,3 milioni di due anni fa ad appena 1,6 milioni dello scorso anno. A fronte di tutto questo, anche le uscite si sono ridimensionate: da 46,7 milioni del 2019 a 28,1 milioni di euro del 2020. «Il bilancio ci racconta di come le comunità siano state effettivamente in grado di far fronte all’emergenza per quanto riguarda la gestione ordinaria – conclude l’economa diocesana – Ma diventa sempre più complesso manutenere o restaurare il patrimonio. La pandemia ha accelerato molto i processi in atto, sottraendo alle comunità risorse che sarà difficile recuperare. Per questo siamo chiamati a diventare piccoli, pur sapendo che crescere è semplice, mentre diminuire è complesso». Il bilancio rilancia dunque la domanda: quale Chiesa sta uscendo dalla pandemia da Covid 19? Come si trasformerà la Diocesi nei prossimi anni? Si avvicina il tempo delle decisioni, tempo di Sinodo.
È il sesto bilancio, per il terzo anno è anche certificato
La Chiesa di Padova presenta il proprio rapporto annuale per il sesto anno consecutivo e per il terzo anno il bilancio riceve la certificazione di un ente terzo (PricewaterhouseCoopers). La scelta di dare la precedenza alla trasparenza è oramai normalità. Il fascicolo che contiene l’edizione integrale del rapporto annuale è disponibile in formato pdf nel sito della Diocesi (www.diocesipadova.it)
Nel territorio
Il bilancio è il cuore degli incontri zonali promossi dall’ufficio economato per parroci e membri dei cpge: 8 novembre, Piove di Sacco (vicariati di Campagna Lupia, Legnaro, Piovese); 10 novembre, Crocifisso (Arcella, Cattedrale, Bassanello, San Giuseppe, San Prosdocimo, Torre); 11 novembre, Abano (Abano, Colli, Montegalda, Selvazzano), 15 novembre, Sacro Cuore di Romano (Crespano, Quero-Valdobbiadene, Valstagna-Fonzaso); 17 novembre, Redentore di Monselice (Conselvano, Maserà, Monselice, Este, Montagnana-Merlara); 18 novembre, Thiene (Thiene, Caltrano, Lusiana e Asiago).