Protagonisti del futuro. In Cattedrale, domenica scorsa, si sono riuniti i parroci e i laici delle parrocchie di Padova
«Il Sinodo ci chiamerà a evolvere e qui in città ne sentiamo fortemente il bisogno»
«Il vescovo Claudio ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, con molto coraggio, e ora tutti noi siamo chiamati a seguirlo mettendo da parte perplessità e timori». Rocco Bello, preside del liceo Tito Livio, domenica era in Cattedrale come tutti i laici e i parroci delle parrocchie di Padova e condivide le sue sensazioni all’inizio del cammino condiviso da tutta la Chiesa, anche sulla scorta del discernimento fatto in Consiglio pastorale diocesano, dove rappresenta il vicariato dell’Arcella. «Mi auguro di avere davanti un momento di rifondazione della Chiesa, di rinascita a partire dall’ascolto dello Spirito. Di certo il Sinodo è una grande possibilità che la Chiesa si dà e che dà anche alle nostre vite. Spero non produrremo solo documenti, ma scelte concrete, che matureremo uno stile diverso. Qui si giocano la credibilità e il futuro di una Chiesa che deve consegnare ai laici un ruolo significativo e che deve tornare a parlare ai giovani».
Orietta Lazzarini, nel consiglio pastorale diocesano rappresenta il vicariato del Bassanello: «Ciò che mi entusiasma di questo cammino che si apre è la percezione del soffio dello Spirito. Siamo riflettendo su come annunciare la gioia del Vangelo, mentre nelle parrocchie, spesso, il clima è cupo, a causa della pandemia che ha scardinato una serie di certezze, ma anche nel vedere che la partecipazione ci assottiglia. Il Sinodo ci chiamerà a evolvere e in città ne sentiamo fortemente il bisogno».
Preoccupazioni rispetto al Sinodo sono sorte anche nei laici. Lo ammette anche Liliana Stefani, del vicariato di San Prosdocimo. La sua parrocchia di San Gregorio Magno si appresta a condividere il parroco anche con Spirito Santo, dopo averlo già condiviso con Terranegra. «Passaggi come questo impegnano le comunità, per questo ci siamo chiesti subito se saremo all’altezza di questo percorso. Ma dopo le prime preoccupazioni abbiamo colto anche un moto d’orgoglio. Il Sinodo è una sfda che va raccolta e valorizzata, abbiamo bisogno di recuperare la nostra identità attraverso ascolto e preghiera, lasciando da parte le piccole questioni quotidiane, per prendere sul serio gli spunti di cambiamento che arrivano anche dal Sinodo dei giovani».
Secondo don Daniele Marangon, vicario foraneo dell’Arcella, «domenica abbiamo già fatto esperienza di una Chiesa che cammina insieme, anche senza dare per scontato di camminare sulle strade del Signore. Domenica mi sono sentito una parte di un tutto molto più grande, soprattutto pensando che in altri 14 punti della Diocesi altri fratelli e sorelle nella fede stavano partecipando allo stesso evento».
«La Chiesa oggi è vissuta da chi è fuori come lontana – riflette Antonella Agnello, delegata vicariale della Cattedrale – Abbiamo bisogno dell’ascolto profondo che è stato evocato dal vescovo per comprendere quali modalità mettere in campo».