Per 44 ragazzi dell'istituto Alberti un'esperienza formativa alle Cucine economiche popolari
Gli studenti del terzo e quarto anno dell'istituto aponense parteciperanno a un Pcto (Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento) organizzato in collaborazione con le Cucine economiche popolari, in un progetto di "educazione civica" che prevede una fase propedeutica e una di servizio vero e proprio.
Sarà un’esperienza profondamente educativa e formativa, destinata a lasciare il segno e a cambiare il modo di rapportarsi con le persone. E 44 ragazzi dell’Istituto Leon Battista Alberti di Abano Terme non hanno perso l’occasione di sperimentarla. A fine maggio, questi studenti delle classi terza e quarta avranno l’opportunità di frequentare il Pcto (Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento, quello che una volta si chiamava alternanza scuola-lavoro) realizzato con le Cucine Economiche Popolari. Il progetto si coniugherà in due fasi: una formativa e propedeutica con cinque incontri a cavallo tra maggio e giugno e una di esperienza diretta e di servizio all’interno delle Cucine economiche popolari, che i ragazzi svolgeranno divisi in gruppi di sei o otto, a giugno e luglio.
Un progetto ampio e articolato dunque, frutto di una collaborazione tra l’istituto Alberti e la Fondazione Nervo Pasini. «Questa alleanza con il mondo della scuola – sottolinea don Luca Facco, presidente della Fondazione – si inquadra nell’intento di fare delle Cucine sempre più un luogo educativo. Gli adolescenti hanno bisogno di fare esperienze positive, di sentirsi coinvolti, valorizzati e interpellati, di avere cura e attenzione da parte di tutta la comunità. Come Cucine vogliamo costruire queste occasioni».
Alla definizione degli aspetti tecnici del progetto ha collaborato il professor Luigi Carretta, volontario alle Cucine e dirigente scolastico a Dolo: «Questo progetto – spiega – mette insieme due aspetti: quello formativo ed educativo e quello propriamente scolastico e guida lo studente verso l’esame di stato. Io lo leggo come una matrioska, con un insieme di tanti tasselli che via via creano una dimensione diversa dalle singole parti. Si parla di educazione civica, di cittadinanza attiva e si fa un’esperienza di Pcto. Lo studente maturo può mettere insieme questi diversi aspetti».
Da parte dell’istituto aponense, tutto è cominciato quando il professor Giacomo Magro, docente di storia e filosofia e referente del progetto, ne ha parlato con la dirigente scolastica Stefania Ponchia che, memore di un’esperienza giovanile vissuta personalmente, ha aderito con entusiasmo. La risposta degli studenti e delle loro famiglie ha poi superato le loro aspettative. «Credevamo nell’importanza di offrire questa possibilità agli studenti – ricorda la dirigente – Appena esposta, abbiamo raccolto 44 adesioni. I ragazzi hanno bisogno di essere coinvolti in esperienze come queste da parte della comunità educante allargata».
Nella prima fase del progetto, i ragazzi, tutti insieme, parteciperanno a cinque incontri propedeutici su altrettanti temi: la sicurezza sui luoghi di lavoro, la realtà delle associazioni e delle fondazioni, la Fondazione Nervo-Pasini, il linguaggio dei media e il pensiero critico e infine tratteranno un caso in particolare, con una testimonianza diretta sulla realtà del popolo Saharawi. «La collaborazione tra il nostro Istituto e le Cucine popolari – sottolinea il professor Magro – risponde pienamente al percorso formativo richiesto per “educazione civica”, una “nuova” disciplina che tutte le scuole devono insegnare per maturare competenze di cittadinanza attiva. L’esperienza che vivranno i nostri ragazzi offrirà una concreta formazione per divenire “cives”, uomini e donne capaci di instaurare rapporti significativi e positivi con l’altro».
Nella seconda fase si passerà al servizio vero e proprio e i ragazzi, divisi in gruppi, saranno impegnati dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 15 alle Cucine popolari. La giornata inizierà con un laboratorio. Ne sono stato programmati cinque con tre associazioni del territorio: sulla storia e lo stile delle Cucine; i diritti dello straniero, con l’associazione Popoli Insieme; la stigmatizzazione e il pregiudizio; la sostenibilità e la tutela dell’ambiente con la Coldiretti; la giustizia sociale con l’associazione Tetris. Quindi si passerà al servizio vero e proprio, dallo sportello alla distribuzione pasti, dal servizio in sala alla sistemazione dei locali. Alla fine è previsto un momento di riflessione.
«Un momento, alla fine della giornata, per “stare” – conclude suor Albina Zandonà, direttrice delle Cep – Se emergerà qualcosa da parte dei ragazzi, saremo aperti ad ascoltarli. E’ il nostro stile come cucine. La nostra parola d’ordine è la gentilezza e cercheremo di far vedere ai ragazzi come le relazioni possono essere vissute con gentilezza e che c’è un gran bisogno di questo. Questo progetto dà testimonianza di come le cose si possono fare, fare bene e fare insieme. Essere aperti e collaborare con gli altri è nel nostro dna».