Pentecoste nel “cenacolo” del “Due Palazzi”. 150 persone per la Pentecoste insieme ai detenuti e alla loro parrocchia
Ad accogliere nel "cenacolo", una trentina tra detenuti, agenti di polizia penitenziaria e volontari del carcere di Padova.
“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” (At 2,1). Inizia così il passo degli Atti degli Apostoli con cui si apre la liturgia della Parola nella domenica di Pentecoste. E si sono ritrovate “tutte insieme nello stesso luogo” le 120 persone che hanno deciso di trascorrere la Pentecoste nel “cenacolo” del “Due Palazzi”. Con loro anche una trentina tra detenuti, agenti di polizia penitenziaria e volontari del carcere di Padova. “Tutti insieme nello stesso luogo”, persone di nazionalità, cultura e storie diverse, dalle 8 alle 15, senza contatti con il mondo esterno, senza cellulari, pc o tablet.
“A pranzo in carcere”, il titolo dell’iniziativa nata dalla collaborazione tra la direzione e la parrocchia del carcere “Due Palazzi”, l’associazione “La Difesa s’incontra” e la cooperativa Work Crossing. “La nostra Pentecoste con voi”, annunciava nei giorni scorsi dalla sua pagina Facebook l’associazione (emanazione del settimanale diocesano “La difesa del popolo”), rilanciando un post de “Sulla strada di Emmaus”.
“È un’iniziativa semplice – racconta don Marco Pozza, parroco del “Due Palazzi” – nata per far conoscere la realtà del carcere e per dare la possibilità, a chi vuole, di verificare se quello che si conosce o si sa del carcere corrisponde veramente alla realtà”. Un’iniziativa semplice, che ha riscosso fin da subito grande consenso. “Per ragioni organizzative si è trattato di una proposta a numero chiuso – spiega don Marco –. Il termine per le adesioni era stato fissato per i primi di maggio. Più di 60 le persone che sono rimaste in lista d’attesa”.
Tre i momenti che hanno scandito la Pentecoste nel “cenacolo” del “Due Palazzi”.
La giornata è iniziata coi racconti e le testimonianze sul e dal carcere. Due ore di dialogo con chi oggi si trova nel “Due Palazzi” per scontare una pena. Ma non solo. Due ore per confrontarsi anche con quei pregiudizi che – prima di scoccare come frecce appuntite dall’arco delle nostre certezze – non tengono quasi mai conto delle storie di vita (tutt’altro che semplici) di chi oggi si trova in carcere. Il dialogo, fatto di parole, si è poi aperto e confrontato con la Parola, durante la celebrazione della messa nella cappella del carcere. Dalla mensa eucaristica si è passati, quindi, alla mensa del “Due Palazzi”, per continuare – uno accanto all’altro – il dialogo e la condivisione. Per ascoltarsi e comprendersi, com’è capitato alla gente che – così raccontano gli Atti degli Apostoli – giunta al Cenacolo, sente i discepoli colmi di Spirito Santo parlare nella propria lingua.
“Lo Spirito Santo ci ricorda che Cristo è all’opera anche là dove non si pensa”, commenta don Marco Pozza.
Una Pentecoste, quella nel “cenacolo” del “Due Palazzi” di Padova, vissuta da “reclusi” dietro le sbarre, ma nella libertà di chi osa andare oltre le barriere della paura e del pregiudizio.
Irene Argentiero