Pastorale giovanile dopo il Coronavirus. Riaprire, certo: la vita di ragazzi e giovani
Come muoversi? Se lo chiedono le parrocchie, che cercano di capire se potranno organizzare grest e campiscuola. E se sì, come? La Pastorale dei giovani propone alcune attenzioni per arrivare preparati. E interrogarsi
Gli antichi lo chiamavano “horror vacui”, paura del vuoto. Ed è questa la sensazione che molti provano mettendosi di fronte al mistero dell’estate 2020. Un’estate che, con tutta probabilità, sarà spoglia di grest, campiscuola, sagre, festival, pellegrinaggi ed esperienze. Un vuoto che fa paura e fa spazio all’ignoto.
Di fronte alle tante domande che arrivano dalle parrocchie – che facciamo? Dove andiamo? Cosa organizziamo? – le risposte definitive mancano ancora. Ma governare questo “vuoto”, senza averne paura, si può e si deve.
Sul sito della Diocesi di Padova è stata pubblicata una nota in proposito. «Il senso del documento – spiega Giorgio Pusceddu della Pastorale dei giovani di Padova – è dare alcuni suggerimenti che abbiano come filo conduttore l’invito a non mollare, a stare attenti a ciò che sta accadendo, a prepararci per il dopo, ponendoci però alcune domande fondamentali per aiutarci a essere una Chiesa ancora migliore quando questo tempo sarà finito».
Il documento propone alcuni atteggiamenti per una visione profetica in questi tempi: «La prima attenzione è a non improvvisare. Qualora avessimo l’opportunità di agire, la preparazione di quel che andremo a fare sarà cruciale». La seconda azione è un impegno a trasformare un tempo di sospensione in un tempo di crescita. E la parola chiave è formazione: «Sono sorte molte proposte in questo periodo per interrogarci su cosa significhi essere animatori, cosa significhi mettersi a disposizione». Tra le tante opportunità, la pastorale giovanile mette in campo “Grestando a casa” e “Think outside the box”, entrambe disponibili su www.giovanipadova.it
L’ultimo atteggiamento è forse il più rivoluzionario: «Dovremmo sfruttare questa situazione anche per farci qualche domanda più di fondo. Abbiamo estati piene di attività, campi estivi, grest, iniziative. È giunto il tempo di chiederci perché le facciamo. Per chi le facciamo? Che cosa dovremo preservare e in che forme se, alle luci delle possibili limitazioni, alcune non saranno più possibili? Che cosa dovremo innovare? Sono domande che ci portano all’essenza del nostro essere Chiesa, domande fondamentali che ci dovranno trovare preparati quando la realtà ci ridarà un “via libera”».
La Pastorale dei giovani di Padova offre alcune soluzioni per scenari alternativi, per “esperienze a chilometro zero”, con un ricco filone legato alla carità di cui si sta occupando la Caritas diocesana. «Il documento – annuncia Giorgio Pusceddu – è destinato a evolversi, sia a ragione di quello che accadrà, sia nel dialogo con il Triveneto e con il Servizio nazionale di pastorale giovanile».
Ed è proprio qui che si inserisce la novità del documento nazionale “Aperto per ferie – Progetto dell’estate per ragazzi in tempo di pandemia”, che riprende le grandi sfide dell’oggi con possibili scenari di azione per il domani. «Lo slogan più importante – spiega Pusceddu – è “non ci interessa tanto riaprire i patronati, quando la vita dei ragazzi”. In poche parole, ci interessano strumenti per tenere viva una relazione di cura, che in questo momento può prendere anche strade diverse». Come è scritto nel documento, la Chiesa non chiude: «C’è apprensione per la ripresa della pratica liturgica, ma non possiamo trascurare l’azione pastorale ed educativa della Chiesa che continua a essere forte. La Chiesa troverà le modalità possibili per continuare a essere presente e agire nella società».
Alcuni scenari di ripresa dell'attività
Stringato e con un piglio pratico il documento “Aperto per ferie – Progetto dell’estate per ragazzi in tempo di pandemia” del Servizio nazionale di pastorale giovanile.
Nel secondo punto, “Obiettivi e strategie”, ipotizza uno scenario di ripresa estiva attorno all’idea di piccoli gruppi attraverso il web: «Uno/due animatori (adolescenti) con un gruppo di 8/10 ragazzi. Ovviamente questi animatori avranno bisogno di essere seguiti da educatori più grandi (i giovani disponibili)».
La fase zero prevede la formazione dei gruppi, mentre la fase uno attività gestite via web, come laboratori manuali, laboratori espressivi, giochi e preghiera.
La fase due, infine, prevede l’incontro in presenza quando sarà possibile, sebbene «in luoghi “spalmati” sul territorio», un «patronato “arcipelago” sia nella gestione dei tempi che degli spazi, in raccordo con le amministrazioni locali», con la consapevolezza che questa fase due potrebbe anche non aprirsi questa estate.