Parrocchie cittadine, presìdi di socialità
L’annuncio di Palazzo Moroni è della scorsa settimana. Il sindaco Giordani ha chiesto al suo capo di gabinetto Fiorita Luciano di affiancarlo, nei prossimi mesi, negli incontri individuali con tutti i parroci della città.
L’annuncio di Palazzo Moroni è della scorsa settimana. Il sindaco Giordani ha chiesto al suo capo di gabinetto Fiorita Luciano di affiancarlo, nei prossimi mesi, negli incontri individuali con tutti i parroci della città. Le motivazioni espresse dal primo cittadino di Padova parlano delle parrocchie come «punto di riferimento» imprescindibile per la realtà del territorio e di «presìdi» di osservazione della vita dei quartieri, «patrimonio di suggerimenti, critiche e segnalazioni». Un patrimonio che va valorizzato sempre più, soprattutto «in termini di ascolto». Nell’agenda di Sergio Giordani sono dunque appuntati almeno 55 appuntamenti con altrettanti pastori delle 67 parrocchie cittadine, alcune riunite in collaborazioni o vere e proprie unità pastorali (Cattedrale, Bassanello, Arcella).
Ma cosa intende il sindaco quando sostiene che le parrocchie mettono in campo «azioni che, a tutti gli effetti, sono sussidiarie dell’amministrazione e sostengono il pubblico in ambiti strategici per il benessere comune»? Per provare a dare corpo a queste parole abbiamo fatto un viaggio tra alcune delle iniziative che nel tempo hanno finito per diventare riferimenti sociali concreti per la quotidianità delle persone. Situazioni che a prima vista appaiono lontane dalla pastorale, ma che realizzano in verità quella promozione umana di cui non c’è bisogno solo in “terra di missione” e aprono spaccati di relazione e testimonianza del Vangelo.
La partenza del nostro itinerario è fissata in via Leopardi 6. All’ombra delle cupole di Santa Giustina dal 1990 Casa don Carlo (dedicata all’indimenticato parroco don Pianigada) accoglie persone in situazione di disagio familiare, sociale, ex detenuti, senza tetto, a volte anche malati. Ai sette posti originari, nel 2006, al piano superiore si è aggiunta Casa di Maria (dedicata alla piccola Maria Filippetto, morta negli anni Quaranta di diabete mellito, figlia di Mario, donatore dell’immobile alla parrocchia). Nate per accogliere donne, queste stanze da due anni sono aperte a famiglie che hanno subito uno sfratto. A oggi sono 19 le persone che vivono nell’intera struttura, nove sono i bambini. La gestione, in convenzione con il Comune e con il ministero dell’Interno, è affidata all’Associazione Progetto essere Maria Filippetto, che fa capo alla parrocchia, e alla Cooperativa Progetti uomo.
«La comunità nasce dall’idea di alcuni di noi di dare testimonianza di accoglienza alla città – racconta Pierangelo Della Giustina, presidente della cooperativa e fondatore del progetto – e oggi continua a crescere grazie all’apporto di operatori e volontari. Nel 2017 abbiamo inserito sette persone grazie al reddito di inclusione attiva, sei attraverso lavori di pubblica utilità e coinvolto due studenti in alternanza scuola-lavoro. A loro si aggiungono dieci ragazzi del Cuamm che hanno scoperto la casa e vengono a fare alcune ore di volontariato». Casa don Carlo è ormai sede stabile delle “10 mila ore di solidarietà” e del Capodanno Caritas.
Un concetto di accoglienza, quello di Santa Giustina, non molto differente da quello espresso nella seconda tappa del nostro viaggio, nell’unità pastorale all’Arcella. «Negli ultimi sette anni – spiega il parroco don Gilberto Ferrara – con don Marco Galletti abbiamo rivisitato le modalità d’uso di una serie di immobili appartenenti alle nostre parrocchie, tra cui l’ex canonica di San Bellino. Il risultato odierno parla di tre appartamenti gestiti dalla Caritas diocesana nel progetto di housing first in cui persone con dipendenze, segnate da separazioni o divorzi, prive di energie e risorse per mantenersi, accettano di mettersi in gioco in percorsi che hanno lo scopo di rilanciarle nella società. A questo si aggiunge un ulteriore appartamento gestito in collaborazione diretta con il settore servizi sociali del Comune come accoglienza pronto all’uso». In questo momento, a Santissima Trinità vivono due persone, mentre a San Filippo Neri oltre a un singolo è accolta anche una famiglia.
Sempre a San Bellino, da quattro anni, BiblioSanBe sorprende: un’iniziativa del tutto diversa che pure risponde a uno dei bisogni primari dell’oggi. «Questa biblioteca, dedicata a bambini e ragazzi fino alle medie, è il frutto dell’entusiasmo di un gruppo di genitori – sottolinea Sandro Lambini, uno dei promotori – Abbiamo aperto nell’aprile 2014 grazie a un finanziamento Cariparo e da allora ai 3.500 volumi in prestito si sono aggiunti laboratori, letture animate anche in lingua, collaborazioni con le scuole del territorio tra cui un concorso di poesie. Dallo scorso anno siamo l’unico soggetto extrascolastico inserito nella rete di biblioteche “Biblio media scuole”». La biblioteca (aperta nei lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16 alle 18.30, in via Jacopo Della Quercia 24) continuerà a essere presidio di socialità per famiglie e opportunità culturale per i ragazzi anche lungo tutta l’estate, tranne che dal 6 al 17 agosto.
E sarà un’estate di impegno e di bellezza anche a Voltabarozzo, parrocchia-quartiere a Sud-est della città del Santo, la nostra terza tappa. Grazie al bando “La città delle idee”, promosso dall’assessorato alla cultura, nei mercoledì mattina di luglio il botanico Silvio Varotto illustra le specie presenti nel Parco dei faggi. Ma chi sono i protagonisti di tutto ciò? I 66 ragazzi di elementari e medie che lungo l’anno hanno frequentato il doposcuola organizzato dalla parrocchia e che da sei anni continuano anche nelle mattinate estive (dalle 9 alle 11) per i compiti e letture ad hoc. Tutto merito di una formidabile squadra di 26 volontari (alcuni docenti in attività che si mettono a disposizione nel giorno libero) coordinati da Maria Truini Volpin.
«Siamo partiti esattamente 20 anni fa. L’allora parroco don Pierangelo Valente si era reso conto che i figli delle classi sociali meno abbienti non potevano permettersi ripetizioni private. I 15 alunni originari nel tempo si sono più che quadruplicati». Italiano, storia e geografia, matematica e scienze, oltre a inglese, francese e tedesco sono le materie insegnate: «Quest’anno abbiamo avuto un preziosissimo apporto da sei maturandi del liceo Cornaro, impegnati in altrettanti progetti di alternanza scuola-lavoro. E grazie alla presenza degli scout, per il primo anno siamo riusciti a garantire insegnamenti individualizzati ai ragazzi che ne hanno manifestato la necessità».
Sempre nel 1998 (era il 15 novembre) in via Giambattista Verci è sorta la casa di accoglienza San Camillo. Una struttura dell’omonima parrocchia – la quarta tappa – di cui esprime appieno anche il carisma. «Alcuni anni prima – ricorda la referente Maria Vittoria Pianta – le famiglie della comunità avevano iniziato a ospitare parenti di degenti in ospedale provenienti da fuori regione. Nel tempo, la richiesta è aumentata al punto che vent’anni fa la parrocchia ha costruito per questo scopo una casa». Si tratta di dodici stanze doppie e una tripla, tutte con bagno e lavanderia. In condivisione ci sono la cucina e altri spazi comuni. Una decina i volontari. «Garantiamo i servizi e le funzioni di segreteria, ma spesso siamo anche chiamati ad ascoltare, portando una parola di conforto, lo sfogo di chi attraversa periodi complicati della propria vita».
Si tratta spesso di malati oncologici e loro congiunti, oppure dei piccoli della onco-ematologia pediatrica. Mario Betetto è, tra i volontari, colui che mantiene i dati aggiornati. «Accogliamo poco più di mille persone l’anno – spiega – quasi tutte provenienti da Sicilia, Puglia, Calabria e Campania, ma anche stranieri per lo più da Croazia e Bosnia. Il contributo richiesto è di 15 euro al giorno, la nostra infatti è una casa dedicata a chi non ha la possibilità di accedere alle strutture alberghiere. E tuttavia il 18 per cento degli ospiti usufruisce di forti sconti, o perché segnalati da comuni o parrocchie, o perché si fermano per lunghi periodi che comporterebbero spese ingenti. Il 40 per cento infatti sono pazienti reduci da un ricovero che necessitano di terapie».
Il nostro viaggio si conclude in via Armistizio 128, nello splendido lascito di villa Giusti che è divenuto il patronato della Mandria. in questa splendida cornice, la creatività degli operatori Caritas della Mandria ha concepito, poco più di un anno fa, il negozio New Vintage in cui vestiti e arredamento vengono venduti per far fronte alle necessità di singoli e famiglie, dalle bollette alle rette dell’asilo, fino ai medicinali. «Il negozio è il fiore all’occhiello di un gruppo che porta avanti le attività tradizionali come la distribuzione di alimenti e vestiti e a cui si associa da alcuni anni anche un corso di italiano frequentato per lo più da donne africane», spiega Tiziana Rocco, tra le ispiratrici del negozio.