Maria, donna “tutta” eucaristica. Ciò che lega più profondamente la Vergine Maria all’Eucaristia è il mistero della croce del suo figlio
Nei Vangeli non si trova alcun legame esplicito tra il sacramento dell’Eucaristia e la Vergine Maria. Eppure, poiché l’Eucaristia racchiude il mistero pasquale di Cristo, vertice di tutti i suoi misteri personali, e poiché Cristo è il frutto del grembo di Maria, tutta la vita di Maria ha una dimensione eucaristica. Ciò che lega più profondamente la Vergine Maria all’Eucaristia è il mistero della croce del suo figlio, che è ripresentato per noi a ogni celebrazione eucaristica
Nei Vangeli non troviamo alcun legame esplicito tra il sacramento dell’Eucaristia e la Vergine Maria. Eppure, poiché l’Eucaristia racchiude il mistero pasquale di Cristo, vertice di tutti i suoi misteri personali, e poiché Cristo è il frutto del grembo di Maria, tutta la vita di Maria ha una dimensione eucaristica.
Quando l’angelo Gabriele portò l’annunzio di Dio a Maria, la chiamò “piena di grazia” (kecharitôménê), ricolma della grazia (chàris), dell’amore e della benevolenza di Dio. La grazia che Dio concesse a Maria fu “piena” non solo perché traboccante di una misura e di una forma divine, ma anche perché avvolse l’esistenza di Maria fin dal primo suo concepimento nel grembo di Anna. Fu dunque una grazia che precedette ogni più piccola iniziativa meritoria della Vergine beata, una grazia totalmente gratuita. Avviene così anche per noi: l’Eucaristia (Eucharistìa) che ci dona tutto Cristo, pienezza di ogni tesoro divino, ci viene data non perché ne siamo degni, ma perché ne abbiamo bisogno per crescere fino alla dignità di figli di Dio.
La prima risposta al dono gratuito è la gratitudine, cioè il rendimento di grazie. Il Magnificat è il grande cantico biblico con cui Maria ringrazia Dio nella casa di Elisabetta. È un grazie che esalta la misericordia infinita di Dio distesa nel passato e protesa all’avvenire per benedire lei, il suo popolo e l’intera umanità; un grazie che nasce da un cuore umile e povero, che riconosce i prodigi della salvezza operati da Dio, salvatore fedele e onnipotente. Anche l’Eucaristia è un rendimento di grazie che ogni giorno tutta la Chiesa, capo e corpo, innalza al Padre per la redenzione operata da Cristo, divenuto sulla croce mediatore di un’alleanza d’amore nuova ed eterna, speranza definitiva per tutti i popoli.
La risposta di Maria al dono gratuito è contenuta anche e soprattutto nelle parole con cui lei conclude il dialogo con l’angelo nell’annunciazione: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Maria si dona a Dio con un abbandono così pieno da rendere possibile l’incarnazione del Figlio di Dio nel suo grembo verginale: è il vertice della comunione tra Dio e l’umanità, il fondamento di tutte le grazie contenute nel progetto eterno di Dio. Anche nella comunione eucaristica Cristo viene a dimorare in noi: Maria ci conceda la sua fede e il suo abbandono così da essere trasformati in lui, così da consentire a Dio di realizzare in noi e per mezzo di noi il suo disegno di salvezza.
L’annuncio che Maria riceve dall’angelo la introduce nella contemplazione del mistero di Dio che visita il suo popolo, ma lungi dal farla riposare nel godimento dei suoi privilegi la mette in cammino fino alla casa di Elisabetta per condividere la grazia ricevuta e mettersi a servizio della parente anziana e incinta. Fa parte anche del dinamismo dell’Eucaristia introdurci nel mistero della Pasqua di Cristo grazie alla celebrazione liturgica per poi inviarci nel mondo come testimoni capaci di amare i fratelli. Anche a Cana Maria rivela un cuore che veglia per il bene di tutti e che attinge da Gesù quello che manca per la festa della vita e dell’amore.
Quello che lega più profondamente la Vergine Maria all’Eucaristia è certamente il mistero della croce del suo figlio, mistero che è ripresentato per noi a ogni celebrazione eucaristica e che a lei, tenera madre, è prospettato dalla profezia di Simeone in occasione della presentazione di Gesù al tempio: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima – affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35). Avendo generato la natura umana del Figlio di Dio, Agnello del nostro riscatto, Maria ha coinvolto le sue stesse viscere materne nel sacrificio del Golgota. Con la sua presenza ai piedi della croce ha partecipato con tutte le fibre del suo corpo e tutte le facoltà della sua anima a quella immolazione di Gesù che l’Eucaristia rende perennemente presente nella vita della Chiesa.
La risurrezione di Cristo, che è fondamento della sua presenza in ogni Eucaristia, porta Maria al vertice del suo rendimento di grazie in questa vita terrena: quale gioia ineffabile riabbracciare il Figlio suo, vincitore della morte e redentore dell’umanità!
Dopo la separazione fisica da Gesù in seguito alla sua ascensione al cielo, la vita eucaristica di Maria, collocata nel cuore della Chiesa (At 1,14) e perseverante nello “spezzare il pane” (At 2,42), diventa la ragion d’essere di tutta la sua esistenza interamente protesa all’unione con il Figlio glorificato. Di giorno in giorno lei progredisce nella pienezza di grazia fino a raggiungere Gesù nel cielo dove il suo rendimento di grazie, superata l’economia eucaristica sacramentale, diventa un Magnificat eterno nella beatitudine gloriosa.
padre Domenico Maria Fabbian
eremita diocesano
Maggio
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