La presenza del Triveneto in Thailandia. Chae Hom e Lamphun, volti diversi della stessa missione
Nelle due parrocchie thailandesi ci sono don Bruno Rossi, don Raffaele Sandonà, don Attilio De Battisti, don Bruno Soppelsa e don Ferdinando Pistore.
Quando si considera la religiosità e la vita di fede, la Thailandia è l’esempio della varietà di situazioni e strutture ecclesiali che si possono avere e di come la realtà vada accolta nella sua complessità.
Le parrocchie di Chae Hom e Lamphun sono un esempio quanto mai significativo di questa differenziazione di situazioni. Si tratta di condizioni che don Attilio De Battisti (che ci ha presentato la missione) definisce comunque “complementari”, «in quanto aiutano ciascuno di noi a non considerare il metodo missionario unico. Occorre essere consapevoli che ci sono tanti metodi, a seconda del contesto e a seconda delle forze e credo che il cammino di evangelizzazione va portato avanti in tantissime maniere, qui così come in Italia».
Nel 1998 parte la missione in Thailandia a Chae Hom, nella diocesi di Chiang Mai, nel nord del Paese. La missione si estende su un territorio di 90 km di lunghezza e 70 km di larghezza, con una popolazione di circa 50 mila abitanti, in parte di religione buddhista e in parte appartenenti a vari gruppi etnici qui immigrati o rifugiati dal Myanmar (Birmania), dal Laos o dai confini con la Cambogia.
Ognuno di questi gruppi ha una propria lingua, proprie tradizioni, un proprio modo di vivere la religiosità "tradizionale". Geograficamente è collocata in un territorio pieno di gruppi etnici, legati più a una religiosità quasi animista, o con religiosità e spiritualità degli antepassati, pochissimo radicata al buddismo, tanto che in molti villaggi seguiti dalla parrocchia di Chae Hom non ci sono nemmeno i templi buddisti.
«Queste popolazioni – nota don Attilio - sono molto assetate di evangelizzazione, e aderiscono anche con grande entusiasmo, nella semplicità, al cristianesimo. La parrocchia di Chae Hom ha, dunque, un grosso lavoro di evangelizzazione, in termini quasi classici, di primo annuncio, di sacramenti, di accompagnamento, di comunità che crescono. Ogni anno, si celebra il battesimo di alcune decine di persone».
Ci sono quattro centri per ragazzi in cui si favorisce, una loro integrazione oltre che una loro formazione scolastica. «Questo crea una “piattaforma giovanile” fecondissima per la semina del Vangelo. In questi centri la catechesi è quasi settimanale. Ci sono catechisti e ci sono molti ragazzi che, pur non essendo battezzati o cristiani, vengono in contatto con la vita cristiana e alla fine possono anche chiedere il battesimo».
Nel 2010 i vescovi del Triveneto, il nuovo vescovo di Chiang Mai e i nostri missionari fidei donum concordano di dare il via a una nuova presenza missionaria nella città e nella provincia di Lamphun che conta oltre 400 mila abitanti. È l'unico distretto industriale del nord della Thailandia e lì si trovano molti giovani, provenienti dalle campagne e dai monti, che cercano lavoro. Prima che ci fossero i preti fidei domun del Triveneto, a Lamphun non c’era nessuna presenza cattolica, nessuna cappella, nessuna chiesa, nessun prete cattolico che lì risiedeva. La parrocchia di Lamphun copre un territorio vasto circa come le provincie di Vicenza e di Padova messe insieme.
Lamphun è molto diversa dall’altra parrocchia. Quando è stata fatta la scelta era considerata “missione impossibile” in quanto territorio totalmente buddista. Non ha centri per ragazzi, perché non c’è la richiesta. Ha una sola una cappella periferica, sui monti.
I preti fidei donum lavorano prevalentemente con quelli che chiamiamo ”i Tai del nord”, gente di pianura, profondamente buddista. «La nostra – commenta don Attilio - è una presenza simbolica. Noi vogliamo camminare con queste persone, che tra l’altro ci accolgono con grande gioia e ci apprezzano e in qualche maniera sono contenti di averci come vicini.