L’antica chiesa di Motta d'Este verso una nuova vita
La chiesetta di Motta d'Este fu eretta nel 1790 e venne abbandonata con la costruzione di quella nuova. Ora è stata recuperata, ma per renderla pienamente fruibile servono ulteriori lavori.
Si sono conclusi gli interventi di restauro sulle due chiese di Motta d’Este, la nuova e quella settecentesca. Ma vale la pena ripercorre la storia degli edifici di culto della parrocchia: qui, nel medioevo, esisteva una cappella con vicino un ospizio per i passanti bisognosi. Nel ’400 dipendeva dalla pieve di Castelbaldo, in seguito fu istituita come parrocchia, nel 1572; nel 1598 chiesa e ospizio passarono sotto la cura dei religiosi Olivetani di San Benedetto di Padova, fino alla soppressione del monastero a fine Seicento.
Nel 1790 la chiesa fu completamente riedificata. A partire dal 1901 si iniziò a costruire la chiesa attuale, in direzione perpendicolare alla precedente e con facciata verso la statale: due terzi dell’edificio antico furono demoliti per creare un sagrato, il resto rimase.
La vecchia chiesetta e la piccola torre campanaria superstiti si trovavano in pessimo stato di conservazione, con problemi di staticità tali che negli anni Novanta erano state realizzate imbragature per evitare crolli lungo la statale. In seguito si verificarono ulteriori cedimenti, con porzioni di copertura crollate e distacchi di intonaci e porzioni murarie.
La struttura lignea a capriate della copertura risultava ammalorata, con erosione delle sezioni delle travi e umidità sulle basi d’appoggio.
Anche le facciate dell’edificio e del campanile presentavano intonaci disgregati e porzioni mancanti.
I lavori, iniziati a gennaio 2017, hanno riguardato la connessione tra la struttura lignea della copertura e le murature (inghisaggio di barre filettate verticali), il rifacimento della stessa copertura dopo il risanamento e la parziale sostituzione delle capriate, la posa di nuovo tavolato ligneo, l’impermeabilizzazione con guaina bituminosa ardesiata. Sono state installate anche nuove lattonerie in rame e un manto finale in coppi alla veneta, con riutilizzo degli elementi in buono stato. Un secondo intervento si è occupato del collegamento dei paramenti e incroci murari (sempre mediante inserimento di barre filettate in ghisa); si è proceduto poi a risanare il paramento con la tecnica dello “scuci e cuci”, e con risarcitura delle fughe sulle porzioni in buono stato, applicazione di intonaco traspirante, di idropittura con biocida, di protettivo contro la microflora e a rifinire con pittura acrilica. È toccato quindi al restauro delle facciate esterne (lati nord, ovest e sud), eliminando la patina biologica e la vegetazione cresciuta sulle pareti, rimuovendo i rivestimenti in fase di distacco, applicando intonaco traspirante ove mancante e rifinendo con strati protettivi e pittura acrilica. Si è infine provveduto infine al consolidare le fondazioni sul lato nord. L’edificio diventerà ora sala parrocchiale.
Anche sulla torre campanaria si è intervenuti con la ricostruzione del manto di copertura crollato, e poi con l’irrigidimento della cella campanaria con una nuova struttura in acciaio zincato, il rinforzo degli impalcati su ciascun solaio, e infine il restauro delle facciate esterne.
Con l’occasione dei lavori alla chiesetta antica, la parrocchia è intervenuta anche sulla chiesa più recente, al fine di dare completezza all’intervento di riqualificazione, limitatamente però alla facciata principale che presentava intonaci disgregati e mancanti che avevano portato a vista la muratura in mattoni e pietra. Oltre al restauro della facciata, si è intervenuti poi sul manto di copertura in coppi alla veneta con una risistemazione mediante il riutilizzo degli elementi in buono stato e la sostituzione di coppi ammalorati con pezzi di recupero.
L’intervento di restauro è stato totalmente a carico della parrocchia di Motta d’Este. A eseguire i lavori, diretti dall’architetto Marco Rosso di Noale, è stata l’impresa Atheste costruzioni di Este; direttore dei lavori per le opere strutturali è stato l’ing. Michele Rizzo con studio a Santa Giustina in Colle; coordinatore della sicurezza il geometra Matteo Squarise. Nonostante questi lavori, l’ex chiesa non è ancora del tutto recuperata: per renderla pienamente fruibile come sala a uso della parrocchia e del territorio servono ulteriori interventi interni, così come un blocco di servizi igienici e il riscaldamento.