Il ricordo di Don Aldo Natale Terrin. Ha interrogato la teologia liturgica
Ha insegnato ai suoi studenti a guardare al rito con onestà e libertà
Il pensiero creativo di don Aldo Natale Terrin (1941-2024), che certamente si innestava nelle sue caratteristiche di uomo e di prete, può essere descritto attorno a tre elementi. Il primo è la convocazione creativa e appassionata di pensieri diversi sull’uomo tanto da costituire un riferimento fondamentale per ogni discorso di teologia del rito che non voglia disattendere gli apporti dell’antropologia culturale. Analogamente a don Luigi Sartori, don Aldo Natale ha importato nell’ambito teologico le visioni tipiche dei saperi e dei linguaggi delle culture nelle quali la Chiesa si incarna. Il secondo elemento di rilievo consiste nell’attenzione al fenomeno del rito come questione teologica in quanto esperienza dell’uomo religioso e non religioso conoscibile autenticamente soltanto grazie a una rispettosa frequentazione delle culture e delle pratiche umane. Il terzo tratto di notevole importanza è costituito dallo studio del sacro e dalla passione per l’uomo che si orienta al divino. L’esperienza religiosa e rituale è stata il centro dell’interesse del prof. Terrin, il quale ha formato molti studenti sparsi in diverse nazioni del mondo e li ha abilitati a “maneggiare” il dato liturgico senza tradire la materia viva dell’azione rituale, delle sue caratteristiche e delle sue risorse mai riducibili a significati predeterminati. Ora affidiamo il suo animo composto e vigoroso alla pace del Signore, con la gratitudine di aver avuto nella nostra Chiesa diocesana un pensatore che ha saputo interrogare e provocare la teologia liturgica insegnando a guardare al rito con onestà intellettuale e libertà interiore.