Eucarestia "trasfigurata". Crediamo in un Dio che si fa mangiare pur di unirsi a noi
Il legame tra eucarestia e Trasfigurazione è forte e si riassume in tre azioni. Crediamo in un Dio che si fa mangiare pur di unirsi a noi
C’è una relazione più interessante di quanto possiamo pensare tra eucarestia e Trasfigurazione. Nell’eucarestia sono tre le azioni rituali che hanno un legame di fede e un rapporto rilevante con l’evento della Trasfigurazione.
La prima è l’azione della proclamazione e dell’ascolto della Parola di Dio. Anche nei testi evangelici della Trasfigurazione la presenza con Gesù trasfigurato di Mosè e di Elia non sono solo un ricordo o un riferimento alla Legge e alla profezia, ma diventa realtà della Parola di Dio che si attua nuovamente davanti a Gesù stesso, ai due profeti, e soprattutto ai tre discepoli invitati sul monte. Parola che agisce. La Parola si concretizza come dialogo che coinvolge, conversazione che interpella e incuriosisce, e come relazione inclusiva tra i tre divini e i tre umani. È vita divina che chiama, tocca e trasforma. Anche nell’eucarestia la proclamazione delle letture bibliche e l’ascolto attivo – ricevente e rispondente – attua nella nostra esistenza la fede pasquale, l’accoglienza del disegno di salvezza, la risposta come offerta di noi stessi nell’amore. Purtroppo anche noi molto spesso facciamo come Pietro che vorrebbe costruire delle tende, quando non dobbiamo fermarci a trovare riparo in un’opera religiosa per quanto possa essere importante e rispondente alle nostre attese, ma piuttosto camminare quell’esodo pasquale che si concluderà alla fine del tempo. È la Parola che ci sostiene come cibo nel cammino della vita, ci guida come luce ai nostri passi, e ci orienta verso la meta di senso dell’esistenza. Ci converte. Ci trasfigura.
La seconda azione è propriamente quella della consegna di Gesù all’amore totalizzante del Padre per l’intera umanità. Consegna non sacrificio, libertà non dovere, ubbidienza non costrizione. L’epiclesi dello Spirito nella messa è uguale alla nube che scende oscura e luminosa sugli apostoli. Nel racconto della Trasfigurazione i tre discepoli non sono ancora pronti a entrare e stare nella nube dello Spirito, a farsi permeare dalla forza dell’amore gratuito e donantesi, mentre lo è Gesù che annuncia per tre volte la sua Pasqua. Per questo il Padre comunica loro: questi è il mio Figlio l’amato, il prediletto, attraverso il quale comunicherò e donerò il nostro amore per e agli uomini. Nell’eucarestia noi partecipiamo a questo amore divino che si dona senza condizioni con totale gratuità e inclusione, amore che per raggiungerci nella nostra corporeità si trasfigura nel pane e nel vino della mensa eucaristica. La trasfigurazione operata dalla Parola si compie nella comunione col corpo e il sangue del Figlio di Dio.
È questa la terza azione. Nel testo evangelico della Trasfigurazione Gesù rimane da solo: Mosè ed Elia sembrano spariti; la nube e la voce del Padre scompaiono; il progetto delle tende fallisce. Quella solitudine da una parte di Gesù e dall’altra dei discepoli, da una parte quella di Dio e dall’altra quella degli uomini è chiamata a trasfigurarsi in comunione. Il Dio trinitario si fa mangiare da noi pur di unirsi alle nostre persone, noi celebriamo l’eterna alleanza dell’eucarestia diventando la dimora del suo amore. Lui si trasfigura in noi, e noi in lui. Qui nella storia ripetiamo la celebrazione dell’eucarestia, là invece avremo solo la comunione con lui e con tutti gli altri, uomini e donne, fratelli e sorelle dell’intera ecumene.
padre Alessandro Barban
osb cam, priore generale di Camaldoli
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