Elide Siviero rilegge le crisi attuali alla luce del Capitolo 6 dell'Apocalisse. Sguardo al Signore, sostegno ai fratelli

È la fede che muove il cristiano: la massiccia accoglienza degli ucraini, in questi tempi, ne dà testimonianza.

Elide Siviero rilegge le crisi attuali alla luce del Capitolo 6 dell'Apocalisse. Sguardo al Signore, sostegno ai fratelli

Oltre le piaghe, la rivelazione dell’amore di Dio. Un amore – carità – che si estende ai fratelli. Con Elide Siviero, collaboratrice del Servizio diocesano per il catecumenato di Padova, rileggiamo i giorni che stiamo vivendo, tra guerra e pandemia, alla luce del sesto capitolo dell’Apocalisse.

«In questo capitolo – racconta Siviero – si aprono i sigilli e si avverano tutte quelle visioni che ci spaventano tanto». Il primo sigillo che viene aperto fa passare un primo cavaliere, di colore bianco, con una corona che lo identifica come vincitore: «Questo cavaliere rappresenta Cristo. A lui seguono il cavaliere rosso, simbolo della guerra e della violenza, quello nero, simbolo della fame e della carestia, e quello verde, che simboleggia la corruzione della morte e la pestilenza».

Immagini luttuose, che però vogliono dire ben altro: «Queste immagini drammatiche sono l’antefatto di una scena meravigliosa: subito dopo, infatti, guardiamo a una moltitudine immensa che canta nella gloria. È la visione del paradiso». Visioni del futuro. O forse del presente: «L’Apocalisse – spiega Elide Siviero – descrive la situazione in cui l’uomo, nel corso della storia, continua a vivere. Non è infatti la prima volta che ci troviamo di fronte a una guerra o una pandemia. L’uomo è continuamente immerso nelle difficoltà, nelle quali rischia di notare solo il male. Gesù invece ci chiede di alzare lo sguardo verso di lui, di guardare alle complessità sotto la luce pasquale del suo messaggio, cioè che attraverso la morte Cristo ci porta alla vita. E per questo serve fede».

La fede non può che tradursi in carità. «Attraverso il suo legame con Dio – spiega Elide Siviero – il cristiano riesce ad agire in favore dei fratelli. La massiccia accoglienza dei profughi ucraini che sta avvenendo nelle nostre case e nelle nostre comunità in queste ore ne dà testimonianza». Ma la fede anche anima e dà senso alla nostra speranza: «Il termine ebraico per la parola speranza significa “corda testa”. Io nella speranza vedo una corda tesa: dall’altra parte c’è Dio, che anche in questa guerra ci fa scoprire la comunione che c’è tra tutti noi. Se finisce male, infatti, va a finire male per tutti, non solo per l’Ucraina». Un’Ucraina che, insieme alla Russia, il 25 marzo viene consacrata dal papa alla Madonna: «Lo trovo un gesto bellissimo – plaude Elide Siviero – perché Gesù ci invita ad alzare gli occhi e pregare. La consacrazione a Maria è una richiesta di aiuto a Dio, una preghiera che assieme al digiuno e all’elemosina, che vuol dire soccorrere i poveri che arrivano, può diventare fruttuosa anche per noi. Nel momento in cui assimiliamo queste dinamiche, cresce la statura del nostro essere cristiani e ne traiamo beneficio».

Il bene che nasce dal male: «L’ondata di carità che scaturisce da questa guerra rispecchia il capitolo 25 del Vangelo di Matteo: “Qualunque cosa avete fatto ai miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. È consolante sapere che il Signore considera fatto a sé tutto ciò che noi facciamo per amore».

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