Condividiamo la passione per Gesù
Figlio, fratello e padre. Così il vescovo Claudio si presenterà a ogni singola comunità: immerso nella storia diocesana, a fianco di ogni cristiano in cammino, garante della relazione con il Signore che i credenti vivono ogni giorno.
Un pastore e la sua gente.
In questa immagine plastica sono racchiusi i molteplici significati che ogni visita pastorale riveste.
Così da novembre, a partire dalle comunità di Valdobbiadene, mons. Cipolla inizierà il suo lungo abbraccio a tutte le parrocchie della Diocesi di Padova caratterizzato da tre atteggiamenti. Il vescovo Claudio verrà anzitutto come un figlio, immerso nella grande storia diocesana, fatta di fede e relazioni, di tradizioni e scelte, che lo hanno preceduto. È generato lui stesso alla fede dall’intreccio vitale, realizzato in acquisizioni e cammini; in fatiche e speranze; in intuizioni e percorsi di cambiamento dell’intera realtà diocesana.
L’essere figlio lo pone in atteggiamento di ascolto, attento e riconoscente. Il vescovo è poi un fratello nella fede. Non è altro da noi, come ogni fratello si sente di camminare affiancato e sostenuto da straordinari compagni di viaggio, condividendo con tanti altri le traversate e anche le burrasche del vivere (cfr. Atti 27).
L’esercizio della fraternità diventa stare insieme nel tempo, nella vita ordinaria delle nostre parrocchie, alla ricerca di una vita buona e fraterna tra di noi.
L’essere fratello lo pone nell’atteggiamento dialogante di chi riceve e offre, di chi si lascia “toccare” dall’altro e allo stesso tempo interpella e suscita novità. Infine il vescovo è anche il padre. L’essere padre lo rende garante di una relazione verticale alla quale i fratelli fanno riferimento; simbolo e maestro di comunione, per superare divisioni e fratture; colui che accompagna consolando e incoraggiando.
L’essere padre lo pone anche nell’atteggiamento di chi suggerisce, indica, rilancia prospettive e cammini. Allo stesso tempo il padre raccoglie e unifica, valorizza ogni figlio ed esperienza, mantiene il vincolo dell’unità nell’intera Chiesa diocesana.
Le immagini di figlio, fratello, padre offrono già l’orizzonte relazionale della Visita, che assume il tono di un incontro tutt’altro che formale e burocratico, valutativo o di controllo. Il desiderio del vescovo è di collegare la visita al profumo che riempie tutte le nostre case. E il riferimento diretto è agli orientamenti dell’anno pastorale che si sta per chiudere: «è il profumo della gratuità e della bellezza, è quel tocco in più che ci permette di essere attraenti, è quello spazio di leggerezza che ci orienta al gioco, alla gioia: è un granello di giovinezza che ci permette di sognare.
Se parliamo di profumo è perché abbiamo la consapevolezza delle nostre risorse e ormai le dimensioni essenziali della vita cristiana ci appartengono. Ci appartiene la familiarità con la Parola, ci sentiamo parte di una fraternità di discepoli, ci nutriamo di carità e ci spendiamo nel servizio. Profumiamo di Cristo».
La visita, come scrive don Claudio nella lettera alle comunità, sarà dunque un momento ordinario, feriale com’è quando si sta in famiglia. Il vescovo condividerà la vita quotidiana di ogni parrocchia: i momenti di preghiera e le celebrazione dell’eucaristia, le realtà e le programmazioni normali, le esperienze quotidiane delle comunità. Per questo motivo non incontrerà specificatamente tutte le molteplici realtà presenti nel territorio, ma si concentrerà prevalentemente sulla vita delle comunità cristiane e sulle loro scelte di fondo. Il vescovo certamente troverà particolari situazioni di fatica e di sofferenza, ascoltando persone e visitando luoghi di carità presenti in parrocchia. Nei giorni della visita ci sarà anche il tempo per incontri personali.
Rimane intatto il senso profondo della visita pastorale che è anzitutto un atto apostolico.
Il vescovo, nella successione degli apostoli, conferma le nostre comunità cristiane, collegandole simbolicamente con le prime. La visita è un dono che ci fa sentire Chiesa, convocati e chiamati a vivere la grazia e la bellezza della fede, e le parrocchie accoglieranno il vescovo con atteggiamento di lode e di gratitudine. La visita è anche un segno sacramentale.
I sacramenti esprimono la continua vicinanza del Signore Gesù al suo popolo e ci trasformano all’altezza dei suoi pensieri e sentimenti.
Si rende presente l’unico Pastore, che continuamente si prende cura delle pecore e del gregge, preoccupato che nessuno vada perduto. Le parrocchie che accoglieranno il vescovo saranno coinvolte interiormente per lasciarsi visitare e rinnovare a partire da questo incontro, senza preoccuparsi dalle cose da fare o da organizzare.
Infine la visita pastorale è servizio all’unità della Chiesa di Padova. La nostra Diocesi, così grande e diversificata nei territori, nei luoghi e contesti vitali, segnata da molteplici esperienze e da una ricchezza di percorsi, può rischiare, a volte, di disperdersi e di non puntare all’essenziale; di non ritrovarsi, non tanto nei pensieri quanto nelle prassi pastorali.
L’atteggiamento delle parrocchie che accoglieranno il vescovo potrà essere perciò orientato a sentirsi parte di un tutto: frammenti preziosi e insostituibili dell’unica Chiesa, non in solitudine e autonomia, ma nella gioia di camminare insieme a tutte le altre parrocchie e realtà diocesane.
I primi riferimenti saranno i sacerdoti e i religiosi di ogni comunità, ma anche il compito dei consigli pastorali e degli operatori sarà strategico nel preparare la visita indicando, attraverso un apposito questionario, le realtà più vitali e le questioni più urgenti della vita della comunità.