Compie 100 anni padre Remigio Corazza, missionario di Arsego ancora in Brasile
È partito da Arsego molti anni fa e la sua vocazione religiosa l’ha portato in Brasile, in missione nello Stato del Tocantins. Il 5 ottobre compie 100 anni padre Remigio Corazza, traguardo che festeggia in quella terra lontana, diventata la sua casa da oltre sessant'anni. Padre Remigio, sacerdote della Piccola Opera della Divina Provvidenza congregazione fondata da Don Orione, ha dedicato la sua vita all'educazione dei bambini e dei ragazzi. Nella città di Araguaína ha fondato una delle scuole più importanti del nord dello stato, il Santa Cruz College. Lo ricordano con affetto la nipote Onorina Bragotto e la comunità di Arsego.
È arrivato allo straordinario traguardo di 100 anni padre Remigio Corazza, missionario originario di Arsego.
Dal 1953 il religioso vive in Brasile, nella città di Araguaína. È lì che padre Remigio festeggia il compleanno, sabato 5 ottobre, circondato dall'affetto dei confratelli della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Anche la sua parrocchia di origine, dove non torna da molti anni, lo ricorda in preghiera come fa sempre durante il periodo natalizio. «A Natale mettiamo in chiesa delle cassettine – racconta Marco Filippi, responsabile del gruppo missionario di Arsego – per “fare gli auguri ai nostri missionari”: con padre Remigio, attualmente, sono quattro. Le offerte che raccogliamo le integriamo con i fondi del gruppo missionario e le inviamo, insieme agli auguri, ai nostri missionari nel mondo».
Padre Remigio nella terra brasiliana si è speso nell'ambito della salute (ha diretto un ospedale) e dell'educazione, fondando negli anni Sessanta il Santa Cruz college, una delle scuole più importanti del Nord dello stato.
«È il penultimo di quattordici fratelli – racconta la nipote Onorina Bragotto – la sua era una famiglia di contadini, c’era la terra da lavorare ma lui voleva studiare. Andava sempre dal parroco, finché il cappellano lo inserì nella comunità di don Orione, a Tortona, dove studiava di notte e lavorava di giorno per pagarsi gli studi. Oggi sta abbastanza bene... Non ci sentiamo spesso, perché nella sua comunità sono sempre parecchio indaffarati. L’ultima volta gli ho parlato a Pasqua, la sua telefonata è stata una bella sorpresa…».
Un missionario educatore, innamorato della sua terra adottiva, uomo di cultura e anche di lunga memoria; qualche anno fa durante la consegna di un premio, un rappresentante delle istituzioni lo ha apostrofato con l’epiteto di “biblioteca vivente”. Una splendida definizione.