Cogliere l’occasione. Misurare per migliorare
Di fronte a tutte le cose che dobbiamo fare per obbligo abbiamo due alternative: adempiere passivamente (e diligentemente) al nostro compito o “cogliere l’occasione”.
Tanti di noi hanno a che fare, per professione o per servizio, con la predisposizione o l’analisi di bilanci. Vale la pena chiedersi, nelle nostre comunità e nelle realtà che guardano al sociale, quale possa essere il senso di un bilancio e come possa servire veramente alla mission della comunità.
Possiamo segnalare alcune attenzioni:
- Tutto ciò che si vuole migliorare deve essere misurato. Tante volte il nostro motto è “fare il bene e farlo bene”. Misurando, facendo un bilancio si può, con pazienza, andare verso il “fare il bene e farlo meglio”.
- Analizzare il passato e progettare il futuro. Tutti i bilanci hanno un doppio volto: ci raccontano il passato, ma parlano anche del nostro futuro, di quali sono le basi che abbiamo per intraprendere nuove avventure, di quanto e come possiamo resistere in situazioni di difficoltà.
- Raccontare una storia. Questa è una delle cose più difficili da fare: sia per chi il bilancio lo prepara, sia per chi lo legge. Troppe volte non siamo capaci di raccontare e leggere la storia che quel bilancio sta ripercorrendo: persone, scelte, visioni, difficoltà, incertezze, coraggio.
C’è un altro aspetto completamente nelle nostre mani: la scelta dei criteri con cui analizzare i risultati delle nostre attività, in gergo tecnico Kpi (indici di performance). I parametri di valutazione sono l’altra faccia della medaglia degli obiettivi che ci siamo dati. In molti casi ci costringono a essere molto precisi nell’individuare i risultati che vogliamo perseguire. Ad esempio, una realtà che si occupa di distribuire pasti ai bisognosi potrebbe valutare la quantità dei pasti distribuita, ma anche la quantità di pasti “sprecata” per inefficienza nella raccolta o nella distribuzione. Potrebbe anche voler capire per ogni pasto distribuito quanto ne viene buttato dall’“utente” perché non risponde alle sue abitudini o alla sua cultura.
Infine, un ultimo aspetto che sta coinvolgendo tantissime realtà del Terzo Settore: la sostenibilità economico-finanziaria come presupposto funzionale alla produzione di utilità e benessere sociale, ragion d’essere di queste organizzazioni. Redigere bilanci ben fatti assolve anche a questa necessità: che i modelli organizzativi adottati da comunità, imprese sociali e realtà del non profit possano essere trasparenti e rendere conto in modo sistematico dell’attività svolta. Anche questa è una scommessa sull’ingegno e sulla creatività degli uomini… accompagnati dalla Provvidenza!
Paolo Pizzato, Maria Lucrezia Pellegatti
e i giovani padovani di The economy of Francesco