Cent’anni di carità. 99 anni fa apriva la Casa del Fanciullo

Il 31 maggio 1922 a Padova in via Cesarotti 5, ebbe inizio con l’accoglienza di otto bambini l’attività della Casa Antoniana dei Buoni Fanciulli. Il suo fondatore don Giuseppe Paccagnella la definì «l’opera che sento voluta da Dio, con i collaboratori che il Cuor di Gesù mi ha dato per coadiuvarmi e per accogliere quei bambini orfani, abbandonati che sento di amare come padre, che sono al centro delle mie sollecitudini spirituali».

Cent’anni di carità. 99 anni fa apriva la Casa del Fanciullo

L’edificio, acquistato grazie ad una donazione dell’Arca del Santo, era formalmente di proprietà di una società anonima che aveva tra i maggiori soci il vicario generale della diocesi di Padova, mons. Bellincini e il rettore della basilica del Santo, padre Bolognini. Il vescovo Pellizzò in persona lo inaugurò, celebrandovi la messa e amministrando la prima comunione e la cresima a due dei bambini che vi erano ospitati.

L’opera di don Giuseppe sembrava dunque essere nata sotto i migliori auspici. Venne invece coinvolta nella bufera che sconvolse la diocesi di Padova pochi mesi dopo. Il vescovo Pellizzo fu rimosso e contro i suoi sostenitori fu montata una campagna diffamatoria che culminò nei due procedimenti canonici, promossi dal Sant’Ufficio, uno istruito a Padova e l’altro condotto a Roma. Don Giuseppe fu sospeso a divinis, i collaboratori laici vennero privati dei sacramenti, la Casa fu chiusa e i bambini destinati altrove.

L’azione del gruppo, riunito attorno a don Giuseppe, tuttavia non si arrestò. Continuò tra le catapecchie e gli orti dei Santonini, dove i poveri della città potevano ricevere un pasto caldo e dove, grazie alla carità di molti e al lavoro di pochi, furono costruiti i nuovi edifici della Casa del Fanciullo.

Don Giuseppe visse nel nascondimento e nella preghiera per più di vent’anni. Sino al 1947 quando fu riabilitato dal vescovo Agostini e mandato più che sessantenne a fare il cappellano a Liedolo, un minuscolo paese nel territorio trevigiano della diocesi di Padova. Tornato dopo alcuni anni in città, poté vedere la sua opera ampliarsi e morire nella sua casetta ai Santonini il 24 marzo 1966.

A 99 anni di distanza da quel 31 maggio, con una santa messa celebrata nella cappella della Casa, iniziano le celebrazioni per il centenario dell’opera. A dicembre sarà pubblicato un libro che ricorderà la figura di don Giuseppe e le vicende che lo videro protagonista e vittima. In fase di allestimento è una mostra itinerante che illustrerà la storia della Casa insieme alle vicende che sconvolsero la diocesi di Padova un secolo fa. Sarà accompagnata da incontri, eventi ed un concorso rivolto alle scuole. 

Una scarica d’impulsi per riportare a galla una memoria rimossa dal vissuto padovano: la congiura contro il vescovo Pellizzo, il fango della calunnia contro gli innocenti, i fatti miracolosi di Lina Salvagnini, le condanne del Sant’Ufficio e la carità più forte d’ogni ingiuria ed ingiustizia.

Giovanni Ponchio

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