Catechesi, oltre la sospensione per la pandemia. "La fede è un incontro da coltivare"
Sospensione della catechesi. Causa contagi e quarantene molte parrocchie hanno scelto di sospendere temporaneamente, non senza sofferenza, gli incontri con i ragazzi e i genitori. Anche di questa esperienza hanno fatto un’opportunità. «Non c’era l’obbligo di interrompere gli incontri – evidenzia don Alessandro Spiezia – È stata una scelta di responsabilità. Ma non va tutto bene, sentiamo la fatica...»
Al rientro dalle vacanze scolastiche natalizie, molte parrocchie hanno deciso di sospendere gli incontri di catechesi, perché contagi e quarantene avrebbero limitato la presenza dei ragazzi e dei genitori. Una nota della Conferenza episcopale italiana di gennaio raccomandava attenzione, prudenza, senso di responsabilità e rispetto delle indicazioni utili a contenere l’epidemia.
Ancora una volta la pandemia ha stravolto i piani, ma è anche diventata, per alcune parrocchie, opportunità di rilancio. A San Bonaventura di Cadoneghe la scelta di interrompere, momentaneamente, gli incontri di iniziazione cristiana ha saputo trovare un risvolto positivo: «Da anni abbiamo imparato a camminare insieme, a collaborare, ad ascoltarci – racconta Nicoletta Vecchiato, catechista – Ci siamo a lungo interrogati, anche con il nostro parroco don Silvano Berto, su cosa era meglio fare. La scelta di sospendere la catechesi è stata ben accettata dalle famiglie, che hanno visto un senso di responsabilità e si sono messe subito in gioco, aderendo alle nuove proposte». Catechisti e accompagnatori, infatti, non si sono persi d’animo e hanno raggiunto i loro ragazzi a casa (in sicurezza), riducendo il più possibile gli incontri di gruppo on line. «La fede e il Vangelo sono incontro con la persona – spiega la catechista – Ecco perché ormai da un paio di anni ogni sera raggiungiamo un ragazzo nel momento in cui sta andando a letto: una videochiamata personale in cui raccontiamo una storia con filo conduttore il Vangelo e poi preghiamo insieme. Una sorpresa per il ragazzo, complice la famiglia, che è molto apprezzata: si sentono pensati in modo personale, ancora di più in queste settimane di quarantene e isolamenti». L’iniziazione cristiana è stata riformulata con proposte alternative: i catechisti hanno consegnato a casa lettere, preghiere, istruzioni per costruire piccoli oggetti come una croce di legno, o per piantare bulbi. Tutto seguendo il filo logico del percorso. Ai genitori sono state affidate le “istruzioni”, una piccola guida per vivere con i figli questo momento di incontro. «Tutto in estrema libertà – ci tiene a sottolineare Nicoletta Vecchiato – il ruolo dei genitori è fondamentale ma ci siamo anche resi conto che loro stessi hanno bisogno di riconoscersi e riprendere in mano il loro percorso di fede e questo è importante per il cammino dei figli. I genitori vanno accompagnati con delicatezza, pazienza, tatto, senza pretese».
«La sospensione è una misura prudenziale – chiarisce don Alessandro Spiezia, parroco dell’unità pastorale di Vigonza– Non c’era obbligo di interrompere gli incontri: è stata una scelta di responsabilità. Però non possiamo dire che va tutto bene: sentiamo la fatica e le difficoltà, il “tempo perso” della dimensione dell’incontro, del gruppo, della relazione per piccoli e grandi. Questo tipo di situazione, che stiamo vivendo da due anni, però ci permette di mettere più a tema il ruolo dei genitori nella catechesi che un tempo si dava quasi per scontata, aveva una posizione marginale. Ora la presenza e l’insegnamento nel comunicare la fede da parte dei genitori è ancora più importante, è auspicabile. Ma richiede una responsabilizzazione ulteriore. Abbiamo capito che gli incontri in Zoom non sono una strada opportuna e che più che la qualità o la quantità bisogna puntare sulla consapevolezza. Piccole proposte per continuare a fare educazione alla fede. Si puntava sui bambini, ma forse questa situazione ci rendere consapevoli che la strada più consona è quella con i genitori. Bisogna educarli, aiutarli a prendere confidenza con questo percorso, a trasmettere soprattutto dei valori. Ragionare in termini di una catechesi familiare e di condivisione, come il famoso “angolo bello”». Una difficoltà condivisa da più parrocchie è quella della partecipazione all’eucarestia della domenica, che dovrebbe essere momento centrale di vita comunitaria. «Le famiglie sono in difficoltà con le celebrazioni – dice la catechista di San Bonaventura – partecipano poco... Devono ritrovarne il fondamentale. Penso che molte famiglie stiano coltivando questo messaggio, ma non siamo tutti allo stesso passo, è quindi importante mettersi in ascolto, relazionarsi con quelle che sono un passo indietro, accompagnarle senza pressarle perché nella relazione, nell’ascolto si costruisce il cammino di fede».
«Due anni di Covid hanno minato fortemente il vissuto della comunità – conclude don Giovanni Baldo, parroco del Duomo di Thiene – e questa sospensione degli incontri, seppur per breve tempo, s’inserisce in una situazione già labile. Tutto questo ci porta a riflettere ancora di più su come proporre la catechesi. È in atto nella nostra parrocchia una fase di rielaborazione che coinvolge catechisti e si nutre anche dei feedback delle famiglie. In tutto questo naturalmente una riflessione è anche sulla partecipazione alla messa domenicale. Tutto il panorama pastorale è davanti a noi: dobbiamo impegnarci a ripensare la collaborazione, la partecipazione, le relazioni».
All’eucaristia domenicale per crescere insieme
«È importante che ci sia il contatto costante tra catechisti e famiglie – sottolinea don Alberto Peron, parroco di Camponogara e Campoverardo – e insistere sull’eucarestia domenicale, che diventi momento principale per crescere insieme: l’auspicio è che i genitori partecipino anche senza una consegna ufficiale, senza inviti particolari, ma perché è momento d’incontro, per il gusto di vedersi e partecipare alla messa di comunità. Coltiviamo un protagonismo bello senza un’animazione particolare, questo l’obiettivo. Animatori e catechisti, in questo periodo di breve sospensione delle attività, hanno mantenuto un rapporto costante con i ragazzi, cercando di organizzare incontri personali, in sicurezza, e inviando vari avvisi e messaggi. I genitori apprezzano. Naturalmente ci sono famiglie più sensibili, altre un po’ meno. Si cerca sempre si seminare»
Comunità più accoglienti: è questo lo snodo
«Alla messa domenicale – afferma don Alessandro Spiezia – c’è poca partecipazione, mentre dovrebbe essere la forma più viva di catechesi. C’è la paura del contagio, il bisogno di evasione, anche il disinteresse, c’è un problema di linguaggio, difficoltà a capire come valorizzarla. Ma non possiamo far finta di niente e dobbiamo trovare una risposta. Come? Uno degli snodi è la dimensione comunitaria dell’accoglienza e della relazione: una comunità più accogliente, che faccia sentire desiderata e accolta la persona».