Caritas. Doposcuola, c'è n'è bisogno Adesso più che mai
Caritas e Ufficio scuola hanno fatto il punto sul servizio, con i volontari, in vista dell'estate e del prossimo anno. I volontari hanno continuato a seguire i ragazzi, in vari modi, anche se sono emerse delle criticità
Lo scorso 15 maggio molti responsabili di doposcuola parrocchiali in Diocesi di Padova si sono dati appuntamento su Zoom, in videoconferenza, con la Caritas e con l’Ufficio scuola diocesano, nell’ottica di una pastorale sempre più integrata.
Un incontro per riprendere il filo, dopo l’interruzione di fine febbraio, in vista della ripartenza, di una lunga estate e di un nuovo anno scolastico sul quale pendono ancora tanti dubbi.
«Sui doposcuola – racconta Daniela Crivellaro di Caritas Padova – il nostro interesse è capire quanto sia stato possibile per i volontari tenere contatti con i ragazzi e con le famiglie, un supporto che spesso è anche relazionale». Dalle esperienze è emersa più di una criticità, a volte causata dalla poca affinità con gli strumenti informatici da parte di volontari e famiglie o di altre questioni logistiche. «Da tutti i volontari però – spiega Crivellaro – è emerso come questi bambini e ragazzi abbiano ancora bisogno di loro: in alcune famiglie i genitori hanno continuato a lavorare, in altre non c’era chi potesse aiutarli, in molte l’incapacità di gestire le relazioni con i coetanei, interrotte bruscamente a febbraio».
Eppure, in tanti doposcuola parrocchiali ci si è dati da fare, con telefonate, Whatsapp e messaggi. Ma non sempre è stato possibile. Una volontaria ha raccontato come tra i problemi principali vi sia la pratica della lingua italiana: in alcune famiglie di origine straniera, infatti, a casa non si parla italiano. Per i ragazzi, non avere la scuola – e il doposcuola – per mesi e mesi ha prodotto in alcuni una vera e propria regressione nella pratica della lingua italiana.
Fino allo scorso anno l’estate rappresentava per i doposcuola un periodo di cessazione completa delle attività, sia per la chiusura delle scuole, sia per non distogliere energie a grest e campiscuola. Poiché anche questi ultimi sono stati “travolti” dall’emergenza Coronavirus, c’è chi sta pensando di coinvolgere, proprio in attività promosse dai doposcuola, gli animatori adolescenti “rimasti orfani” delle loro proposte estive: «I ragazzi sono a casa da febbraio il rischio, se non si fa nulla, è che il rientro a scuola nel mese di settembre possa essere traumatico per molti».
Tra le voci dei volontari nei doposcuola emerge come l’annuncio dei mesi scorsi secondo cui nessun alunno sarebbe stato bocciato per via del Coronavirus, abbia spinto più di qualche ragazzo – e relativa famiglia – a “tirare i remi in barca” nelle settimane seguenti, limitando non solo lo studio ma anche i contatti stessi con i doposcuola. Anche per questo si cerca di rimediare con iniziative ad hoc. D’altra parte ci sono invece storie di chi, applicando la didattica a distanza, sia riuscito a tenere accesa la fiammella dell’apprendimento. «È stato bello – chiosa Daniela Crivellaro – vedere l’entusiasmo, gli sforzi che ci stanno mettendo per l’estate. Il doposcuola è un tema che tocca vari piani: la società, il comune, i sacerdoti, gli animatori».