Caritas Padova a Roma dal Papa. Da cinquant’anni Caritas è Vangelo accanto ai poveri
Il 2 luglio a Roma papa Francesco ha celebrato i 50 anni di Caritas italiana con le rappresentanze delle Caritas diocesane. Due i preti padovani – mons. Nervo e mons. Benvegnù Pasini – che la aiutarono a germogliare
Lo scorso 2 luglio Caritas italiana ha celebrato i suoi cinquant’anni di vita. Alla vigilia dell’anniversario, sabato 26 giugno, papa Francesco ha ricevuto a Roma i rappresentanti di ben 218 Caritas diocesane da tutta Italia, tra loro anche quelli della Caritas diocesana di Padova. «A Caritas Italiana – racconta il direttore Lorenzo Rampon – siamo strettamente connessi per vari motivi, a partire dalla figura di mons. Giovanni Nervo che ne fu il primo presidente, poi “declassato” a direttore quando la Cei riconfigurò la Caritas italiana per renderla maggiormente legata ai vescovi stabilendo che fosse proprio un vescovo a presiederla e un presbitero a esserne direttore». A don Giovanni Nervo seguì poi un altro prete padovano, mons. Giuseppe Benvegnù Pasini.
«Partecipare al 50° anniversario – continua Lorenzo Rampon – è stato dunque anche un tuffo in questo glorioso passato padovano a Roma. È un motivo di orgoglio che un nostro contributo abbia orientato e continui a orientare le scelte di Caritas italiana. Le figure di questi due nostri preti, oltre a diffondere una visione chiara del ruolo di Caritas nella Chiesa, sono state anche carismatiche e capaci di rompere schemi e offrire prospettive di apertura alla Chiesa del post Concilio. Così ognuno di loro ha portato un po’ del suo, don Giovanni la sua carica e combattività, don Giuseppe una riflessione pacata e acuta».
Ma ogni viaggio a Roma non può non essere anche un pellegrinaggio: «Una visita e una preghiera sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo ci hanno richiamato le origini della Chiesa e l’origine della carità, ricordandoci come anche il nostro ruolo nella Caritas diocesana sarebbe vano, se non fosse in grado di aiutare le comunità cristiane a essere il concreto e implicito annuncio dell’amore di Dio». L’apice della mattinata è stato l’incontro con il papa, interrompendo – in maniera però gradita – il convenire «di tanti amici di tante diocesi che già si conoscevano grazie al lavoro di coordinamento e formazione nella Caritas italiana».
Papa Francesco è «il papa dei poveri, il papa povero con i poveri, il papa che facendosi chiamare Francesco ha voluto spogliarsi di ogni orpello invocando una Chiesa spoglia, assieme a chi è stato spogliato non solo degli abiti. ma anche della sua dignità. Così la Caritas che per mandato ha il compito di spingere la Chiesa in questa direzione – di essenzialità e dedizione per i poveri – si trova spinta a sua volta dal papa stesso. Nel suo stile papa Francesco non ha indugiato in complimenti o autocelebrazioni, ma è ritornato – come sempre accade – all’essenzialità, al Vangelo “sine glossa”, a ciò che del Vangelo si sperimenta nell’incontro con i poveri. Niente di più, niente di meno».
Ultimi, Vangelo e creatività le tre strade indicate
La via degli ultimi, la via del Vangelo, la via della creatività. Queste le tre strade indicate da papa Francesco nel suo discorso ai rappresentanti delle Caritas diocesane lo scorso 26 giugno in sala Paolo VI, a Roma. «La prima è la via degli ultimi. È da loro che si parte, dai più fragili e indifesi. Da loro. Se non si parte da loro, non si capisce nulla», ha osservato Francesco, «è con i loro occhi che occorre guardare la realtà, perché guardando gli occhi dei poveri guardiamo la realtà in un modo differente da quello che viene nella nostra mentalità».
La via del Vangelo è «lo stile della disponibilità e del servizio, a imitazione di Gesù che si è fatto nostro servo». Infine, la via della creatività, ricorda a Caritas che la «ricca esperienza di questi cinquant’anni non è un bagaglio di cose da ripetere; è la base su cui costruire per declinare in modo costante quella che san Giovanni Paolo II ha chiamato fantasia della carità».