Azione Cattolica. Adesioni. Scelta che si rinnova ogni anno. Con gioia
Adesione. Ha un sapore di ripartenza, quest’anno, il tempo in cui ai soci viene chiesto di dire il proprio “sì” alla proposta associativa. Ce ne parlano tre presidenti parrocchiali
È tempo di adesioni – guardando alla festa dell’8 dicembre – per l’Azione cattolica di Padova. Ma non si tratta solo di “fare la tessera”. Scegliere di appartenere all’associazione vuol dire molto di più. «Per me – racconta Valeria Corradin, 34 anni, presidente unitario di Montagnana (dal 2016) e di Borgo Frassine (dal 2019) – significa “non sedersi”, ma proseguire il mio personale cammino di fede e di vita aggiungendo ogni volta stimoli, riflessioni e provocazioni che l’associazione propone per essere sempre più vicini a Gesù Cristo. Per me è sempre una ripartenza che mi porta ad allargare gli orizzonti del mio essere cristiana, cittadina, donna, moglie e madre. Come presidente parrocchiale aderire significa offrire alla mia comunità cristiana la ricchezza che l’Ac può dare nelle esperienze di gruppo, nella pastorale, nel servizio. È “stare” nella comunità con atteggiamento di ascolto e collaborazione ed “esserci” con entusiasmo e passione a servizio della Chiesa».
«Essere di Ac – sottolinea Denis Pezzetti, 28 anni, presidente parrocchiale da due anni a Lugo di Vicenza – è un modo di vivere e vedere la vita, scegliendo di camminare orientati dalla Parola. Sapendo che è un’esperienza che va ben oltre i confini della parrocchia, ma agisce e opera in luoghi e cuori che non conosciamo, facendoci assaporare quel gusto di fraternità insieme alle tante persone che donano il loro tempo e il loro amore per questa realtà».
Per Giorgia Zandarin, 36 anni, al secondo mandato come presidente parrocchiale a Sant’Andrea di Campodarsego, aderire all’Ac significa «far parte di qualcosa di più grande e sapere di non camminare da soli. Vuol dire anche credere nell’associazione, sostenerla e riconoscere il valore di tutto quello che negli anni mi ha dato. Mi piacerebbe portare alla mia comunità ciò che ho vissuto».
Un momento per ripartire insieme: così, Giorgia, vede la proposta dell’adesione quest’anno. «Non si cammina solo con le proprie forze. Siamo in un’associazione, insieme ci faremo forza per ripartire. Dal lato spirituale, pratico, economico, organizzativo... non siamo soli». «Ciò che questo momento storico ci ha lasciato, e ci sta lasciando, è la voglia di incontrarci – evidenzia Valeria – ma soprattutto la necessità di sapere di poter contare sugli altri, di prendersi cura degli altri, di fare le cose insieme, di stare bene insieme». «Far parte dell’Ac – sottolinea Denis – è donare il proprio supporto nel coltivare un terreno comune dove ragazzi, giovani e adulti crescono, sperimentano e si formano attraverso il confronto, la relazione e la preghiera. È un percorso che porta a conoscersi pienamente, scoprendo le nostre potenzialità e i nostri limiti, aiutando a capire la propria vocazione, facendo esperienza attiva per arricchire la nostra vita. Soprattutto in questo presente, credo che una realtà come l’Ac sia estremamente necessaria e attuale per ripartire da quelle cose di cui c’è veramente bisogno per la vita di ognuno».
Qual è il “valore aggiunto” di appartenere all’Ac? «Sono convinta che quella che sono oggi – confida Valeria – sia merito delle esperienze vissute con l’Ac (anche se al tempo non ne ero consapevole!). Il valore aggiunto che l’Ac può dare è innanzitutto il respiro diocesano che ci fa uscire dalle nostre “mura” (di Montagnana!) e l’attenzione alla vita dei laici. L’Ac è davvero completa!». «L’esperienza in Ac mi ha permesso di riprendere in mano la mia vita – racconta Denis – dandomi la possibilità di sperimentare la bellezza nel servire, il gusto di stare in fraternità, l’opportunità di vivere il dono della fede. Vivere l’Ac integralmente permette di accrescere e scoprire doni e percorsi che non finiscono con la conclusione di un servizio attivo, ma che restano lungo tutta la vita». «L’Ac è stata una famiglia che è cresciuta con me – conclude Giorgia – Se guardo alle esperienze vissute, alle realtà toccate, ai legami costruiti posso solo dire un grazie all’Ac. Nell’associazione ho sentito uno stile di Chiesa che ho sentito sempre molto mio e questo mi ha dato forza per continuare a camminare nei momenti un po’ più di domande, dubbio, difficoltà... proprio perché non camminavo da sola».
L’adesione in parrocchia: come ci si muove
A Montagnana, l’8 dicembre, si torna a stare insieme: è in programma un pranzo comunitario. A Lugo, invece, si sta lavorando per far riscoprire ai soci il senso dell’Ac oggi. A Sant’Andrea di Campodarsego si vuol far percepire che l’associazione c’è e ha voglia di camminare.
Casa Filippo Franceschi, apertura invernale
Apertura invernale per casa Filippo Franceschi. È a disposizione di quanti – famiglie o gruppi di amici – desiderano trascorrere qualche giorno di relax sull’Altopiano di Asiago. Sono due le proposte prenotabili: il “pacchetto Capodanno” in pensione completa dal 29 dicembre (pranzo) al 2 gennaio (colazione); il “pacchetto Epifania” dal 2 al 6 gennaio (pensione completa dalla cena del primo giorno al pranzo dell’ultimo). Si tratta di una proposta di soggiorno, non di un camposcuola. Ogni famiglia o gruppo organizzerà in autonomia la propria giornata. Sarà fornito un opuscolo con un itinerario di spiritualità e alcuni suggerimenti per passare le giornate in montagna. La struttura – che può ospitare fino a 35 persone – è dotata di un protocollo anti-contagio che verrà fornito al momento dell’iscrizione. Per informazioni sui prezzi del soggiorno e iscrizioni (entro mercoledì 15 dicembre) si può visitare il sito acpadova.it nella sezione dedicata a casa Filippo Franceschi.