Adorazione eucaristica. Il corpo di Cristo che è la Chiesa

Riconoscere Cristo nel pane e nel vino e servirlo nell’unità, in comunione con i pastori della Chiesa, è sempre e solo un problema di fede. Non teologico, liturgico, canonico

Adorazione eucaristica. Il corpo di Cristo che è la Chiesa

«Non credo che nell’ostia e nel vino consacrati ci siano realmente e sostanzialmente il Corpo e il Sangue di Cristo e a messa non ci vado o, se ci vado, è perché mi piacciono le omelie del don, ma non faccio la comunione perché non ci credo!». «Non sopporto il papa, anzi ne parlo male e non perdo occasione per dargli contro. A messa ci vado anche nei giorni feriali e faccio sempre la comunione!». Alla base di queste espressioni c’è un problema che non è di teologia o di diritto canonico. La dimensione ecclesiologica dell’Eucaristia, ribadita in più passi dal Concilio Vaticano II, è sottolineata spesso dal magistero dei papi e dal Codice di diritto canonico. Lo stretto legame che si viene a creare tra Eucaristia e Chiesa, Corpo reale e Corpo mistico di Cristo, implica che la comunità e ciascun fedele si radunino per offrire il culto a Dio nella comunione col proprio vescovo, segno visibile dell’unità della Chiesa particolare (LG 23) e col successore di Pietro, il vescovo di Roma, fondamento dell’unità della Chiesa universale (LG 22).

La menzione dei nomi del papa e del vescovo durante la preghiera eucaristica dice un’unità fondamentale e reale che fa della Chiesa l’unico, il solo e indivisibile Corpo di Cristo, come afferma san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi. Questo concetto sviluppatosi lungo i secoli è stato ribadito da san Giovanni Paolo II nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia: «La comunione ecclesiale dell’assemblea eucaristica è comunione col proprio vescovo e col Romano Pontefice. Il vescovo, in effetti, è il principio visibile e il fondamento dell’unità nella sua Chiesa particolare. Sarebbe pertanto una grande incongruenza se il Sacramento per eccellenza dell’unità della Chiesa fosse celebrato senza una vera comunione col vescovo» (n. 39).

Nella messa accade una sorta di “epifania” della Chiesa, a partire dalla quale e per la quale si riverbera la luce e la forza del mistero eucaristico. Così scriveva sant’Ignazio di Antiochia ai cristiani di Magnesia: «Come il Signore nulla fece senza il Padre col quale è uno, né da solo né con gli apostoli, così voi nulla fate senza il vescovo e i presbiteri. [...] Una sola preghiera, una sola supplica, una sola mente, una sola speranza nella carità, nella gioia purissima che è Gesù Cristo, del quale nulla è meglio. Accorrete tutti come all’unico tempio di Dio, intorno all’unico altare che è l’unico Gesù Cristo che procedendo dall’unico Padre è ritornato a lui unito» (Ad Magn. 7). Per questo è importante che almeno una volta all’anno, nella messa del Crisma, i presbiteri rinnovino attorno all’altare questo grande mistero concelebrando col proprio vescovo; così rendono visibile l’appartenenza all’unico presbiterio in unità con il loro pastore. Allo stesso modo i fedeli, nella partecipazione domenicale o feriale della messa, rinnovano visibilmente l’appartenenza all’unica Chiesa cattolica, radunata sotto la guida del papa, e manifestata concretamente nella Chiesa diocesana sotto la guida del vescovo.

Sarebbe interessante conoscere anche il significato del gesto della immixtio durante la celebrazione della messa. Mentre si canta l’invocazione “Agnello di Dio”, il sacerdote spezza l’ostia e un piccolo frammento lo mette nel calice. Questo è un retaggio di un antico gesto, quando si celebravano le prime messe nelle lontane pievi in campagna: i sacerdoti, dopo aver celebrato l’Eucaristia in Cattedrale insieme al vescovo, prendevano ciascuno un pezzetto di ostia consacrata e recatisi presso le pievi per la messa, al momento dello spezzare il pane, mettevano quel frammento nel vino consacrato per rendere visibile ai fedeli che l’Eucaristia celebrata era l’unica Eucaristia in stretta unione con quella celebrata dal vescovo in Cattedrale. Alla luce di questa tradizione teologico-spirituale risulta evidente come non sia possibile godere a pieno dei frutti spirituali della messa se questa avviene in spirito di contrasto o di manifesto e aperto dissenso con il proprio vescovo o col papa. Non ci sono una comunione eucaristica e una comunione ecclesiale separate e indipendenti tra loro, tanto che posso vivere l’una senza l’altra. L’unica comunione con Cristo si vive in un’osmosi continua tra l’una e l’altra: l’una è culmine e fondamento per l’altra.

Da ciò scaturisce una profonda riflessione di fede, dalla quale tutti dovremmo farci interrogare: se riconoscessi l’autorità del papa e del vescovo, ma non riconoscessi la presenza reale e sostanziale del Signore Gesù nel Pane consacrato, non potrei fare la comunione: compirei un sacrilegio verso il Corpo di Cristo, che è l’ostia consacrata. Tuttavia, se al contrario riconoscessi con devozione la presenza reale e sostanziale di Cristo nel Pane consacrato, ma non riconoscessi l’autorità del papa e del mio vescovo, potrei forse fare la comunione senza disprezzare il Corpo di Cristo che è la Chiesa? Tutto si riconduce a un problema di fede. Riconoscere Cristo nel pane e nel vino e servirlo nell’unità, in comunione con i pastori della Chiesa, specialmente di quelli che non mi piacciono, è sempre e solo un problema di fede. Forse che la presenza di un pastore che mi “urta” non sia l’occasione che il Signore mi dà per convertirmi e per imparare ad amare?

Febbraio

Intenzione universale del papa
Preghiamo per le religiose e le consacrate, ringraziandole per la loro missione e il loro coraggio, affinché continuino a trovare nuove risposte di fronte alle sfide del nostro tempo.

Intenzione dei vescovi
Per tutti coloro che assistono e curano malati e anziani, perché operino con competenza e diligenza, come vorrebbero essi stessi essere accuditi.

Intenzione per il clero
Cuore di Gesù, che sei stato presentato al tempio… i tuoi ministri si presentano al popolo di Dio quali tuoi amici: fa’ che possano essere segno credibile della tua salvifica generosità

don Lorenzo Mancini

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