Adorazione eucaristica a Mandria e Voltabrusegana. Il silenzio ricuce l’anima
Il gruppo di adorazione eucaristica di Mandria e Voltabrusegana nella cappellina lungo via Aponense non si è mai fermato neppure durante il lockdown di un anno fa, restando tutt’ora un presidio di speranza in mezzo allo smarrimento e alla fatica.
Ci sono realtà che faticano a nascere dentro alle comunità. Partono, rallentano, singhiozzano. Alcune si fermano definitivamente. Con altre, invece, non si avverte la fatica nell’intraprenderle, germogliano con spontaneità, si attaccano al terreno fecondo della parrocchia, alla fedeltà delle persone, con resistenza oltre qualsiasi perturbazione.
Nel 2016 le comunità parrocchiali di Mandria e Voltabrusegana hanno iniziato a camminare insieme condividendo il parroco don Lorenzo Voltolin che, per trovare una sinergia umana e pastorale comune, in quell’anno le ha guidate in missione tra loro. Alcune delle esperienze pastorali e spirituali intraprese in quel tempo di scoperta reciproca non si sono più fermate, come l’adorazione eucaristica avviata nella festa di Cristo Re del 2017. Da parroco di Voltabrusegana era già abitudine di don Lorenzo fare adorazione in chiesa ogni mercoledì e venerdì sera, un’ora prima delle riunioni perché «lo Spirito mi guidasse. L’ho desiderata anche per i miei parrocchiani e, quando l’ho proposta nel corso della missione, è nata senza sforzo, trovando laici che hanno risposto con prontezza e generosità».
La chiesa prescelta è stata quella dell’Opera Immacolata concezione che si trova in un punto, quasi di congiunzione, tra le due parrocchie ai margini della città e che rappresenta un luogo di carità e sofferenza non indifferente da sempre per questo territorio. La preghiera davanti al Santissimo ha preso forma dopo un percorso di formazione portato avanti anche grazie alla testimonianza del gruppo dell’adorazione di Fiesso d’Artico che da oltre 25 anni, 24 ore su 24, mantiene salda la proposta e dal contributo di Alessandro D’Angelo, diacono del Duomo di Piove di Sacco che ha aiutato a strutturare la proposta.
Da novembre 2017 ogni venerdì dalle 16 alle 24 una quarantina di persone hanno iniziato a esserci, garantendo la copertura in ogni fascia oraria. Poi la pandemia ha stravolto i piani, ma nonostante le restrizioni era importante non arrendersi, perché nell’emergenza si potesse confidare che c’era più di qualcuno in parrocchia che non smetteva di pregare nel Mistero dell’incarnazione. Pur mantenendo il venerdì come giorno stabilito, l’orario veniva ridotto dalle 16 alle 22 per rispettare il coprifuoco, mentre la chiusura dell’Oic alle persone dall’esterno costringeva a cercare un altra sede. La cappellina di Mandria, a fianco della chiesa lungo via Romana Aponense, si è rivelata perfetta: lungo la strada che dai colli porta in città più di qualcuno anche adesso il venerdì entra, sosta e guarda in silenzio l’ostensorio, lasciando che sia il Mistero a parlare in lui. «Chi non poteva uscire – continua don Lorenzo – pregava da casa, in comunione con coloro che riuscivano a recarsi in parrocchia».
Resistere con la preghiera
L’esodo era iniziato, sebbene non ce ne rendessimo ancora conto con lucidità. Non sapevamo e non sappiamo tuttora quanto durerà lo smarrimento, il dolore, la sofferenza, ma il passaggio avverrà, anche grazie anche alla speranza coltivata nell’intimità del rapporto con Dio. Cosa significa per don Lorenzo continuare a “resistere” con l’adorazione? «Resta un alimento di cui neppure io riesco a fare a meno: davanti all’eucaristia mi riposo, mi abbandono con fiducia portando spontaneamente a Dio le cose belle e brutte, anche quelle della mia vita. Nei momenti più duri l’adorazione continua ad aiutare le nostre due comunità ad affrontarli senza perdere di vista la speranza. Ed è bello anche ritrovarsi la mattina alle 8 con un gruppetto di persone in chiesa a Voltabrusegana a recitare insieme le lodi: anche questo sta diventando una sana abitudine per lo spirito».
Un’intimità speciale con Dio
Ci sono padri, madri, nonni, anche alcuni giovani che s’inginocchiano nella cappellina di Mandria a partire dal venerdì pomeriggio. La luce bianca che avvolge il piccolo presidio di spiritualità rassicura chi entra, lo predispone a sedersi, a lasciare fuori da lì la frenesia delle sue giornate e ad abbandonarsi al silenzio orante. «A volte, quando tocca a me, devo alzarmi, uscire, fare più di un respiro profondo. Poi rientro, mi siedo tra i banchi e finalmente mi lascio andare». Emiliano Loi abita a Voltabrusegana ed è il referente dell’adorazione. Ha 47 anni, è sposato con Laura con cui ha due figlie: Paola di 19 e Anna di 12.
Di solito sono più le donne predisposte a questo tipo di intimità con Dio, ma a nutrire Emiliano è una radice che parte dalla giovinezza. «In Sardegna da ragazzo frequentavo il convitto dei salesiani e il giovedì c’era l’adorazione dalle 19 alle 20. Per me era quasi un giorno di festa a metà settimana, sebbene a dodici anni questa preghiera silenziosa, all’apparenza vuota di senso, non la capivo tanto… ma per me significava che dopo ci sarebbe stata la pizza con gli altri ragazzi e prima dovevo fare in fretta la borsa, perché il venerdì dopo la scuola sarei tornato finalmente a casa. Piano piano, crescendo, è sopraggiunto anche il benessere interiore e non sono più riuscito a farne a meno».
Ma come può una forma di spiritualità così antica, nata dentro alla pace e all’operosità dei monasteri medievali, custodita tra le guglie svettanti delle cattedrali gotiche, continuare a parlare di Dio anche all’uomo del 21° secolo, immerso in un tempo indiavolato e convulso, dove è molto più comune essere “fuori di sé” che dentro di sé? Per Emiliano non ci sono dubbi: «Ti aiuta a superare le difficoltà; non devi aspettarti l’intervento miracoloso di Dio, ma ti dà la forza per rialzarti ed essere tu il cambiamento possibile. Ammetto che il silenzio disorienta, a volte non ce la faccio… allora mi limito a ripensare alla mia giornata e mi ritrovo a parlare con Lui. E il mio turno è volato via. Altre volte questa quieta è formidabile dentro di me: mi dona una leggerezza profonda, anche fisica, che allenta tutte le tensioni». A un campo parrocchiale, alcuni anni fa, Emiliano e gli altri animatori proposero ai giovani di fare adorazione al Santissimo a turni, per dieci ore filate. «I ragazzi ci guardarono perplessi, ma alla fine si fece. Uno dei più titubanti si addormentò davanti all’altare e mi confidò che mai aveva raggiunto una pace così grande… Voglio pensare che quel benessere interiore lo possa aiutare ancora nella vita».
Soli, ma in comunione
L’adorazione può sembrare quasi un paradosso: si è soli davanti a Dio, eppure in comunione con altri. «Questo ti conforta, non ti senti abbandonato nella comprensibile fatica di unirti al Signore. Durante il lockdown non ci siamo fermati. Le chiese erano aperte e anche la cappellina è rimasta accessibile il venerdì: il distanziamento ovviamente non era difficile da osservare». E così chi in streaming, chi a casa, chi da solo in cappellina (il gruppo whatsapp ha funzionato e funziona benissimo ancora adesso per organizzare le presenze in sicurezza) ha mantenuto fedeltà al suo impegno. E c’è anche chi si è aggiunto e continua con fedeltà. E davanti al Santissimo non ci si inginocchia solo per sé stessi: «Non è raro che sullo smartphone nel corso della giornata arrivi qualche richiesta particolare di preghiera da parte di amici, parenti, ma anche di parrocchiani che chiedono sostegno. Allora nel gruppo condividiamo e affidiamo tutto al Signore». Anche i malati di Covid in terapia intensiva, le famiglie inermi di fronte al virus, tutte le fragilità di questo tempo a volte indecifrabile.
«All’Oic c’era un libro all’ingresso dove, chi lo desiderava affidava le proprie intenzioni oppure chiedeva un ricordo particolare; il Covid ha spostato tutto sullo smartphone, ma lo spirito resta lo stesso e ci aiuta a condividere debolezze e stanchezza. Ci sentiamo un po’ come sentinelle, che restano vigili grazie alla preghiera. Consideriamo il nostro come un vero e proprio servizio a tutta la comunità parrocchiale, anche per chi non riesce a pregare».
Nel corso della settimana santa, la cappellina è rimasta un presidio importante con le Quarantore nell’arco di tutta la giornata del lunedì, martedì e mercoledì. «L’esperienza della preghiera continua a crescere, a unirci come comunità e, appena sarà possibile torneremo a proporre ritiri e adorazione anche a tutti gli altri gruppi parrocchiali, come facevamo in precedenza. Siamo riusciti a invitare davanti al Santissimo anche il gruppo dei ciclisti di Voltabrusegana! E si sono fermati volentieri a pregare».
Ogni venerdì dalle 16 alle 22
Ogni venerdì dalle 16 alle 22 la cappellina in parrocchia alla Mandria resta aperta per l’adorazione. Dal 2017 c’è un gruppo interparrocchiale che garantisce il servizio, ma non è scontato che molti altri vi partecipino, anche solo di passaggio.