A San Carlo un’aula studio aperta, inclusiva, accogliente
Guardare all’Università significa dialogare con il mondo accademico e i suoi vari organismi, ma anche essere a fianco di studenti, docenti e personale universitario. In questo senso la pastorale universitaria rientra pienamente in quella “Chiesa in uscita” cara a papa Francesco.
«Certo ci sono le strutture, i collegi e il Centro universitario di via Zabarella, punto di riferimento per tanti studenti – spiega don Roberto Ravazzolo – Più delle cose che si fanno, però, conta trovare uno stile per valorizzare carismi, talenti e persone».
Lavorare con l’Università e chi la vive impone anche uno sguardo al mondo della cultura, con le grandi domande sul rapporto tra scienza e fede che lo caratterizzano e a cui oggi si tenta di rispondere anche utilizzando gli strumenti della ricerca scientifica.
Così la pensa anche don Diego Cattelan, giovane vicario parrocchiale a San Carlo, nel cui centro parrocchiale due anni fa è stata ricavata un’aula studio che in poco tempo è diventata un centro di richiamo e di aggregazione per tutti gli universitari del quartiere Arcella e non solo. «L’aula nasce da una nostra collaborazione con Università e Comune – spiega – Gli studenti vengono perché è un luogo familiare e non anonimo, in cui c’è spazio per socializzare e molti servizi: ping pong, calcetto, bar, aria condizionata, prese di corrente per caricare il cellulare o il computer e il wi-fi».
La struttura è stata creata con l’intervento di risistemazione del patronato elaborato dal progetto G124, il team di giovani professionisti che collabora con Renzo Piano coordinati da Edoardo Narne, architetto e professore all’Università, ed è stata la prima in tutta Padova a ripartire dopo l’emergenza Covid. I posti per il momento sono dimezzati per il distanziamento, le finestre sempre aperte, gli studenti mettono la mascherina e disinfettano il banco dopo l’uso. Una parte dei banchi è stata inoltre spostata nel giardino all’esterno: i posti disponibili al momento sono 140, ma in condizioni normali potrebbero essere molti di più.
«Una pastorale universitaria è possibile anche a livello parrocchiale, anche se al momento siamo ancora agli inizi e stiamo cercando di capire cosa si può fare – continua don Cattelan – La struttura è ospitata dalla parrocchia ma la nostra è una presenza soft: cerchiamo innanzitutto di fornire un ambiente aperto e accogliente, poi gli universitari andando in aula attraversano il patronato e vedono le nostre attività, i bambini e i giovani ma anche le persone che frequentano la Caritas. E così ogni tanto ci si ferma anche a parlare». Ma sempre con una presenza discreta: «Siamo il segno di una Chiesa che si prende cura di chi ha bisogno in maniera aperta e inclusiva: anche degli studenti universitari. Inoltre l’iniziativa ha anche attivato i giovani della parrocchia, stimolandoli a prendersi cura di questo luogo».