“Una storia triste e inutile”. Un tema, quello dell’accoglienza dei richiedenti asilo, che sta particolarmente a cuore al vescovo di Innsbruck

Non usa giri di parole il vescovo di Innsbruck, mons. Hermann Glettler, sul suo profilo Ig, dove esprime con chiarezza la sua contrarietà alla tendopoli montata frettolosamente ad Absam per accogliere i profughi ucraini.

“Una storia triste e inutile”. Un tema, quello dell’accoglienza dei richiedenti asilo, che sta particolarmente a cuore al vescovo di Innsbruck

Absam è un comune austriaco che conta poco meno di 7mila abitanti. Si trova nell’Unterinntal (valle inferiore dell’Inn) e da Innsbruck, capoluogo del Land Tirol, dista appena 15 chilometri.

Giovedì 20 ottobre, a 4 chilometri dal centro del paese, sul terreno della scuola di polizia Wiesenhof (che si trova a circa 900 metri di altitudine) sono state montate dodici tende bianche, capaci di ospitare otto persone ciascuna. A deciderlo è stata l’Agenzia federale di supporto (BBU – Bundesagentur für Betreuungs- und Unterstützungsleistungen), alla quale dal 1° dicembre 2020 il governo federale austriaco ha trasferito l’attuazione operativa dell’assistenza base per gli stranieri bisognosi di aiuto e protezione.

Le tende – così nelle intenzioni della BBU – sono destinate ad ospitare gli ucraini in fuga dalla guerra.

In questi mesi la domanda di accoglienza dei profughi ucraini si è rivelata nei numeri di gran lunga superiore alle previsioni. E il protrarsi del conflitto armato non lascia certo ben sperare. Nel solo Tirolo nelle ultime 10 settimane sono state accolte in media 20 persone a settimana e in poco tempo i posti messi inizialmente a disposizione sono stati tutti occupati.

Una “soluzione d’emergenza”, ha dichiarato Thomas Fussenegger, responsabile della comunicazione del BBU. Ma non tutti la pensano così. La tendopoli è una “sistemazione non ottimale” – come ha ammesso la stessa BBU in un comunicato – che non è piaciuta al sindaco di Absam, Mandred Schafferer, che sta valutando la possibilità di adire le vie legali. Per lui, infatti, si tratta di una “costruzione abusiva”, in quanto anche dopo l’inizio dei lavori non è stata fatta pervenire in Comune alcuna notifica di costruzione. “Le tende – ha replicato il BBU – non sono strutture e quindi non rientrano nell’ambito di applicazione del codice edilizio”.

L’area in cui è stata montata la tendopoli è priva di infrastrutture e quindi le persone ospitate dovranno probabilmente utilizzare i servizi igienici della scuola di polizia. C’è da tenere presente, inoltre, che la stagione invernale è ormai alle porte e nella zona di Absam in una settimana può cadere anche un metro di neve.

“Una storia triste (e inutile)!”. Non usa giri di parole il vescovo di Innsbruck, mons. Hermann Glettler, sul suo profilo Ig. In un post, pubblicato all’indomani della sistemazione delle tende ad Absam, non esita ad esprimere con chiarezza la sua contrarietà.

“Ora anche in Tirolo sono state allestite frettolosamente delle tende per i richiedenti asilo – scrive –. È chiaro a tutte le persone che sono coinvolte che questo non è di grande aiuto. Bisogna sempre fare attenzione quando la politica viene praticata a spese di persone innocenti”.

“Sì, è vero – prosegue il vescovo di Innsbruck – attualmente nel nostro Paese abbiamo difficoltà nell’accogliere queste persone, ma non c’è ancora una crisi dei profughi. Questa distinzione è importante. Ricordo i duri e alla fine infruttuosi colloqui con l’ex cancelliere Kurz a questo proposito. Questa volta: la BBU (per conto del Ministero dell’Interno) ha colto di sorpresa i Länder. Ho una visione critica di questa procedura, anche se alcuni Stati federali non hanno rispettato nei tempi le promesse di redistribuzione dei profughi”.

“È particolarmente difficile: presto in Tirolo ci saranno freddo e neve. E poi? Un’accoglienza rispettosa delle persone è sicuramente diversa. Ma è chiaro che tutti noi dobbiamo contribuire alla ricerca di una sistemazione stabile e sicura. Abbiamo quindi chiesto alle nostre parrocchie di verificare nuovamente dove e come sia possibile fornire ospitalità a queste persone. Sono fiducioso che, con la collaborazione di persone con un animo attento agli altri, si riusciranno a trovare posti sufficienti per tutti”.

Intervenendo nel talk format “Tirol Live”, mons. Glettler ha ricordato, poi, che se “le persone vengono da noi per motivi che non sono solo di divertimento e gioco e devono lasciare le loro case, allora abbiamo il dovere di accoglierle e riceverle in modo umano”. E accoglienza “umana” significa non creare grandi centri profughi, ma mettere a loro disposizione degli alloggi, così da favorire anche la loro integrazione nel tessuto sociale.

Un tema, quello dell’accoglienza dei richiedenti asilo, che sta particolarmente a cuore al vescovo di Innsbruck. A Bolzano per presentare, lo scorso 24 ottobre, il suo ultimo libro – “Dein Herz ist gefragt. Spirituelle Orientierung in nervöser Zeit” (C’è bisogno del tuo cuore. Orientamento spirituale in tempi di crisi) – mons. Glettler ha offerto una lettura attualizzata della parabola del buon samaritano. “Se osserviamo bene, sia il sacerdote che il levita allungano il loro percorso pur di non imbattersi nel povero lasciato mezzo morto dai briganti ai bordi della strada. Il samaritano, invece, va diritto al povero. E chi è oggi per noi il povero? Tanti sono i poveri che incontriamo lungo le nostre strade e tra questi ci sono anche i profughi e i richiedenti asilo”.

Commentando le reazioni che ha suscitato il suo post su Ig, mons. Gletter ha ricordato che testimoniare il Vangelo significa a volte anche dire cose scomode, che possono sollevare critiche. “Non trovo giusto che si allestiscano delle tende per ospitare i profughi in arrivo dall’Ucraina, non è una soluzione umana. E l’ho scritto”.

“Il mio post non è piaciuto a tutti. C’è chi ha commentato che la Chiesa è ricca e può accogliere i profughi nei conventi. Come Diocesi di Innsbruck abbiamo messo a disposizione un edificio. Ma non dobbiamo dimenticare che ci sono state anche tante singole persone che in questo periodo si sono impegnate per offrire accoglienza e ospitalità a queste persone. Allo stesso modo non va dimenticato che non esiste solo la Chiesa, ma ci sono anche un Land e un Governo federale e che anche loro sono chiamati a fare la loro parte”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir