Da Studia Patavina 1/1974. Il saggio di mons. Tura che precedette l’arrivo di Ratzinger a Roana

Il teologo di Gallio per primo in Italia scrisse sulla teologia del futuro papa

Da Studia Patavina 1/1974. Il saggio di mons. Tura che precedette l’arrivo di Ratzinger a Roana

«Nonostante la difficile collocazione e pur senza inserirsi tra le vette della teologia del 20° secolo, il teologo bavarese si mostra tuttavia vicino a una autentica esperienza di vita cristiana che comporta una buona dose di sofferenza e di amarezza, mai però sufficienti a spegnere l’amore e la speranza». Mons. Ermanno Roberto Tura, docente di Teologia sacramentaria, non faceva sconti al futuro pontefice nel saggio introduttivo sulla teologia di Joseph Ratzinger, pubblicato sul numero 1/1974 (gennaio-aprile) del quadrimestrale Studia patavina, la rivista di scienze religiose, che si avvaleva dei contributi dei più autorevoli docenti della Facoltà teologica del Triveneto (basterà citare le firme di Luigi Sartori, Pietro Nonis, Giuseppe Segalla e Giovanni Leonardi). Passando in rassegna i titoli pubblicati dal docente di Regensburg fra il 1954 e il 1971, Tura osserva che «pur essendo stato per certi aspetti un giovane precursore del Vaticano II (concilio al quale partecipò come esperto, indicato dal cardinale Josef Frings, ndr) negli studi di ecclesiologia e del rapporto rivelazione-tradizione, Ratzinger non trova facile collocazione in movimenti teologici ben definiti o in una corrente attualmente di grido: la sua opera, che prevalentemente consta di articoli, tocca un po’ tutto il ventaglio dei tradizionali trattati di dogmatica, risultando un tutto poco omogeneo». L’autore del saggio, attingendo in primis all’Introduzione al Cristianesimo, che riscosse un successo inatteso ben al di là dell’area germanica, intende concentrare la sua analisi intorno a due “fuochi”: la fede e la Chiesa. «Il teologo è un uomo che vive la propria fede e vi riflette nel travaglio del proprio tempo. Ratzinger ha offerto su questo tema un apporto non del tutto originale ma indubbiamente notevole e schietto: accenniamo alla sua impostazione fondamentale e alla applicazione in teologia, cristologia e antropologia». Come si colloca allora la fede nelle dinamiche dell’uomo del ventesimo secolo? «La nostra epoca, a differenza delle precedenti – afferma Tura – è caratterizzata anche per Ratzinger da una sorprendente capacità di progettazione dell’uomo nei confronti del futuro: la verità è proiettata sullo schermo dell’avvenire e incarnata progressivamente nell’azione, segnalando una supremazia del da-farsi sul già fatto». Tanto il credente quanto l’incredulo – continua Tura, analizzando l’opera di Ratzinger – condividono una situazione di sofferta pendolarità, tra la tendenza prometeica dell’uomo «di essere lui il costruttore unico del proprio futuro per mezzo della propria azione e la nostalgia di un senso più profondo della vita e delle cose che non si può dedurre dalla scienza soltanto». Quanto alla Chiesa, aggiunge Tura, per Ratzinger essa è «il luogo definitivo, insuperabile, dell’azione salvifica divina per gli uomini. Il Credo Ecclesiam dice la fede in una presenza concreta del Patto nuovo e irrevocabile di Dio con l’umanità». L’autore del saggio sottolinea inoltre che «in coerenza con tutta la sua ecclesiologia, Ratzinger porta in primo piano tra i sacramenti l’eucarestia e il battesimo; ma offre una riflessione anche sul ministero sacerdotale e sul matrimonio. È comunque evidente in Ratzinger un’esperienza giovanile ricca di celebrazioni se la sua ecclesiologia ne è rimasta così profondamente segnata e se egli stesso ha capito così intensamente che andare alla Cena del Signore significa per sua natura compiere una festa e che la festa richiede anche una bellezza solenne. È nelle osservazioni conclusive in cui il prof. Tura arriva a punzecchiare l’illustre collega bavarese. «Ratzinger – scrive – tenta di evidenziare il proprium del Cristianesimo, ma i termini di confronto sono per la maggior parte offerti dai protestanti. Di conseguenza il discorso di Ratzinger è utilissimo per capire le direttrici su cui le varie Chiese si sono mosse in questi ultimi quattro secoli; ma ormai i grossi problemi stanno nel dialogo col mondo contemporaneo e le vere frontiere passano tra credenti e non credenti... Difficilmente Ratzinger può sottrarsi all’accusa di una certa insularità, tipica della teologia occidentale, accentuata da una formazione in famiglia a Frisinga e a Monaco. Per cui il notevole sforzo teologico poteva offrire motivi più graffianti di impegno di fede nel mondo contemporaneo, qualora si fossero aperte più finestre sul mondo». Va ricordato che proprio in seguito a questo saggio il futuro Benedetto XVI partecipò a metà degli anni Settanta, a Roana (della quale divenne cittadino onorario nel 2017), a due convegni dei teologi veneti, insieme a mons. Luigi Sartori, uno dei padri della teologia italiana. I contributi di questi approfondimenti sono contenuti nel volume, curato dallo stesso Tura, Salvezza cristiana e storia degli uomini. Joseph Ratzinger con Luigi Sartori tra i teologi triveneti (1975-1976).

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