Floribert Bwana Chui, due mani pulite contro la corruzione

“Una ‘piccola’ storia di un uomo grande” quella di Floribert Bwana Chui, ucciso a Goma, nella R.D. del Congo, all’età di 26 anni, il 7 luglio 2007, per essersi opposto al passaggio di generi alimentari deteriorati, nocivi per la salute della popolazione. Papa Francesco, lo scorso 26 novembre, ha autorizzato a promulgare il decreto circa “il martirio” di questo giovane ucciso "in odio alla fede". Il processo di beatificazione a livello diocesano si era aperto nel marzo 2015 e concluso tre anni dopo, il 9 dicembre 2018

Floribert Bwana Chui, due mani pulite contro la corruzione

“Una ‘piccola’ storia di un uomo grande” quella di Floribert Bwana Chui, ucciso a Goma, nella R.D. del Congo, all’età di 26 anni, il 7 luglio 2007, per essersi opposto al passaggio di generi alimentari deteriorati, nocivi per la salute della popolazione. Papa Francesco, lo scorso 26 novembre, ha autorizzato a promulgare il decreto circa “il martirio” di questo giovane ucciso “in odio alla fede”. Il processo di beatificazione a livello diocesano si era aperto nel marzo 2015 e concluso tre anni dopo, il 9 dicembre 2018.

“Un giovane come voi, Floribert Bwana Chui, a soli ventisei anni, venne ucciso a Goma per aver bloccato il passaggio di generi alimentari deteriorati, che avrebbero danneggiato la salute della gente. Poteva lasciare andare, non lo avrebbero scoperto e ci avrebbe pure guadagnato”, ha detto il Papa nel corso della sua visita in Congo, ricordando la sua figura il 2 febbraio 2023, allo stadio dei martiri di Kinshasa: “Ma, in quanto cristiano, pregò, pensò agli altri e scelse di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione. Questo è mantenere le mani pulite, mentre le mani che trafficano soldi si sporcano di sangue”. E proprio “Il prezzo di due mani pulite” è il titolo di un volume sulla vita di questo giovane, edito da Paoline e scritto da Francesco De Palma.

Una “vicenda molto triste, che mostra la forza della corruzione e il clima di violenza”, ha scritto, nella prefazione, Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, alla quale Floribert Bwana Chui apparteneva.

“Ma è anche la storia della ‘forza debole’ di un giovane che crede. Indica la via della risurrezione dell’Africa, che comincia dai giovani e dai laici”,

ha aggiunto.

Floribert nasce a Goma il 13 giugno 1981 e cresce in un contesto familiare che – scrive l’autore del libro – si potrebbe definire benestante. Un giovane molto deciso ed impegnato nella sua parrocchia, tra i primi ad abbracciare la proposta della Comunità di Sant’Egidio in questo Paese africano, in un territorio peraltro al confine con il Ruanda. Ed è appunto in quel contesto che Floribert si trova a vivere l’esperienza dei più poveri ed emarginati: i ragazzi di strada, presenti in Congo come in tante altre realtà africane. Cresce alla Scuola della Pace presso l’orfanotrofio diocesano, facendo sua nel cuore e nelle opere uno dei principi della Comunità di Sant’Egidio: “Non si è mai così poveri da non poter aiutare qualcun altro più povero di noi”.

Floribert lavorava presso l’Office Congolais de Contrôle come commissario “alle Avarie”, con l’incarico di intervenire nel caso le derrate alimentari che passavano la frontiera non avessero i requisiti necessari per la commercializzazione ed il consumo. Diceva:

“La salute della gente vale più del denaro”.

Un ruolo di responsabilità a causa del quale comincia a ricevere proposte di corruzione e minacce. Ma Floribert non cederà. E proprio questo rifiuto lo porterà alla morte. Il suo “no” ai tentativi di corruzione fu sempre deciso e risoluto fino a quando non fu deciso di eliminarlo. Floribert  fu t ucciso e trovato morto l’8 di luglio con evidenti segni di tortura sul corpo. Poco prima di morire, ad una sua amica suora aveva confidato che non poteva accettare, come cristiano, di poter mettere in pericolo la vita di tanta gente. E aveva aggiunto:

“Vivo nel Cristo o no? Vivo per Cristo o no? Ecco perché non posso accettare. È meglio morire piuttosto che accettare questi soldi”.

Fin da giovane Floribert visse la conversione nell’incontro con la Comunità. I poveri e la Parola di Dio. La sua Bibbia, conservata a San Bartolomeo, ora è una reliquia preziosa. Amava la Bibbia e diceva, con la sua semplicità, ai suoi amici: “Se tu dovessi avere qualche problema, qualunque esso sia, non ti affannare, prendi il Vangelo e leggilo. Ti consolerà, ti darà gioia”. “Lui sapeva spezzare così la Parola di Dio – ha detto di lui Andrea Riccardi nel corso di una cerimonia presso la basilica di Santa Maria in Trastevere -, era un ragazzo, un uomo felice, ma anche forte. Irradiava simpatia attorno a sé, non faticò a diventare un leader soprattutto per i giovani”. Un giovane che “ha vinto lo strapotere dei signori della morte”, opponendosi alla prepotenza di “poteri occulti, che sono tanti e corrotti. In questo mondo dominato da guerre incomprensibili, Floribert ha saputo mostrare una via di cambiamento. In questo tempo, con poca speranza di pace e di liberazione dal male e dai suoi molteplici agenti – ha concluso – il nostro Floribert è stato e resta una lampada che brilla in un luogo oscuro. E ci dà speranza che spunti il giorno che la stella del mattino si levi nei nostri cuori”.

Il nome di Floribert oggi campeggia su una scuola a lui dedicata, a mezz’ora dal centro di Goma nella quale, ogni giorno, 350 bambini e ragazzi vengono accolti, istruiti ed educati coltivando il sogno di lasciarsi alle spalle povertà e violenza. Una scuola costruita a pochi metri da un campo profughi, la cui prima pietra è stata posta nel 2008 per mano dell’allora don Matteo Zuppi, oggi cardinale, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei.

Raffaele Iaria

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Fonte: Sir