Enrichetta torna a casa. Alla basilica di Santa Prassede una tomba per la Serva di Dio Beltrame Quattrocchi
Enrichetta torna a casa. La Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi dal cimitero del Verano (Roma) torna nella suggestiva Basilica di Santa Prassede in Roma, scrigno di fede, arte e cultura. La cerimonia di traslazione avverrà il 23 giugno e così i resti mortali dell’ultima figlia dei beati Beltrame Quattrocchi torna lì dove la Serva di Dio si recava quotidianamente per la partecipazione della Santa Messa. Inumata in una tomba rappresentata da un sarcofago di marmo, sarà sistemata dinanzi agli scalini dell’altare situato nella cappella di San Pio X presso la navata laterale. Enrichetta, che amava definirsi un semplice “mestolino” nelle mani di Dio, è stata e resta un forte richiamo a vivere nel quotidianamente i valori dello Spirito, con cuore dilatato nella continua ricerca di Dio e nella sollecita attenzione di carità verso tutti gli uomini, nostri fratelli
Enrichetta torna a casa. La Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi dal cimitero del Verano (Roma) torna nella suggestiva Basilica di Santa Prassede in Roma, scrigno di fede, arte e cultura. La cerimonia di traslazione avverrà il 23 giugno e così i resti mortali dell’ultima figlia dei beati Beltrame Quattrocchi torna lì dove la Serva di Dio si recava quotidianamente per la partecipazione della Santa Messa. Inumata in una tomba rappresentata da un sarcofago di marmo, sarà sistemata dinanzi agli scalini dell’altare situato nella cappella di San Pio X presso la navata laterale.
Enrichetta, che amava definirsi un semplice “mestolino” nelle mani di Dio, è stata e resta un forte richiamo a vivere nel quotidianamente i valori dello Spirito,
con cuore dilatato nella continua ricerca di Dio e nella sollecita attenzione di carità verso tutti gli uomini, nostri fratelli. Nella sua vita ha rappresentato un mirabile e originale esempio di vocazione al servizio del bene familiare, con l’assistenza gioiosa e generosa ai genitori, ai fratelli e a quanti ebbero bisogno di aiuto materiale e spirituale, guidando anche giovani coppie di fidanzati. Nelle sue case, quella di Roma e quella di Serravalle di Bibbiena, veri santuari domestici, ha accolto e sostenuto, con umile zelo, prelati, religiosi e vocazioni attraverso la preghiera, il consiglio e l’esempio.Ella appartiene a quella schiera di “donne forti” che senza paura hanno portato la grande luce del Vangelo nelle periferie geografiche, sia esistenziali che geografiche.Donna dal carattere forte e deciso, ha convinto, animata dallo Spirito Santo, generazioni di uomini, donne, giovani insicuri e scoraggiati. Donna profondamente umile, perché amante della verità, donna determinata, perché ricca di audacia cristiana. Tutto questo è stata Enrichetta e tutto questo ha vissuto con cortesia, affabilità, intelligenza, preparazione culturale e spirituale, veracità, modestia, gioia.
Pur provenendo dall’ambito medio-borghese, come già la sua famiglia, la Serva di Dio Enrichetta ha anteposto ai valori secolari innanzitutto l’esempio di grande fede dei suoi genitori, divenendone inizialmente custode e poi prosecutrice della loro testimonianza. Una testimonianza pervasa da una chiara e forte critica evangelica alla mondanità che ha caratterizzato la sua vita da donna vera e libera da tutto quello che apparteneva allo spirito mondano, votata “senza riserve” nel manifestare con generosità e “fedeltà nel minimo” il dono della grazia di Cristo nei pensieri, nelle parole, nelle relazioni e nelle opere. È da qui che le veniva quella capacità soprannaturale, che trasfigurava la sua vita e il suo operato.Una “fedeltà nel minimo”, che la Serva di Dio attingeva dal retto adempimento dei propri doveri;
dalla paziente accoglienza delle difficoltà e delle sofferenze; dall’instancabile azione di orientamento delle coscienze e di aiuto nel bisogno. Tutto questo vissuto nel santo timore di Dio, che consiste nella sensibile e puntuale attenzione a non trascurare gli appelli della volontà divina e nell’avere un’incrollabile fiducia nella sua misericordia. In una parola – come ella amava dire –
è stata capace di “mettere Dio a capotavola”.
Per Enrichetta vivere il Vangelo nella sua integralità ha significato “andare controcorrente” cercando di accordare insieme ogni giorno due aspetti entrambi inevitabilmente essenziali: la cortesia, la delicatezza, la consolazione e la reciproca benevolenza con il dovere di disapprovare e dire no a tutto ciò che banalizza e relativizza la verità e che conduce inevitabilmente verso una religione fatta dall’uomo.
La cerimonia sarà accompagnata da una Solenne Celebrazione Eucaristica che si terrà nella stessa giornata di mercoledì 23 giugno, alle ore 11:00, presso la Basilica di Santa Prassede in Roma.
La traslazione della serva di Dio sarà un’occasione unica innalzare il cantico di lode e ringraziamento del Magnificat, per le grandi meraviglie compiute da Dio nella vita e nelle opere del suo umile e semplice “mestolino”, la Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi, che in tutti suscita una profonda nostalgia di cielo e santità.
Massimiliano Noviello (*)
(*) OFMCap – Postulatore delle Cause dei Santi