Dai sacramenti alle cure migliori: la disabilità nel messaggio del Papa per il 3 dicembre

Papa Francesco ribadisce che “la Chiesa è la casa di tutti”, ma è consapevole che “molti sentono di esistere senza partecipare”. Ma “la peggiore discriminazione è la mancanza di attenzione spirituale. Nessuno può rifiutare i sacramenti alle persone con disabilità”. Raccomanda anche che la disabilità non sia “ostacolo all’accesso alle migliori cure disponibili”

Dai sacramenti alle cure migliori: la disabilità nel messaggio del Papa per il 3 dicembre

“La Chiesa vi ama e ha bisogno di ognuno di voi per compiere la sua missione al servizio del Vangelo”: sono queste le parole che il papa Francesco rivolge “a voi che vivete una qualsiasi condizione di disabilità”, nel messaggio trasmesso in preparazione della Giornata internazionale del 3 dicembre.

Il Papa parla poi della “amicizia” di Gesù come un “la più grande delle consolazioni”, che “può essere, infatti, la chiave spirituale per accettare il limite che tutti sperimentiamo e vivere in maniera riconciliata la propria condizione”.

Se Gesù è un amico, la Chiesa è la casa di tutti: “Il Battesimo rende ognuno di noi membro a pieno di titolo della comunità ecclesiale e dona a ciascuno, senza esclusioni né discriminazioni, la possibilità di esclamare: 'Io sono Chiesa!'. La Chiesa, infatti, è la vostra casa! Noi, tutti insieme, siamo Chiesa perché Gesù ha scelto di essere nostro amico”. E ha precisato, il pontefice, rivolgendosi alle persone con disabilità: “Anche ognuno di voi è chiamato a portare il proprio contributo al percorso sinodale. Sono convinto che, se esso sarà davvero 'un processo ecclesiale partecipato e inclusivo', la comunità ecclesiale ne uscirà realmente arricchita”.

La realtà è però spesso diversa: “Purtroppo, ancora oggi molti di voi 'vengono trattati come corpi estranei della società. [...] Sentono di esistere senza appartenere e senza partecipare', e 'ci sono ancora molte cose che [vi impediscono] una cittadinanza piena' (Fratelli tutti, 98). La discriminazione è ancora troppo presente a vari livelli della vita sociale; essa si nutre di pregiudizi, di ignoranza e di una cultura che fatica a comprendere il valore inestimabile di ogni persona. In particolare, considerare ancora la disabilità – che è il risultato dell’interazione tra le barriere sociali e i limiti di ciascuno – come se fosse una malattia, contribuisce a mantenere separate le vostre esistenze e ad alimentare lo stigma nei vostri confronti”.

Nessuno può rifiutare i sacramenti alle persone con disabilità

Uno stigma al quale non è estranea neppure la stessa Chiesa. E qui il Papa tocca un tema delicato come quello dell'accesso ai sacramenti per tutti: Per quel che concerne la vita della Chiesa, 'la peggiore discriminazione [...] è la mancanza di attenzione spirituale' (Esort. ap. Evangelii gaudium, 200), che a volte si è manifestata nel diniego di accedere ai Sacramenti, sperimentato purtroppo da alcuni di voi”. Il papa ribadisce quindi quanto già affermato con forza in altre occasioni: “Il Magistero è molto chiaro in merito e, di recente, il Direttorio per la Catechesi ha affermato in maniera esplicita che 'nessuno può rifiutare i Sacramenti alle persone con disabilità' (n. 272). Di fronte alle discriminazioni, è proprio l’amicizia di Gesù, che tutti riceviamo come dono immeritato, che ci riscatta e ci permette di vivere le differenze come ricchezza. Egli, infatti, non ci chiama servi, donne e uomini dalla dignità dimezzata, ma amici: confidenti degni di conoscere tutto ciò che Egli ha ricevuto dal Padre (cfr Gv 15,15)”.

La pandemia, le strutture residenziali, le cure

Il pontefice fa anche riferimento alla particolare situazione che stiamo vivendo in tutto il mondo: “So bene che la pandemia di Covid-19, dalla quale con fatica stiamo uscendo, ha avuto e continua ad avere ripercussioni molto dure sulla vita di molti di voi. Mi riferisco, ad esempio, alla necessità di rimanere per lunghi periodi in casa; alla difficoltà di molti studenti con disabilità ad accedere agli strumenti di didattica a distanza; ai servizi alla persona che in molti Paesi sono stati a lungo interrotti; e a molti altri disagi che ciascuno di voi ha dovuto affrontare. Ma, soprattutto, penso a quanti di voi vivono all’interno di strutture residenziali e alla sofferenza che ha comportato la separazione forzata dai vostri cari. In questi luoghi il virus è stato molto violento e, nonostante la dedizione del personale, ha mietuto troppe vittime. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sono vicini in maniera particolare, con affetto e tenerezza!”

L'accesso alle “migliori cure disponibili” è un'altra questione di grande attualità, su cui il Papa si sofferma, ribadendo “la necessità che ci si prenda cura di ognuno, senza che la condizione di disabilità sia di ostacolo all’accesso alle migliori cure disponibili. In questo senso, già alcune Conferenze Episcopali, come quella di Inghilterra e Galles e quella degli Stati Uniti, sono intervenute per chiedere che sia rispettato il diritto di tutti ad essere curati senza discriminazioni”.

Il Vangelo è per tutti

Il Papa ha quindi raccomandato a ciascuno di trovare consolazione e conversione nel Vangelo: “Il Vangelo è anche per te! È una Parola rivolta ad ognuno, che consola e, nello stesso tempo, chiama alla conversione”. In particolare, “i Vangeli ci narrano che, quando alcune persone con disabilità hanno incontrato Gesù, la loro vita è profondamente cambiata e hanno iniziato ad essere suoi testimoni. È il caso, ad esempio, dell’uomo cieco dalla nascita che, guarito da Gesù, afferma con coraggio davanti a tutti che Lui è un profeta (cfr Gv 9,17); e molti altri proclamano con gioia ciò che il Signore ha fatto per loro”.

Rivolgendosi quindi chi vive “condizioni di estrema fragilità”, il pontefice chiede “ai vostri familiari o a chi vi è più vicino di leggere queste mie parole o trasmettere questo mio appello, e chiedervi di pregare. Il Signore ascolta con attenzione la preghiera di chi confida in Lui”. E precisa: “Nella preghiera c’è una missione accessibile ad ognuno e ve la vorrei affidare in maniera speciale. Non c’è nessuno così fragile da non poter pregare, adorare il Signore, dare gloria al suo Nome santo e intercedere per la salvezza del mondo. Di fronte all’Onnipotente, ci scopriamo tutti uguali”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)