Terra terra: abbiamo troppi motori... e poco cervello acceso
In Veneto esistono quasi quattro milioni tra auto e moto (numero in crescita), cui vanno ad aggiungersi circa 400 mila camion merci, 17 mila trattori e un buon numero di altri mezzi da lavoro. Se li lasciamo in sosta col motore acceso il tempo di comprare il giornale... quanti danni producono?
La prendo alla larga per parlare di malattie, tempo e volontà.
Uso le preoccupanti cifre rese note in queste settimane che denunciano: «Ottantasei veneti al giorno si ammalano di tumore. A fine del 2016, nella nostra regione saranno 16.300 gli uomini e 15.100 le donne che dovranno intraprendere un percorso di cura contro il cancro. Il loro numero – mostrano le analisi – andrà a incidere su quello delle persone già colpite: 280.871 quelle viventi nel 2015 di cui 66 mila per tumore al seno, 41 mila alla prostata e 39 mila al colon».
Sono dati che collocano il Veneto ai vertici nazionali per entità di casi, secondo dopo la Lombardia.
È quanto emerge dal dossier I numeri del cancro in Italia elaborato da Aiom (Associazione italiana oncologia medica) e Airtum (Registro tumori) e presentato a Roma.
Perché quindi in Veneto ci si ammala di più che altrove?
Perché siamo secondi in Italia per nuovi casi con riferimento al carcinoma seno (4.400 casi stimati nel 2016), alla prostata (2.900) e al melanoma (1.500)?
Sono molteplici i fattori, quasi tutti riconducibili a cause ambientali: cibo, aria e acqua. A questo vanno aggiunti fumo, alcol e altri vizi umani. Insomma, c’è poco da stare allegri, e se a Natale accendiamo la speranza, il problema è farla bastare per il resto dell’anno.
Nei giorni che seguiranno, rimesteremo il solito venale adagio: “Essere tutti più buoni!”, e speriamo in salute ci sarebbe da augurarci.
Peccato che poi ci si dimentichi presto che siamo noi, con i nostri comportamenti, la causa di molti nostri mali.
Da tempo (passiamo al secondo punto), osservo con un certo fastidio, un comportamento solo apparentemente banale, mentre nella sostanza evidenzia la tendenza del nostro comportamento sociale.
Mi capita frequentemente di vedere i veneti scendere dall’auto per recarsi a prendersi il giornale, le sigarette o entrare in farmacia, lasciando accesa la loro auto. Accesa, appunto!
E questo, credetemi, è più frequente di quanto si pensi. Il che significa poco in termini di consumo, ma molto in termini di effetto.
Sappiamo quale sia l’incidenza sulla salute dei particolati, delle micro polveri sputate dai tubi di scappamento.
Facciamo allora quattro conti: in Veneto esistono quasi quattro milioni tra auto e moto (numero in crescita), cui vanno ad aggiungersi circa 400 mila camion merci, 17 mila trattori e un buon numero di altri mezzi da lavoro.
Volendo fare le pulci a queste cifre, capite facilmente che se un motore viene lasciato acceso stando fermo anche per soli tre minuti (tempo di prendere un pacchetto di sigarette), moltiplicato per milioni di veicoli, la questione è indiscutibilmente d’interesse personale. Più ancora di salute pubblica.
C’è poca volontà in giro (siamo al terzo punto) che dimostri sensibilità verso il bene supremo che è la salute nostra e altrui.
C’è poca volontà nel capire che l’ambiente in cui viviamo fa e plasma il nostro destino. C’è poca sensibilità poi nella politica, nel comprendere che la sostenibilità di questo modello di sviluppo (che non si misura con il Pil nazionale) è un vantaggio assoluto per i cittadini, come per l’intera sanità pubblica.
Molto più abbondante invece è l’indifferenza generale.
Quella che porta molti a dire: «Mi preoccupo quando sento i numeri di malati di tumori in Veneto, ma non posso farci nulla!». «Spero non tocchi a me». «Confido nella buona sorte!».
Futilità che offendono la stessa “bontà natalizia” servita sotto l’albero, ma che non riusciamo a mantenere per il resto dell’anno. Neppure quando si gioca con la nostra salute. Il che significa spegnere il motore e non il cervello. Questo sì fa la differenza, anche a Natale.