Snapchat, il “qui e ora” dei social che non lascia traccia
Secondo un sondaggio di “Business Insider”, l’applicazione più usata dai teenager è un servizio di messaggistica multimediale (testi, foto e video) che ha una caratteristica particolare: i messaggi, dopo un certo numero di secondi, scompaiono. Il “qui e ora” sembra essere diventato il primo (forse unico) comandamento delle giovani generazioni. Se si chiede ad un adolescente di compilare un elenco delle applicazioni preferite sul proprio telefonino, si scopre che Facebook non compare nella lista. Il social network più grande e potente del mondo, per gli adolescenti è già diventato noioso.
Sembra un’esagerazione ma gli adolescenti, negli Usa, ammettono candidamente di passare “troppo” tempo davanti allo schermo.
Telefonino, tablet, televisore (collegato alla console dei videogiochi) o pc, il totale è impressionante: sono in media undici ore al giorno.
Un recentissimo sondaggio somministrato a ragazzi americani di una età compresa fra i 13 e i 19 anni dal sito di informazioni economiche “Business Insider” ha fornito dati significativi.
L’applicazione più usata dai teenager sarebbe Snapchat, un servizio di messaggistica multimediale (testi, foto e video) che ha una caratteristica particolare: i messaggi, dopo un certo numero di secondi, scompaiono senza lasciare traccia.
Snapchat è stata fondata nel 2011 (solo 5 anni fa) da Bobby Murphy ed Evan Spiegel, ma nel 2013 era già arrivata a gestire l’invio di 50 milioni di messaggi al giorno.
Facebook ha offerto 10 miliardi di dollari per comprare la società ma il giovane inventore ha rifiutato la proposta e, adesso, forte del consenso degli adolescenti, affronta spavaldamente in campo aperto i competitor principali, Facebook e Twitter.
Al di là della pur emblematica storia della fortuna economica ed imprenditoriale di Snapchat, fa riflettere piuttosto il dato di tipo antropologico. Proiettati in un eterno presente, i teenager americani chiacchierano e si scambiano video o foto ma non vogliano lasciare tracce.
Il “qui e ora” sembra essere diventato il primo (forse unico) comandamento delle giovani generazioni.
Si tratta di un dato sul quale veramente educatori e genitori dovrebbero riflettere più attentamente.
Il telefonino, inoltre, è il simbolo dei ragazzi nati nel 2000. Il primo smartphone lo hanno ricevuto in regalo all’età di 11 anni. Questo strumento, nelle loro mani, sta sconvolgendo il sonno di esperti di vendita e di marketing.
Quella dei millennials è la prima generazione che trova normale fare acquisti con un telefonino.
Alla moda del commercio elettronico fatto comodamente da casa davanti al pc (Amazon, eBay, ecc.) c’era un settore che aveva opposto una fiera resistenza: l’abbigliamento.
Gli adulti difficilmente comprano abiti o scarpe da indossare se prima non hanno avuto l’occasione di provare. Per gli adolescenti invece si tratta di un problema inesistente. Secondo un sondaggio condotto da Piper Jaffray nel 2015, solo il 61% degli adolescenti degli Stati Uniti dicono di preferire negozi reali per gli acquisti di abbigliamento e accessori.
Gli altri (e le statistiche continuano a crescere) hanno dichiarato di preferire, e di gran lunga, i rivenditori virtuali che possono trovare sul web grazie ai loro smartphone.
Quando si parla di rivoluzione digitale, spesso ci si sofferma su dati precocemente invecchiati.
Se si chiede ad un adolescente di compilare un elenco delle applicazioni preferite sul proprio telefonino, si scopre che Facebook non compare nella lista. Il social network più grande e potente del mondo, per gli adolescenti è già diventato noioso.
“Il mondo del mobile sta cambiando drammaticamente tutto”, ha detto Simon Kemp, autore di un report dettagliato sulle abitudini Internet nel mondo. Secondo Kemp “i telefoni cellulari non sono solo un modo più conveniente per accedere a Internet: stanno cambiando il nostro comportamento economico e sociale. Il mondo sta diventando mobile-centrico”.