L'anima gemella? Cercala in chat!
Gabriella ci è riuscita, ha incontrato grazie al web il suo compagno, un percorso iniziato con la chat e concluso dal matrimonio: «La differenza principale – spiega – è che manca il contatto fisico, può sembrare una conoscenza più superficiale, in realtà inizi a scambiarti informazioni più personali. Se avessi visto mio marito in giro non lo avrei considerato, averlo conosciuto prima come persona me lo ha fatto valutare in maniera differente».
Esiste l’amore online? La rete è considerata spesso la terra dei rapporti superficiali, della pornografia, della mercificazione, della frammentazione e della casualità delle relazioni interpersonali, tanto che nella dimensione digitale l’amore inteso come sentimento sembra un residente senza diritto di cittadinanza.
Se son rose…
Eppure sul web sono numerosi i siti e le chat che promettono di far trovare l’anima gemella. Meetic, online dal 2001, è il più grande portale di incontri per single e vanta la formazione di migliaia di coppie, centinaia delle quali si raccontano nella sezione “Happy Ends”.
«Ci siamo sposati il mese scorso – scrivevano il 15 luglio 2008 Stefano Scatena e Marya Cecilia Amorim Bonotti Fidelis – È stata una storia incredibile!».
Racconti felici accanto a racconti infelici. «Nel 2008 – racconta un utente il 17 febbraio 2014 – l’ho conosciuto grazie a Meetic. Nel 2010 ci siamo sposati ed è nato un frugoletto sempre nello stesso anno, purtroppo però le cose non sono andate come speravo! Fine 2013 ci siamo lasciati. Speriamo questa volta sia la volta buona».
«I sentimenti – dichiara Giovanni Boccia Artieri, docente di sociologia dei new media all’università di Urbino – nel momento in cui si provano sono uguali sia online sia offline, anche se l’ambiente online ha meno trasparenza».
Faccia a faccia
Il tema è l’incorporeità del digitale, una dimensione in cui i profili sono artefatti e l’identità che celano non si rivela pienamente, il che porta a chiedersi se si possa avviare una relazione duratura con una persona del tutto sconosciuta.
Gabriella Finola ci è riuscita, ha incontrato grazie al web il suo compagno, un percorso iniziato con la chat e concluso dal matrimonio. «Gestire chi era interessato a un incontro occasionale – spiega Gabriella – è stata una mia cura, però è una situazione che sperimenti anche in discoteca. Una persona può essere diversa da come si propone, ma puoi verificarlo solo conoscendola».
Nel caso di Gabriella con passaggi graduali, dalla chat alle telefonate, dalle telefonate ai primi appuntamenti. «Quando ti incontri per la prima volta – confida – l’impaccio c’è e c’è la differenza rispetto a come ti sei immaginato l’aspetto. L’impatto fisico però è mediato dalla conoscenza "intellettuale”».
Perché se è vero che dietro un profilo ci si può nascondere, allo stesso modo dietro uno schermo è possibile rivelarsi con minore timore di essere feriti. «La differenza principale – spiega ancora Gabriella – è che manca il contatto fisico, può sembrare una conoscenza più superficiale, in realtà inizi a scambiarti informazioni più personali. Se avessi visto mio marito in giro non lo avrei considerato, averlo conosciuto prima come persona me lo ha fatto valutare in maniera differente».
Dall’online all’offline
L’importante sembra essere evitare la dicotomia reale-digitale in favore del binomio analogico-digitale. Nello scarto lessicale da “reale” ad “analogico” l’amore può ritrovare la sua dimensione genuina passando dalla messa in mostra di se stessi al dono, quest’ultimo elemento caratteristico dell’amore.
«Amore – domanda Adriano Fabris, professore di etica della comunicazione e filosofia delle religioni all’università di Pisa – cosa vuol dire nella nostra cultura? Da un lato la ricerca dell’altro motivata da un desiderio che parte dalla persuasione che nell’altro c’è il completamento (dimensione platonica dell’eros), dall’altro il bisogno di dare piuttosto che di ricevere (dimensione cristiana dell’agape). Entrambi gli elementi sono espressi e modificati dalla rete: c’è uno sviluppo forte dello "amore eros" perché le relazioni digitali sono mediate attraverso la vista, organo del desiderio da Agostino in poi. Questa prima modifica comporta un ampliamento dell’amore eros rispetto all’amore agape. L’amore come dono si trova in difficoltà e si trasforma nel donare relazioni: è l’accezione di amore come "filia", amicizia, che però diventa soprattutto contatto, scambio. Donare diventa condivisione di foto, file, il tutto mediato di nuovo dalla vista, dunque spettacolo ed esibizione più che dono di sé».
Per donarsi all’altro è inevitabile passare dal contatto all’incontro: «Online e offline sono intrecciati – afferma Piermarco Aroldi, ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’università cattolica del Sacro Cuore di Milano – nei social network è evidente, forse vale lo stesso per l’amore, ma penso che sia una dinamica che ha molto a che fare con la corporeità, lo stare insieme. Il web è un’infrastruttura, una circostanza scatenante in più, ma a mio parere il sentimento segue dinamiche che non sono condizionate più di tanto dalla tecnologia».