Riapre la chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray a Rouen. La chiesa di padre Jaques Hamel, il sacerdote di 86 anni barbaramente ucciso a colpi di coltello da due giovani al grido di “Allah Akbar”, la mattina del 26 luglio, mentre stava celebrando per una coppia di anziani sposi una messa. Domenica 2 ottobre, l'arcivescovo di Rouen, monsignor Dominique Lebrun, celebra una messa preceduta da un rito penitenziale di riparazione, come previsto nei casi in cui una chiesa è stata in qualche modo profanata.
La sfida dell'Isis al mondo
Francesco ha ricevuto in udienza i familiari delle vittime dell’attentato a Nizza. "La chiesa vi è vicina e condivide il vostro dolore", ha sottolineato, chiedendo poi una autentica conversione dei cuori: "Si può rispondere agli assalti del demonio solo con le opere di Dio che sono perdono, amore e rispetto del prossimo, anche se è differente”.
L'analisi di Fulvio Scaglione, editorialista di Avvenire e Famiglia cristiana, è un duro atto d'accusa: negli ultimi quindici anni i fatti di sangue sono costantemente aumentati e da documenti pubblicati da Wikileaks è emersa la prova di come i paesi occidentali coltivino relazioni commerciali importanti con chi finanzia l’estremismo islamico. «Per questo stiamo perdendo la guerra al terrore»
Si è insediata a Palazzo Chigi una commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista in Italia. Alessandro Orsini della Luiss: "L’affermazione secondo cui siamo impotenti di fronte al fenomeno del terrorismo è oggettivamente falsa. È invece essenziale investire nello studio del terrorismo, nella prevenzione e nel contrasto perché gli investimenti rafforzano i governi e indeboliscono i terroristi”.
«Eresia», prima ancora che «follia omicida». Il «male da combattere tutti uniti», quel Daesh che appare in difficoltà sul terreno ma insanguina le città europee grazie ai suoi cani sciolti, per Kamel Layachi, imam delle comunità islamiche del Veneto, assume i caratteri del tradimento della religione. In questi anni lo ha detto e scritto più volte, e domenica scorsa lo ha ribadito fin dal suo arrivo al Duomo di Padova per partecipare alla messa come hanno fatto oltre 23 mila musulmani in tutta Italia.
Parole e immagini di un giorno destinato a rimanere nella storia.
Migliaia di persone hanno partecipato, nella cattedrale di Rouen, ai funerali del sacerdote di 86 anni sgozzato, una settimana fa, dai terroristi mentre celebrava la Messa. L'appello dell’arcivescovo di Rouen Dominique Lebrun: "Vi invitiamo a visitare una chiesa nei prossimi giorni, per dire no al veder violato un luogo santo, per affermare che la violenza non avrà il sopravvento nel vostro cuore, per chiedere la grazia a Dio".
Erano una ventina, domenica mattina in Cattedrale, i membri di diverse comunità musulmane del Veneto guidati dall'imam Kamel Layachi. Giovani soprattutto, come i 1.500 padovani di ritorno dalla gmg assieme al vescovo Claudio. «Siamo qui per esprimere vicinanza e solidarietà ai nostri fratelli cristiani», ha detto Layachi. «Quella che abbiamo davanti ai nostri occhi oggi è una profezia del mondo che tutti vogliamo», sono state le parole di don Paolo Doni, vicario generale, che ha presieduto l'eucaristia.
Dominque Quinio ha diretto per dieci anni il quotidiano cattolico francese La Croix ed oggi è la presidente delle Settimane sociali di Francia: "Ciò che gli affiliati di Daesh vogliono colpire è la libertà di coscienza, la libertà di credere e praticare la propria religione in un paese che rispetta tutti, credenti e non credenti".
Hanno ammazzato un prete. In chiesa. Doveva essere lui, don Jacques. Lo aveva deciso il Dio invocato per tanti anni, pregato in silenzio per lunghi decenni tutti i giorni, offerto a tanti per tanti giorni.I martiri sono più utili dei giornali per capire cosa succede. I martiri fanno sempre la differenza. E ora chiedono a tutti noi: ci sono uomini che uccidono usando il nome di Dio e un vecchio uomo sgozzato, martire per Dio. Da che parte stai?
Due persone questa mattina sono entrate nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen, città della Normandia e hanno preso in ostaggio il parroco, due suore e due fedeli. Poi sono stati uccisi dalle forze di polizia specializzate della Brigade de recherche e d’intervenction (Bri). Il parroco, padre Jacques Hamel, 86 anni è stato ucciso, sgozzato dai due assalitori, e un parrocchiano è stato gravemente ferito e si trova tra la vita e la morte, secondo le prime informazioni date dal ministero dell’Interno e riportate questa mattina dal quotidiano cattolico La Croix.
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Due ragazze e sei ragazzi di età compresa tra 14 e 21 anni, una donna sui 45 anni e l’attentatore, 18enne: le vittime giovani rendono ancora più angoscianti i numeri della strage di Monaco di Baviera. L’arcivescovo Reinhard Marx presiederà una funzione di suffragio domenica sera a Monaco di Baviera, nel duomo della Vergine Maria-Liebfrauendom.
"Queste azioni nascono in delle società che hanno accumulato un enorme tasso si violenza, di repressione e svilimento della dignità umana; società che noi sosteniamo come, per esempio, in Egitto - sostiene il sociologo, grande esperto di Islam - Si tratta di una strategia sottilissima che richiama la lotta armata contro il “grande satana” perché dio ci salvi. Un clima che coinvolge anche le ragazze e fa leva sulla retorica romantica di un’avventura straordinaria che porti al riscatto sociale". Da qui l'esigenza di una grande operazione educativa che torni a rendere centrale nelle scuola la cultura religiosa.
Venti morti, nove le vittime italiane accertate: è il gravissimo bilancio dell'attacco sferrato dall'Isis a un ristorante nel quartiere diplomatico di Dacca, la capitale del Bangladesh, paese a stragrande maggioranza islamica, già segnato da una lunga scia di attentati soprattutto contro le minoranze religiose. Con la strage del 1° luglio «il mondo ha scoperto il Bangladesh, Paese povero di risorse» è l'amaro commento di un missionario del Pime. E adesso sale ancora di più la preoccupazione. La condanna del papa e l'appello della Chiesa locale alle Istituzioni. Ma intanto i missionari nel Nord del paese girano sotto scorta.
La vittoria sull'Isis in Libia è ancora lontana e la situazione di caos, instabilità e violenza dureranno ancora molto. Gli italiani, con i jihadisti alle porte di casa, non possono dormire sonni tranquilli ma nonostante ciò l'Isis sembra manifestare segni di declino in Medio Oriente. Inoltre il conflitto libico sembra avere maggiori possibilità di soluzione rispetto alla Siria e all'Iraq. È il parere di Roberto Aliboni, consigliere scientifico dell’Istituto affari internazionali.
L'uomo ha fornito alla polizia l'indirizzo dell'abitazione da dove ha preso i tre terroristi. Nell'appartamento è stato ritrovato altro materiale esplosivo. Forse, i kamikaze volevano trasportare altre bombe, ma il bagagliaio era troppo piccolo.
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