Antonio oggi: uomo della misericordia
Lo spettacolo di padre Luigi Francesco Ruffato e diretto e interpretato da fra’ Martino Maria Vardelli si avvale di 24 interpreti, 12 ballerine e un gran numero di comparse; racconta i compromessi etici del nostro tempo, le contraddizioni di cui sono spesso vittime i bambini. Appuntamento al Piccolo Teatro Don Bosco venerdì 27 giugno.
«In paradiso si va praticando la giustizia, amando la misericordia e camminando con Dio, si può andare anche senza frati, ma non senza bambini».
Con questa battuta messa in bocca a un Antonio redivivo ai giorni nostri, padre Luigi Francesco Ruffato sintetizza il messaggio che ha voluto trasmettere con la sua opera Antonius. Se Antonio tornasse... che viene messa in scena venerdì 27 giugno alle 21 al Piccolo teatro Don Bosco di via Asolo.
Padre Ruffato è una firma nota nel mondo antoniano come saggista e giornalista del Messaggero, oltre che autore di vari drammi spesso messi in scena dalla Corsia del Santo. Il suo ultimo spettacolo è diretto da Martino Maria Vardelli, 37 anni, un frate che ha alle spalle una formazione da professionista del teatro all’accademia Galante Garrone di Bologna e che, oltre a essere regista, è anche sceneggiatore e interprete: la sua regia si avvale dell’interazione tra il linguaggio recitato e la coreografia, la parola e la danza per restituire l’immagine di un Antonio “materno”, che sa accogliere e dare misericordia anche alle situazioni più complesse e avvilite del mondo odierno. «Un frate che sa farsi grembo accogliente – dice il regista – delle miserie umane mettendosi in grado di ascoltare senza per questo derogare dal suo essere segno fermo e chiaro, inequivocabile del vangelo».
Questo Antonio “ritornato”, come scrive Lorenzo Biagi, segretario generale della fondazione Lanza nella postfazione al testo, «vuole aprire nella nostra coscienza una serie di percorsi ipotetici ma anche, perché no, utopici, per esplorare le modalità antoniane di avvicinare le situazioni più aggrovigliate della nostra umanità». E di queste situazioni sono spesso vittime i bambini, desiderati, concepiti, partoriti, educati, amati, adottati, ma anche non desiderati, abortiti, abbandonati, orfani di padre e di madre, venduti, comprati, contesi, abusati, sfruttati, mandati alla guerra, scandalizzati, uccisi... Il bambino che compare nella scena del Piccolo Don Bosco (e che si è potuto vedere in anteprima al teatro Verdi qualche mese fa) è vittima del più classico caso dei nostri tempi, è conteso tra due genitori separati che lo usano invece di amarlo. Ma attorno a essi il testo evoca anche una folla di altri personaggi, usurai e benpensanti, giudici e imprenditori che interpretano a modo loro, spesso con gravi distorsioni, l’etica del vivere. C’è la coppia che chiede la grazia di un figlio, anche senza essere sposata; c’è la moglie che si prostituisce per trovare gli appoggi giusti e far sopravvivere l’azienda del marito; c’è il papà che ha ucciso l’amico sorpreso mentre insidia la figlia bambina... Uomini e donne che lo spettacolo fa scorrere sulla scena in un lungo corteo, simile a quello che accorre alla tomba del santo per toccare la nera lastra in un gesto di silenziosa confidenza, e che s’intrecciano con le testimonianze di altri bambini evocati nelle lettere spedite, per chiedere grazie, ma soprattutto conforto e orientamento. Perché gesti semplici di bontà vengono bloccati sul nascere e la violenza sembra l’unica logica di successo.
Antonio risponde, spesso usando frasi del vangelo, che portate nella realtà di tutti i giorni diventano presenza e risposta viva. Una presenza che non sempre offre soluzioni immediate, ma che fa pensare. E anche un po’ sorridere grazie al contraltare offerto da frate Angelo e dal suo schietto umorismo. Antonius mette in scena un cast composto da 27 attori, 12 ballerine del Ballet center di Lucia Galli e da un buon numero di comparse fino a raggiungere il centinaio di persone coinvolte. La coreografia è sostenuta da una colonna sonora eclettica, che attinge al mondo della musica classica, ma anche al jazz e al blues.